Fonte: di buzzo buono
di Ombretta Buzzi – 2 febbraio 2018
Le liste finite e presentate, programmi, più o meno messi a punto: parte la campagna elettorale. Beh, in effetti in Italia è una costante, ma facciamo finta di essere in un Paese normale.
Ora, da una parte ci sono le gare a chi è più di destra o più di sinistra; fra chi è più riformista, estremista, europeista, e via discorrendo. Dall’altra la guerra tra ex compagnamici del PD. In mezzo l’elettorato.
Ecco il punto centrale: l’elettorato. Stupito, schifato, perplesso, spesso ignora simboli e leader o non ne comprende le scelte. “Ma questo con chi sta?” “Sì, ma è un partito o una lista elettorale?””Oh, ma io c’avevo la tessera: che il partito si è sciolto?” Così nei supermercati, in ospedale e davanti alle scuole… Difficoltà a capire le sottili alchimie politiche e le vecchie o nuove alleanze. Difficoltà a barcamenarsi tra liste e candidati. Il messaggio non arriva e se arriva non attacca.
Chi vincerà? L’astensionismo. Perché nella confusione generale, nelle schifezze (non uso eufemismi) di certe modalità e personaggi, l’elettore non vuol votare il meno peggio.
Le persone vorrebbero dare un voto, non utile, ma ad una parte politica che gli assomigli, che interpreti alcune necessità, che sia chiara e per far questo tutti gli esponenti di quella parte dovrebbero almeno avere una linea comune.
Parlo in generale. Ed alla generalizzazione che puntualmente vien fuori: “Sono tutti uguali!”
Non è così, ma la sostanza non passa: travolta da polemiche sterili, battibecchi, litigi ed ambiguità.
Sembrano tutti presi nel vortice morettiano del “mi si nota di più se…o se…”
Alleanze bislacche che vanno bene in alcuni casi ed in altri no; movimenti nemici per alcuni ed interlocutori per altri (peccato dirigenti della medesima forza politica).
Indifferente il candidato tipo porta avanti la sua campagna elettorale: pagine social, sms, messaggi in chat e via tutti nel calderone mediatico.
Che fare? E’ inutile ripeterlo ora: è tardi.
Che succederà? Un’idea ce l’avrei ma non vorrei portare qualcuno a fare gli scongiuri o altri ad accusare di disfattismo.
Il 5 marzo 2018 sarà una giornata allucinante. E lì si capiranno tante cose.
Il popolo gregge? Non credo.
Il popolo machiavellico? Neanche.
Tanta italiani che si sentono presi in giro: quelli sì.
Però, andateci a votare. Anche la scheda nulla ha funzione di protesta.
Votare il meno peggio? Già lo abbiamo fatto, quindi perché scandalizzarsi…
E fregatevene del voto utile. Scegliete col cuore. Tanto, qualcuno dice, la politica è l’arte del possibile, quindi alla fine chissà se davvero decidiamo noi.
La democrazia è imperfetta per natura, ma non esiste sistema migliore.
E allora, partecipiamo: almeno avremo il diritto di lamentarci e, forse, anche di affermare che il peggio del peggio non lo abbiamo votato.
E poi, e poi…domani è un altro giorno si vedrà!