Esperienza surreale: visita, di buon mattino, a Palazzo Massimo alle Colonne a Roma

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Roberta De Santis

di Roberta De Santis – 29 marzo 2018

Esperienza surreale. Visita, di buon mattino, a Palazzo Massimo alle Colonne (zona piazza Navona), aperto al pubblico solo il 16 marzo di ogni anno per un paio d’ore.
Il 16/3/1583 S. Filippo Neri compì un miracolo – invero piuttosto modesto negli effetti – riportando in vita per pochi minuti un giovane rampollo dei Massimo, cui il santo era molto affezionato e che non aveva fatto in tempo a visitare prima che spirasse. Giusto il tempo di parlargli, e poi il ragazzo rimorì. Nel ‘700 la stanza dove avvenne il fatto fu trasformata in cappella.
Il palazzo è il capolavoro di Baldassarre Peruzzi ed è stupendo di suo – oltre che zeppo di capolavori. In un’ala non aperta al pubblico c’è un ciclo di affreschi di Daniele da Volterra sulla vita del condottiero romano Fabio Massimo, che la nobile famiglia spacciava per proprio antenato.
Il palazzo è ancora abitato dai Massimo.
Per visitare la cappella -obiettivo dell’apertura- si passa in casa dei tizi, e già questo è strano.
E poi c’è un’atmosfera surreale.
Oltre alla gente comune -tenuta a bada da un’algida principessa e da una security che manco Putin- c’è la nobiltà nera e il clero d’alto bordo. Una tizia della gente comune prova a fotografare e temo che la incarcerino, tanto aspro è il rimprovero. Nella cappella si celebra messa e le donne hanno il capo velato. Non vedo il cardinale che pure è entrato a palazzo poco prima. Di lì a poco si svela l’arcano. In un corridoio i due valletti in livrea settecentesca battono il bastone a terra; si apre una porta per fare entrare due ospiti e si intravede un munifico salone con un ricevimento in corso, che ospita anche prelati di ogni ordine e grado. Mi sembra di stare in un film. Il milieu ricorda quello di “Todo modo”.
Riattraverso, per uscire, le stanze degli appartamenti privati; una annoiata adolescente prende un mazzo di chiavi e dice a un tizio in grisaglia: “Vado a casa di nonno”. Esce e la vedo aprire il portone del cinquecentesco palazzo affianco, parte dell’insula dei Massimo.
Per la cronaca, il meraviglioso palazzo di Peruzzi è quasi cadente e se quei patrizi non mettono mano al portafoglio per restaurarlo temo che tra una decina d’anni ne resterà ben poco.

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