Elezioni americane: “Non abbiamo nulla da conservare nell’Europa di oggi. Tutto ci apparterrà nell’Europa di domani”

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Luigi De Anna
Fonte: Minima Cardiniana

COME ERAVAMO (E COME FORSE AVREMMO POTUTO ESSERE)
Caro Franco (Cardini),
senza avere la competenza di chi scrive per il forum dell’amico Luigi Copertino, vorrei commentare anch’io le recenti elezioni americane. Credo che mai ci siamo trovati in uguale imbarazzo per “con chi stare”; in passato uno dei due concorrenti aveva sempre qualcosa non di più dell’altro, ma di meno, nel senso che era “meno americano” e quindi lo consideravamo meno pericoloso per gli interessi europei. Così fu per Obama, che però resta una delle più grandi delusioni della recente storia statunitense, dal nostro punto di vista, naturalmente. Doveva liberare i prigionieri di Guantanamo e divenne il cacciatore di teste di veri o presunti terroristi. Ma passiamo a Trump e Biden.
Mi ha colpito lo schierarsi compatto della Destra a favore di Trump. Certo, non bisogna farsi condizionare dagli aspetti caratteriali (odiosi quelli di Trump, che per molti versi, col suo smisurato ego a mongolfiera ci ricorda, nel nostro piccolo, Berlusconi), ma indubbiamente in politica il carisma conta molto, è parte essenziale del successo. Mi chiedo come i nostri amici della Destra, non faccio nomi, tanto li conosci benissimo, anche della cerchia di quella che una volta era la nostra “armata” fiorentina, riescano a sopportarlo. Uno stomaco di ferro, indubbiamente.
Casualmente, mentre i TG mandavano aggiornamenti su stati USA blu e rossi, meno male non hanno usato il grigio, colore a noi più caro in termini americani, leggevo un bellissimo libro da te prefato, di Lorenzo Disogra, L’Europa come rivoluzione. Pensiero e azione di Jean Thiriart. In Italia non c’era persona più adatta di te per introdurre il senso del pensiero thiriartiano (a parte Claudio Mutti, che infatti ha pubblicato il libro), e non perché di Giovane Europa hai fatto parte negli anni belli della nostra giovinezza, ma perché segui ancora, senza sbandierarlo, un itinerario cominciato proprio con la Giovane Europa, che tu non hai mai abbandonato.
Mi spiego: i nostri amici di Destra sostengono che Trump è il male minore, anzi, qualcuno dice che è un bene maggiore. La Destra, compreso chi l’ha rigettata pur avendone fatto parte in maniera attiva e cosciente, non ha perso l’abitudine di dividere il mondo tra buoni e cattivi (in sostanza tra destra e sinistra, i due termini, seppure oramai desueti, galleggiano nelle loro coscienze). Nel caso specifico, Trump è sovranista, “America first” e Salvini e la Meloni gli fanno eco, “Italia first”. Non Europa, qualunque essa sia, non necessariamente quella che abbiamo oggi, ma proprio questa modesta Italia dei disastrosi politicanti (di qualsiasi colore, il magna magna non ha distinzioni partitiche, e va dallo stipendio parlamentare abusivamente nascosto ai milioni dei partiti), della indisciplina che infetta, della disumanità verso chi viene da lontano, da dove noi, per secoli, abbiamo seminato povertà e dolore.
