di Elly Schlein – 14 aprile 2019
Care e cari tutti,
non è facile trovare le parole per ringraziarvi del calore che mi avete trasmesso.
Come avete già appreso in molti, in questi giorni ho dovuto affrontare una scelta difficilissima. Vi sono infinitamente grata per tutto il sostegno e la condivisione delle vostre riflessioni. Mi avete scritto in tanti e con molti ho parlato di persona, mi scuso se non sono riuscita a rispondere a tutti, ma ho letto ogni messaggio e ne ho fatto tesoro. E soprattutto voglio ringraziare chi mi sta più vicino e ha vissuto accanto a me queste settimane dure, specialmente i miei collaboratori che l’hanno fatto con grande sensibilità accompagnando con lucidità rara una scelta così delicata.
Come sapete ho lavorato in questi cinque anni, e soprattutto negli ultimi dieci mesi, guidata da una forte convinzione: che dobbiamo reagire a quell’Internazionale nazionalista che pericolosamente avanza in tanti Paesi con un fronte progressista ed ecologista insieme, a livello europeo come italiano, da costruire su una visione condivisa del futuro, rafforzandoci a vicenda nelle battaglie che già condividiamo nelle istituzioni e nelle piazze. Dalla lotta alle diseguaglianze alla transizione ecologica, dalla buona accoglienza ai diritti, dalla parità di genere alla giustizia fiscale. Un fronte come quello cui abbiamo dato forma nel Parlamento europeo e ci ha permesso di vincere insieme battaglie fondamentali, ad esempio su Dublino e sullo stato di diritto in Ungheria.
Rimango convinta che anche in Italia serva questo fronte progressista ed ecologista, unitario e coerente, entro i due confini del “terzo spazio”: né con chi si pone in continuità con le politiche economiche e sociali che hanno aumentato le diseguaglianze anziché ridurle; né con chi a destra come a sinistra predica il ritorno ai confini nazionali, quando le sfide su cui ci giochiamo il futuro sono così chiaramente europee e globali.
Una prospettiva che ho discusso in questi lunghi mesi con tutti gli interlocutori per provare a costruire un progetto comune, ma che ho anche avuto il piacere di condividere in decine di incontri in giro per il Paese con moltissime persone, tra cui ho colto un’ampia condivisione della stessa urgenza.
Oggi però ci troviamo di fronte allo scenario che speravamo di evitare, con una frammentazione di quello spazio in più liste diverse.
Nelle ultime settimane ho ricevuto alcune proposte di candidatura e vorrei ringraziare davvero di cuore chi le ha avanzate, a partire dai compagni di strada di questi anni, impegnati a costruire “La Sinistra” ed “Europa verde”, fino a realtà diverse dalla mia, e persino dal Partito Democratico, che ringrazio per una proposta non scontata e che è il segno degli sforzi del nuovo segretario per aprire una fase nuova nei rapporti con la sinistra, così come mi ha colpita la generosità di alcune aree come MDP e Futura che hanno offerto il loro supporto in quella eventualità. Le considero tutte un’attestazione di stima generosa che tengo molto cara, per il lavoro svolto in questi anni al Parlamento europeo, e per quello che verrà.
Ho dedicato la scorsa settimana a valutare quale fosse il modo migliore di contribuire a questa fase delicata, che non si esaurirà con le prossime elezioni europee e ci impone di alzare lo sguardo anche in prospettiva al dopo. Ma soprattutto avrà bisogno di tutto quanto fatto e faticosamente costruito insieme a tante e tanti compagni di strada e di battaglie, in modo trasversale.
In questi anni ho lavorato sempre nella stessa direzione e per contribuire a unire chi condivide la stessa visione del futuro, per offrire chiarezza alle persone e superare le contraddizioni che hanno messo la sinistra al margine. Per questo oggi, di fronte a questo quadro, non volevo e non potevo fare scelte che sarebbero, al contrario, estremamente divisive, anche tra le persone e realtà con cui ho lavorato fianco a fianco.
Per questo ho deciso di non candidarmi alle prossime elezioni europee.
Una scelta molto difficile, soprattutto perché so che dispiacerà a tanti che mi hanno chiesto di farlo. Ma dopo lunghe riflessioni e il confronto con tante e tanti, sono arrivata alla conclusione che sia la cosa più giusta da fare, in prospettiva.
Non sarò in lista, ma ovviamente farò campagna. Continuo a pensare che questa sfida europea rappresenti un bivio fondamentale per l’Unione e non mi risparmierò, anche perché dobbiamo contrastare il fronte nazionalista che sta facendo scivolare l’Italia in una deriva pericolosa. Sosterrò in tutto il Paese le persone che stimo e con cui condivido valori e battaglie, che speravo di vedere unite in un solo progetto comune. E faccio i migliori auguri, di cuore, a tutti coloro che si stanno mettendo in gioco per questa sfida e che stanno presentando le liste.
Il mio impegno non si ferma, ma si trasforma. Certa, dopo la bella e inaspettata risposta di questi giorni ad una decisione così difficile, che continuerò a condividerlo con tante e tanti di voi.
Credo ci sia moltissimo da ricostruire in Italia. L’insegnamento di questi dieci mesi di sforzi è che dobbiamo lavorare per un orizzonte condiviso, per superare le logiche identitarie e le contraddizioni che finora hanno impedito la costruzione di quello spazio ampio e senza ambiguità. Uno spazio radicale nelle proposte, concreto nelle politiche che devono aiutare le persone, che non guardi solo alle scadenze elettorali, ma che sappia ispirare un’idea diversa di società.
Sono convinta che questo spazio esista già, l’abbiamo intravisto nelle splendide piazze e nelle sale che abbiamo frequentato in questi mesi, segno di una maggior voglia di mobilitazione che la politica deve riuscire ad ascoltare e cogliere, riallacciando con umiltà i fili con ciò che già si muove nella società.
Lavoriamo con coraggio, anche nelle difficoltà di oggi, al domani che vogliamo.
Grazie di cuore a tutti, non mi fermerò e continuiamo a lottare, in questa campagna e oltre, nella giusta direzione.