E’ l’era della politica avanspettacolo. Ma quante rovine sotto il palco, intanto

per Alessandro Rossi

di Michele Prospero

 Nei sondaggi da molto tempo l’indice di gradimento dei partiti in Italia si mantiene tra i più bassi d’Europa. Segno di una crisi di regime per certi versi incontenibile. Eppure nessun’altra democrazia del vecchio continente vanta l’apporto straordinario di tre leader politici dalla sconfinata simpatia quali Berlusconi, Grillo, Renzi. Quando parlano loro è proprio uno spettacolo allo stato puro, con il mondo ridotto a favola e la realtà che sfuma come un pretesto surreale. Al bando la noiosa macchina parolaia della vecchia politica politicante. E avanti tutta nel bel divertimento con una raffica continua di battute, con la cura maniacale di pirotecnici effetti speciali.

E’ uno spasso assistere alle conferenze stampa dei tre grandi leader che competono per il potere. Grillo risponde alle domande dei giornalisti (che con lui o con Renzi danno sempre l’attesa conferma della loro eccelsa concezione della dignità della professione) con il volto coperto. Renzi si affaccia dal balcone di Palazzo Chigi, si sbraccia e saluta la folla. Cinque ore al dì nell’esposizione televisiva non sembrano appagarlo. E cerca sempre nuovi pretesti per concedersi ai flash in maniche di camicia. Egli ricorre ai nuovi media con le dita veloci solo perché sa che le telecamere e i vecchi giornali sono comunque pronti per rilanciare ogni suo respiro. La politica sarà pure molto odiata dalla gente incavolata che brandisce i forconi, e però solo in Italia le scolaresche cantano inni di giubilo rivolti al capo del governo. All’Auditorium di Roma le telecamere mostrano generose il premier battere il cinque con i ragazzi che lo cercano come fosse una grande star con il corpo finalmente sfiorabile.

E’ in corso una bella gara a tre partecipanti per appurare chi tra loro riesce a bucare meglio lo schermo e ottenere il gradimento dello spettatore. E dunque, quale crisi, quale disoccupazione, quale disperazione giovanile. Il governo dell’abbondanza prenota per tutti ricchi musica, ricchi premi e cotillons. La politica è così ridotta ad avanspettacolo. I tre capi ottengono gioiosi segni di approvazione dal loro specifico pubblico di affezionati, e anche il malandato ex Cavaliere non si può certo lamentare dell’accoglienza ancora prestata alle sue gigantesche bugie, così spudorate che è vano il minimo cenno di resistere alla fabbrica della menzogna. Solo nella politica recitata a ritmo pop era immaginabile un Berlusconi intento a dare lezioni di costituzionalità (!) all’asse di governo Renzi-Boschi, rei di aver congegnato un disegno autoritario e illiberale di riforma delle vecchie istituzioni. E’ curioso che i tre leader dalla battutina sempre pronta si accusino reciprocamente di cose tremende e cioè di golpismo, populismo, euroscetticismo, sfascismo.

I partiti e la politica sono sempre più odiati dai cittadini ma i tre leader al comando sono contesi dal pubblico che li fa salire di colpo nel termometro della simpatia. Il fatto è che la gente che osanna i tre grandi leader sempre in scena lo fa perché vede in ciascuno di loro il nemico giurato della politica e saluta nelle loro gesta provocatorie il benvenuto santo vendicatore dei putridi partiti che meritano l’oblio. Tre capi al potere, e tutti e tre che fanno una gara senza risparmio per vincere la simpatica contesa a chi la spara più grossa contro la politica. Una risata li seppellirà, forse. Ma quante rovine attorno al palco, intanto.

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