Biden, dicono sempre i fautori di Trump, è il burattino dei poteri forti statunitensi, manovrato dalla Clinton e ora influenzato da una “terribile” Kamala (kamala in finlandese significa appunto terribile/orribile). Il deep State governerà tramite lui. Naturalmente è vero che Biden risente di queste influenze, ma quale presidente americano ne è stato esente? Non solo perché questa è la deplorevole democrazia americana (ah, la buonanima che ben aveva colto il senso della faccenda coniando il suo concetto di “plutocrazia”), ma perché è inevitabile che un sistema come è quello occidentale si basi su questi poteri, e non solo oltre Oceano. Biden tornerà alla vecchia politica degli ultimi presidenti, dai Bush in poi. È logico e naturale. Anche lui, senza gridarlo, applica l’“America first”, cioè in quanto presidente deve fare gli interessi imperiali del proprio Paese. Gli Stati Uniti sono un impero e dovere dell’imperatore è difenderlo, da Marco Aurelio in poi. Non vedo nulla di strano o riprovevole. Quindi, pur non avendo alcuna particolare simpatia per lui, avrei votato per Biden (naturalmente con la pistola puntata alla tempia, o voti per uno dei due o sparo). E Trump non è la marionetta delle lobbies? Partiamo pure, senza voler citare i Savi di Sion, dalla lobby ebraico/sionista, presente nella poltrona dello Studio Ovale nella persona, esteticamente piacevole che smentisce una antica iconografia giudaica, di Mr. Kushner.
Dunque, non sappiamo che cosa farà Biden, ma difficilmente farà meno disastri di Trump: Palestina, Iran, Emirati, Siria, Ucraina, temo anche il Caucaso, Cina, Venezuela, perfino Cuba, Russia assediata da basi militari americane, la NATO ad portas. Biden riprenderà la politica imperiale, perché non dovrebbe farlo? Lo farà con le vecchie armi di sempre, molti dollari, abbastanza CIA, ricatti di sanzioni e blocchi economici. Trump ha usato l’arma delle sanzioni a destra (politicamente) e a manca (ideologicamente). Con l’aggravante di una mercurialità che rendeva il personaggio imprevedibile e quindi pericoloso. Minacciò di cancellare la Corea del Nord dalla faccia della Terra, i sovranisti ridacchiavano, come nella canzone di Jannacci.
Io temo che sotto la simpatia che anche illustri politologi e alcuni nostri carissimi amici fiorentini hanno esternato per Trump ci sia l’oramai annoso problema dell’immigrazione. Trump, lo sceriffo con la stella sul petto e la pistola al fianco (a proposito di lobbies, non dimentichiamo quella potentissima delle armi che lo appoggia) ricaccia al di là del Rio Bravo gli invasori. Ecco il sovranista in azione, lo avessimo anche noi a Lampedusa! pensano e qualche volta scrivono i nostri commentatori. Questo fa di Trump il difensore della società ricca, opulenta, bianca nel senso che non deve mischiarsi con altri colori di pelle. Qualcuno, da un balcone sempre meno ascoltato, invoca la fraternità, l’umanità, la bontà. Ma i duri e puri, dalla Toscana alla Lombardia, plaudono all’eroe che combatte lo nero periglio che vien da lo mare.
E io torno a meditare su Jean Thiriart. Purtroppo troppo poco conosciuto in Europa, che ha altri, minuscoli, pensatori. Biden è male, mi si dice, perché rafforzerà la NATO, mentre Trump l’aveva indebolita col suo isolazionismo un po’ pasticciato; con Biden l’America tornerà in Europa, metterà altri missili ad Aviano, peccato, con Trump si stava meglio.
Che strani questi nostri amici della Destra un po’ scolorita, caro Franco! Vogliono che la nostra libertà di europei ce la regali l’America. Non ce la dovremmo conquistare noi? Era proprio quello che diceva Jean Thiriart e che noi, nella nostra lontana, coraggiosa gioventù, ripetevamo. Non esiste più una destra e una sinistra in Europa, esiste, dovrebbe esistere, un orgoglio di Nazione Europea, saremo noi, un giorno a liberarci dai vincoli americani. Niente regali, niente concessioni! Prendiamoci noi quanto ci spetta. Come scrivevamo sui muri, ti ricordi, tanti anni fa: “Non abbiamo nulla da conservare nell’Europa di oggi. Tutto ci apparterrà nell’Europa di domani”.
Un forte abbraccio dalla Finlandia, dove l’Est e l’Ovest dell’Europa felicemente convivono.

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