Essenza e visibilità

per Filoteo Nicolini

ESSENZA E VISIBILITA’

    Il dipinto raffigurato è “Gentiluomo in contemplazione del Battesimo di Cristo” fatto da Giovan Battista Moroni nel 1555. Lo spettatore-fedele si rivolge attraverso la meditazione al Mistero raffigurato artisticamente e l’immagine materiale ne evoca la trascendenza. Per tenere viva l’attenzione sui Misteri dei Vangeli, alla parola dei sacerdoti si affiancavano le opere sacre e i dipinti nei luoghi di culto. Quadri e statue materializzavano in un certo senso i Misteri e li rendevano almeno fruibili alla vista. Per tante personalità venne anche in soccorso la meditazione attraverso il tema pittorico della orazione mentale, in cui il committente del quadro appare spesso di mezzobusto in primo piano. Ai margini della scena sacra, il fedele si osserva nell’atto di pregare così intensamente da riuscire a immaginare la scena sacra, ma ora per mezzo di una conquista personale che doveva andare al di là della percezione sensoriale, almeno nelle intenzioni. I donatori e committenti dei quadri sono raffigurati in preghiera o voltati verso lo spettatore, al fine di coinvolgerlo nella scena sacra.

Siamo entrati nell’epoca della Contro Riforma ed è necessario sostenere la fede con tutti i mezzi. È bene rammentare che già dall’Ottavo Concilio ecumenico di Costantinopoli nel 869 D.C., quando fu “abolito” lo spirito, si doveva insegnare soltanto che l’essere umano è corpo e anima, e che l’anima ha solo alcuni attributi spirituali. Date le condizioni di allora, il dogma venne accettato da tutti ed ha agito nel profondo della Civiltà, al punto che parlare di spirito appare da allora di carattere vago e nebuloso ai più. Questa dottrina si è conservata senz’altro nella scienza occidentale, con “l’abolizione dello spirito” dalla dottrina cristiana in qualche modo le aspirazioni umane sono state così guidate verso la corporeità, e questa poi è stata consegnata alla scienza.

Nell’arte sacra si avverte questa inquietudine, questa divaricazione tra fede tradizionale e le nuove concezioni che fanno capolino. La teologia si trova al centro di questa disputa sulla legittimità dell’artista che crea icone a partire dai Misteri dei Vangeli. Trova un espediente ragionato che convince i più. Per il fatto che il Divino si è mostrato in forma umana, visibile agli occhi umani e toccato dalle mani dell’uomo, per il fatto che il Verbo della vita si è fatto carne, l’opera d’arte religiosa può essere accettata come legittima espressione della fede. Come corollario, la corporalità umana nei dipinti è anche essa divinizzata e la sua rappresentazione è solo una icona la cui visibilità dipinta nasconde una essenza che per fede si accetta. Si venera, non si adora. In questo seguendo Dionigi Aeropagita che insegnava come tutte le cose visibili sono icone delle cose invisibili.

 

È bene ricordare qui come si è trasformata la comprensione spirituale della presenza del Cristo negli avvenimenti in Palestina. Ci sono state diverse fasi dello sviluppo e diffusione del Cristianesimo. Appare una tensione costante per avere elementi di conoscenza di quegli eventi straordinari. Tale tensione muta nel tempo in base alle caratteristiche dell’anima in evoluzione. Questo fatto non è mai enfatizzato sufficientemente.

Nei primi secoli la disseminazione del Cristianesimo era dipendente da ciò che può essere raggiunto attraverso il piano fisico. I primi insegnamenti si avvalsero di memorie, connessioni e fatti collegabili fisicamente, ricordi che si volgevano indietro fino a coloro che avevano ascoltato dalla viva voce i discepoli degli Apostoli. Attraverso tali ricostruzioni di eventi fisici era possibile provare che Cristo aveva vissuto realmente nella Palestina durante il suo magistero. Quindi, nei primi secoli veniva specialmente messo in enfasi la catena delle memorie e delle vive testimonianze, in un viaggio all’indietro fino ad arrivare a chi era stato compagno del Cristo. Nelle parole di Giovanni:”E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi vedemmo la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità.”

