Esposizioni e narrazioni

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Alfredo Morganti,

di Alfredo Morganti – 23 febbraio 2016

La ‘narrazione’ è una brutta bestia, perché ti dà l’abbrivio, ma poi ti abbandona nel vicolo cieco della realtà quotidiana, che prima o poi chiede conto. Così è per tutto, a partire da Expo 2015. Leggo dal ‘Fatto quotidiano’ un mini bilancio dell’evento che non lascia dubbi, al di là delle tante chiacchiere di fonte Palazzo Chigi. Nella nuova campagna di comunicazione del Governo-PD tutta centrata sui ‘successi’ renziani, c’è persino un manifesto che recita: “Expo e grandi eventi, l’Italia torna a sorridere”. Le cifre che elenca il Fatto, in realtà, dicono che ci sarebbe poco da ridere. I benefici previsti dall’Expo dovevano essere 13 miliardi di euro, ma secondo lavoce.info saranno un 10% circa, in tutto 1,3 miliardi. E se il bilancio 2015, pare, si chiuderà con un patrimonio netto positivo di 14,2 milioni, d’altra parte la Corte dei Conti ne prevedeva nel 2013 dieci volte di più, ossia 135, mentre nel 2014 la perdita sarebbe stata di 33,8 milioni. Dice il Fatto che i biglietti venduti avrebbero prodotto un incasso di circa 373,7 milioni, ma il loro prezzo finale è stato, alla fin fine, più basso dei 22 euro previsti. Insomma, se i ricavi totali computano sino a 726 milioni, l’Expo è costato più di due miliardi. E siate certi, dice il giornale, che il conto salirà.

Ma più dei conti mi preoccupa, dicevo, la martellante narrazione che ha accompagnato l’evento. Sembrava che l’Expo dovesse salvare vite umane affamate, che dal giorno dopo sarebbe cominciata nel mondo una specie di riscossa sul tema dell’alimentazione, che tutti avremmo mangiato in modo più sano e più equilibrato, che l’evento avrebbe costituito uno spartiacque tra un prima e un dopo, tra un mondo ignorante ed egoista, e un altro dove tutti, a partire dai più disagiati e affamati, avrebbero goduto di più sapere, di più risorse, di una migliore qualità e circolazione dei cibi. Nulla di tutto questo, ovviamente. Trattavasi solo di un mega evento, uno dei tanti, come le Olimpiadi, i Mondiali, le Fiere e, appunto, le Esposizioni. Cose che nascono e muoiono, ci tengono ostaggi per mesi, costano molto in termini di denaro pubblico e spesso producono solo profitti privati, lasciando debiti e, talvolta, qualche avviso di garanzia. La fame nel mondo non c’entrava niente. Ma assolutamente niente. Era solo narrazione, chiacchiera, flatus vocis del potere.

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