#elezionieuropee2019 – La #Lega ottiene più di un terzo dei voti ed è impressionante la batosta del M5S

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Andrea Pertici

di Andrea Pertici – 27 maggio 2019

Cominciamo con qualche prima osservazione.

L’Italia rischia di essere vista come il Paese più critico nei confronti dell’Unione europea. La #Lega ottiene infatti più di un terzo dei voti. Un risultato molto alto. Impensabile fino a un anno fa, che mette insieme le preferenze di chi è contro il sistema (e che sceglie la Lega della protesta e della lotta) e chi vuole conservare equilibri economici e sociali, di cui sa che quel partito può essere garante (a differenza del #M5S che rappresenta il vero outsider nelle istituzioni).

Dopo la Lega c’è un grande salto, perché il #Pd, che è il secondo partito, come era anche alle #elezionipolitiche2018, è al 22%, quattro punti sopra quelli ottenuti poco più di un anno fa, ma con qualche voto in meno (anche se è la percentuale generale dei votanti a flettere significativamente).
Si tratta di un buon risultato? Forse è presto per dirlo. Certamente indica che aveva torto chi per anni ci ha raccontato che a #Renzi non c’erano alternative. In quel partito si poteva trovare agevolmente di meglio. Certo, il segnale è per ora ancora timido – e indebolito probabilmente dall’esito delle elezioni nella Regione Piemonte – come timida, per ora, è stata l’azione del nuovo segretario #Zingaretti, che si è trovato di fronte un partito molto indebolito e con gruppi parlamentari occupati dall’ex segretario.

Davvero impressionante la batosta del M5S, che certamente soffre il pregiudizio dei grandi media (che gli hanno sempre preferito la Lega, proprio come ha fatto anche il Pd, almeno fino alle ultime settimane), ma paga anche il fatto di non preparare abbastanza bene le sue azioni. Il movimento individua spesso molto nitidamente il problema, ma le risposte in diversi casi sono mal strutturate. Inoltre un’alleanza infelice, con un partito lontanissimo dalle istanze che lo hanno caratterizzato sin dalle sue origini, ha contribuito ad allontanare elettori.

Per il resto si possono notare poche cose:
– gli altri due partiti di #centrodestra sono ormai molto vicini. Da sottolineare, però, che se questo schieramento intendesse esistere ancora (lo fa a livello regionale e locale) avrebbe circa il 50%. Neppure Berlusconi in auge era riuscito ad arrivare a tanto;
– non funzione +Europa, il cui messaggio mal si distingue da quello di una parte del Pd e quando lo fa è nel senso più difensivo di alcune politiche europee impopolari, mentre ci sarebbe stata una prateria per portare avanti un’idea federalista delle origini;
– la #Sinistra, quando rivendica semplicemente il suo essere tale, con una prospettiva di retroguardia, riesce solo a curare il suo orticello che supera di poco il mezzo milione di voti:
– l’ambientalismo è in crescita anche in Italia, ma per ora timidamente e la lista #EuropaVerde è l’unica tra le piccole a fare un risultato migliore del previsto, ma lontanissima dai livelli dei #Verdi europei.

Si tratta di risultati non confortanti per una prospettiva federalista e progressista alla quale abbiamo fatto più volte riferimento in questi mesi. Ma, come abbiamo scritto fino a ieri mattina, la mancata capacità di costruire un grande progetto che andasse in questa direzione non poteva che produrre questi risultati (anche se siamo sicuri che in molti troveranno un argomento per consolarsi).

Intanto noi proviamo ad alzare lo sguardo verso la composizione complessiva del Parlamento europeo.

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