Tutto ciò cambia dopo Agostino, fino ai secoli XI e XII. Ora non è più possibile fare appello a vive memorie o consultare documenti, ormai troppo distanti nel tempo dal presente. Quelli che mantengono e diffondono la Fede si basano su qualcosa di diverso, un’altra disposizione dell’anima. E’ la visione diretta e immediata dell’esistenza del Cristo, della Sua morte sulla Croce e della sua Resurrezione. Una esperienza interna come quella di Paolo sul cammino di Damasco. Dal quarto secolo approssimativamente al dodicesimo secolo per queste anime evolute l’esistenza viva del Cristo era basata su rivelazioni chiaroveggenti. Ci furono in quei secoli esseri umani capaci di avere una diretta e immediata conoscenza spirituale di Gesù di Nazareth e del Cristo.

D’ora in poi, l’immagine del Cristo non fu più associata al mondo esterno ed alla trasmissione orale delle memorie vive, ma si fondò su una veggenza eterica posseduta da anime particolarmente pervase dal Cristo.

Se ora continuiamo a tracciare lo sviluppo del Cristianesimo, arriviamo al periodo tra il secolo XII e XV, dove scopriamo un mistero ancora diverso, perché ora ci furono numerose anime pervase dalla vita “sentimentale” del Cristo. In esse compare una forza di devozione e di certezza delle Sacre verità. Tali anime possedevano fervore e convinzioni dirette: il mondo dei loro sentimenti e fervore era molto esaltato, come in Francesco di Assisi. Quando studiamo la vita di Francesco, per esempio,  piena di fervore e riverenza, capiamo che era uno di coloro che possedeva la sensibilità del Cristo intessuta nella sua propria, così come molti seguaci dell’Ordine francescano.

Queste personalità rispondevano con la fede, la compassione, la devozione. Ma possiamo imparare anche qualcos’altro, se vediamo come in questi secoli di Cristianità appena descritti si sia sviluppato appieno il potere di giudizio e l’acuta saggezza intellettuale.

 

La distinzione importante da farsi per queste personalità dell’Età Media è se ciò che le loro anime sintonizzano di Gesù di Nazareth è più la parte senziente, o più la parte intellettuale, o più la parte cosciente nell’Io.

In altre parole, certe personalità ebbero l’anima senziente, altre l’anima intellettuale ed altre l’anima cosciente intrecciate con l’astralità di Gesù Cristo, a seconda della loro storia evolutiva. Possiamo così anche comprendere quella scienza calunniata e poco compresa che fu la Scolastica.

Che compito si posero gli esponenti della Scolastica? Trovare sulla base del giudizio e dell’intelletto verifiche e prove di quegli eventi risalenti al Cristo, per i quali non esistevano più legami storici e la mediazione fisica, né potevano essere conosciuti con chiarezza veggente.

Questi esponenti della Scolastica dicevano: la Tradizione ci ha comunicato che l’Essere di Cristo è

apparso nella Storia, e ci poniamo il compito di provare con concetti sottili e chiari tutto ciò che nei documenti religiosi appare come misteriose verità.

Nacque così quella strana scienza che cercò di raggiungere quello che è stato il massimo della sagacia e dell’intelletto mai raggiunto dall’Umanità. Si può pensare del contenuto della Scolastica come si vuole, ma per diversi secoli, semplicemente attraverso questa delicatissima discriminazione e l’esatta delineazione dei concetti, la capacità di riflessione umana si sviluppò e si impresse nella cultura dell’epoca. Fu tra il XIII e il XV secolo che l’Umanità ebbe impiantata, attraverso la Scolastica, la capacità di pensare con una logica acuta e approfondita. Naturalmente, pochi avevano la capacità di leggere e comprendere la Summa Theologie di Tommaso D’Aquino per acquistare dei punti fermi razionali sulla fede cristiana.

Tra coloro che, a loro volta, erano più impregnati dell’anima cosciente di Gesù di Nazareth apparve la convinzione speciale che il Cristo può essere trovato nell’Io. E il Cristo interiore risorgeva splendente nelle loro anime. Questi sono gli individui che conosciamo come Meister Eckhart, Johannes Tauler e tutti i portatori del misticismo medievale.

 

E il Popolo della Chiesa? Si affidava alla fede tradizionale, alle icone e i riti religiosi, alla Parola sacra dei Vangeli. Allo stesso tempo, assisteva impotente a come sorgeva la conoscenza astratta e la osservazione meticolosa del mondo esterno.

Noi oggi come oggi abbiamo una soddisfazione estetica nel contemplare le opere d’arte sacra e i simboli raffigurati. Ma appunto, è una contemplazione estetica.

Abbiamo conquistato certa oggettività nell’osservazione e nel pensiero intelligente. Ed è da qui che dobbiamo partire per risalire la china ed allargare la nostra limitata visione.

FILOTEO NICOLINI

Babelezon bookstore leggi che ti passa

Articoli correlati

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.