Autore originale del testo: Alfredo Morganti
È caduto Conte, ci hanno sconfitto, adesso vogliono mettere le mani sui soldi pubblici. La domanda è la stessa di sempre: che fare?
La manovra di Palazzo ha avuto successo. Conte è stato spodestato e ora si sta insediando Draghi, l’ex Presidente della BCE. Si tratta a mio parere di una sconfitta di proporzioni colossali, di un ribaltamento avvenuto a danno di un esecutivo popolare che riscuoteva fiducia, che aveva buone entrature in Europa e aveva affrontato la crisi più grande degli ultimi decenni con coraggio e intelligenza, oltre che con passione civica, portando a casa risultati importanti, a partire dai soldi, che sono stati paradossalmente la principale ragione della sua caduta. Se il mondo non fosse sconvolto da una crisi socio-sanitaria pazzesca e tutt’altro che conclusa, anzi, la soluzione migliore sarebbero le elezioni subito, domani stesso. Una bella resa dei conti e voglio vedere chi vince. Ma la sconfitta oggi chiede una risposta diversa, più accorta, più fredda se volete, ma il più possibile efficace, tanto per non trasformare questa già dura sconfitta in una debacle completa.
Alcune domande. La prima è questa: Draghi sarà una marionetta in mano a Lor Signori? Oppure ci terrà alla sua dignità? Il tema è centrale, dirimente. Vedremo come andrà. La seconda: sarà possibile non disperdere l’alleanza che ha guidato il Paese con onore e dignità in questi mesi? Io credo che sia possibile mantenerla in vita (e i segnali già ci sono), anche se la collocazione rispetto al governo fosse diversa, anzi tanto più. Terza domanda: che ne sarà di alcuni uomini del governo Conte (lui stesso, Gualtieri, Speranza, Boccia, per dirne solo alcuni)? Il mio giudizio sul nuovo esecutivo dipenderà dalla loro presenza o meno nella futura compagine. Quarta domanda: che farà la destra? Io credo che dopo le prime sciocchezze dette al volo alla caduta di Conte (“Elezioni, elezioni”) rinsaviranno, si faranno due conti e sosterranno in vario modo il governo, cercando di metterci le mani sopra (e quindi mettere le mani sopra al gruzzolo), mica sono scemi. Quinta domanda: sarà un esecutivo di tecnici prestati dalla Confindustria oppure un esecutivo politico, con una visione e un programma di lungo corso? Il giudizio cambia nell’uno o nell’altro caso.
Queste alcune domande. Ora una mia idea. L’esecutivo Draghi potrebbe rivelarsi una cosa strana, senza confini precisi, dove l’alleanza PD-M5stelle – Leu potrà essere salda anche trasversalmente, magari con il PD dentro e 5stelle astenuta e senza ministri. Non importerebbe, alla prova dei fatti, perché quel che conta sarebbe difendere il più possibile il gruzzolo dalla longa manus di Lor Signori. Se, poi, l’alleanza chiamiamola così democratica e popolare PD-5stelle-LEU si rinsaldasse, qualche limite si potrebbe opporre alla voracità dei loschi mandanti di Renzi. Tutto in teoria ovviamente, ma tanto per non rimanere con le mani in mano in attesa che ci spolpino, continuando piuttosto a tessere politica per il futuro. Ovviamente nulla di tutto ciò è garantito, anzi. Secondo me sono fin troppo ottimista. Ma quando c’è da giocare bisogna giocare e andare a vedere le carte dell’avversario, anche per non lasciargli campo libero, anche per non concedergli il bluff. C’è il momento della rabbia e quello dell’azione, il momento della incazzatura e quello della revanche, il momento della foga e quello in cui deve scattare il giusto calcolo mezzi-fini, il computo delle risorse a disposizione e quindi delle possibili vie d’uscita, prima che si divorino tutto, prima che il più grande investimento pubblico del dopoguerra venga ingoiato dai soliti noti, dai potenti e dai loro servi sciocchi.
Il mio giudizio lo conoscete. Faccio fatica persino a organizzare un pensiero dinanzi alla rabbia del momento, e ritengo che questa sia stata una sconfitta colossale, per certi aspetti definitiva. Eppure bisogna mantenere alta la guardia, e reagire alla Caporetto con una controffensiva degna. Come si dice in questi casi, la crisi è anche una grande opportunità. Sta a noi coglierla. Ma una cosa è certa: i soldi del Recovery sono soldi della collettività, servono per sviluppare e potenziare i servizi pubblici, per dare risorse alla cura e alla solidarietà, per creare lavoro (non qualsiasi, ma tutelato, protetto, con i diritti), per potenziare l’istruzione pubblica, per cambiare le cose non per ampliare l’abisso delle diseguaglianze. Guai se vincessero le mire di Lor Signori, guai se crescesse l’ingiustizia sociale. Arroccarsi adesso sarebbe sbagliato, una sconfitta che diverrebbe una resa assoluta. Combattiamo invece centimentro per centimetro, non diamogli tregua, facciamoli stare sui carboni, e diciamo a PD-5stelle e LEU di restare uniti, di diventare un’alleanza democratica vera e propria e quindi guardiamo al futuro con fiducia, anche se ci hanno dato un calcio in culo che ricorderemo per sempre, almeno io.