E la nave non va. Aquarius e altre storie

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Alfredo Morganti

di Alfredo Morganti – 11 giugno 2018

La vicenda dell’Aquarius è emblematica. La partita politica si gioca, anche qui e come spesso accade, sulla pelle dei disgraziati, nella fattispecie gli ultimi degli ultimi. Con una variante però: c’è un pezzo consistente di sinistra per la quale Salvini avrebbe le sue buone ragioni a chiudere i porti. Ragioni di sicurezza, si dice. E soprattutto di natura sociale: questi ‘neri’ vengono per costituire un esercito di riserva che toglie lavoro e fa crescere la rabbia sociale dei ‘bianchi’, quasi obbligati a votare la destra rissaiola dinanzi al silenzio dell’Europa e ‘della Merkel’. Si è smarrito, qui e altrove, un insegnamento importante, quello per cui la politica si fa soprattutto agendo sulle contraddizioni del blocco avversario, prima che il blocco avversario agisca perversamente sulle tue.

L’alternativa a tutto ciò è il ricompattamento, la cementificazione di blocchi e alleanze scombiccherate, altrimenti minate da profonde ed evidenti criticità interne. È un po’ quello che ha fatto Renzi, auspicando il connubio Salvini – Di Maio, o che fa una parte della sinistra, pronta a chiedere di ‘lasciarli governare’, di rispettare la ‘volontà del popolo’, pur di non concedere un millimetro ai renziani del PD e alla cosiddetta ‘sinistra trullallero’ e ‘al caviale’. La verità è che, così facendo, si finisce per accreditare e legittimare un eventuale ‘Fronte Repubblicano’ contro i populismi, spingendo ad aderire al primo molti dei presunti ‘trullallero’. E si compattano forze, infine, che altrimenti sarebbero in palese conflitto tra loro. Insomma, i ‘frontismi’ sono il male della politica, nel senso che senza differenziare e senza far leva sulle differenze, il vantaggio è sempre degli avversari. Perché l’alternativa a lavorare sulle contraddizioni altrui è l’unificazione oggettiva del ‘fronte’ opposto.

E poi, fatemi dire. Questo ritenersi gli unici ad aver capito l’andazzo, e questa idea che gli altri siano degli sciocchi ‘trullallero’ oppure degli stolti sprofondati in salotti radical chic, è figlia dello stesso spirito della ‘rottamazione’. Perché la battaglia politica si fa sempre nel rispetto dell’altro (a meno che non si tratti di Hitler o di un suo surrogato) ma contro le sue idee. La battaglia politica non è mai ‘personale’, anche nel caso si provasse odio verso l’altro. Non è ‘me contro te’, non è tra detentori della verità e fessi, tra i migliori e i peggiori, ma riguarda soltanto le idee e le opinioni in campo. La personalizzazione, semmai, è figlia dell’era e della logica dei media, che concentrano e sintetizzano in ‘figure’ fisiche (per economia di settore e per necessità di linguaggio) le idee e le opinioni circolanti. E ben si attaglia a un’epoca di esecutivi, maggioritari, ‘drammatiche’ sfide tra leader e agonismo politico. Alla fine, porre a bersaglio questo o quello invece di aprire un confronto pubblico di posizioni politiche, fa più danni delle cavallette. Dopo il ‘trullallero’ e il caviale c’è il ‘socialfascismo’ o similari. Sapevatelo.

PS. ‘Proletari di tutto il mondo unitevi’. Devo averlo letto da qualche parte, Ma dove?

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