E’ necessario un ministero per le disabilità?

per mino dentizzi
Autore originale del testo: mino dentizzi

Nel neonato governo Draghi troviamo anche il Ministero per le disabilità guidato dalla leghista Erika Stefani, 38 anni, vicesindaco di Verona, vicesegretario della Lega e vicepresidente della Camera dei Deputati. Fortemente richiesto dal leader della Lega Matteo Salvini, era nato durante il primo governo Conte ed era stato guidato prima da Attilio Fontana e poi da Alessandra Locatelli, entrambi esponenti del Carroccio. Nel Conte II il ministero ha cessato di esistere e la delega in materia di disabilità è rimasta al presidente del consiglio.

Ma un ministero ad hoc per le disabilità, per di più senza portafoglio, è il percorso appropriato da seguire? Le difficoltà che devono gestire le persone disabili e le discriminazioni che subiscono non sono tipiche di una “categoria”, ma interessano tutti: sia perché a ognuno potrebbe accadere, nel corso della vita, di vivere una condizione di disabilità, anche solo temporanea, sia in quanto chiunque, invecchiando, affronterà una progressiva perdita di abilità. E anche perché, se le discriminazioni vissute dalle persone disabili riproducono, inasprendole, le criticità di un sistema fallimentare anche per i cosiddetti abili, allora avviare delle politiche realmente efficaci nei confronti dei cittadini con disabilità renderà migliole non solo la loro qualità della vita ma anche quella del resto della popolazione.

In termini abbastanza semplici, bisogna ricordarsi che esistono milioni di persone con disabilità e le loro famiglie, ogniqualvolta si decide qualcosa, nel lavoro, nella scuola, nella sanità, in àmbito di infrastrutture, mobilità, turismo e così via.

Un Ministero per le disabilità, come quello a cui ha dato vita il Governo Draghi, sembra andare esattamente nella direzione opposta, relegando cioè le disabilità in un settore specifico, in una sorta, verrebbe da dire, di area protetta, senza nemmeno troppi distinguo sul fatto che le forme di disabilità sono tante e diverse, ciascuna con necessità specifiche. Può essere in grado, dunque, un Ministero per le Disabilità, oltretutto senza portafoglio, di dare visibilità in ogni sede dell’Esecutivo alle variegate istanze provenienti da milioni di persone con disabilità e dalle loro famiglie, favorendo iniziative concrete e norme effettivamente applicate a tutti i livelli? O sarà un Ministero che relegherà le disabilità stesse in un recinto ben delimitato, e sarà solamente una struttura di facciata?

Purtroppo l’esperienza del Ministro per la Famiglia e la Disabilità del primo Governo Conte, anche quello un Dicastero senza portafoglio, non induce certo all’ottimismo.

Molte voci si sono levate bocciando l’istituzione di questo Ministero. Tra queste l’ANFFAS (Associazione Nazionale Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale) la quale afferma che il ministero possa essere potenzialmente categorizzante di un mondo che necessita invece di politiche trasversali e inclusive. La speranza dell’ANFASS, che è anche la nostra, è che non si tratti di un fatto puramente estetico, ma che l’intento sia quello di creare un collegamento e un coordinamento interministeriale e con le Regioni che garantisca che le norme vengano concretamente attuate e che i diritti delle persone con disabilità e dei loro familiari siano resi pienamente esigibili nei vari ambiti (salute, lavoro, scuola, inclusione sociale).

MINO DENTIZZI

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