Fonte: facebook
di Antonio Napoletano – 10 agosto 2014
E adesso? Adesso, che un Senato di nominati, con una legge elettorale fuori dalla Costituzione, imbelle, di fronte alla ripetuta espropriazione della propria autonomia da parte di un esecutivo incapace financo di comprendere la gravità della sua stessa arroganza, esercitata con ogni mezzo e in ogni momento di quella che avrebbe dovuto essere la libera discussione su un testo concepito come indiscutibile e inemendabile, perché appeso a un patto privato tra due contraenti, dei quali uno estromesso con infamia dal Senato stesso e l’altro neppure legittimato attraverso libere e legittime elezioni – ebbene adesso – cosa dobbiamo aspettarci se non il peggio?
Sì, perché di fronte a questo irrimediato capovolgimento di ogni regola, dove lo stravolgimento del significato delle parole giunge al suo logico approdo, facendo della ‘riforma’ il sinonimo, anzi l’equivalente del suo contrario, la domanda è: ma, insomma, che razza di democrazia è mai questa?
Con questa domanda che mi gira per la testa do un’occhiata ai giornali, consulto gli auruspici degli editoriali. Scopro così che, in fondo, sebbene il giudizio sull’ometto nuovo sia pressoché unanime, pur nei diversi accenti e per i diversi scopi, nella sua evidente irrimediabile caduta coi decimali negativi del PIL, c’è molta condiscendenza, se non proprio un’assuefatta minimizzazione del danno testé arrecato, con la scoperta dell’avvenuto allineamento agli standard demagogico-populisti internazionali.
Certo, si dà per scontato che il procedimento ‘aggravato’ della doppia lettura sboccherà nel trionfo finale del duo costituente Berlusconi/Renzi, anche per via dell’eclissi totale di ogni opposizione, sia quella interna ai partiti proponenti, sia quella delle opposizioni propriamente dette, incapaci e/o impacciate a dare vita a una qualche autentica mobilitazione popolare attorno ai loro no.
Così come appare scontato e del tutto inevitabile sul piano ‘storico’ il fatto che un più robusto potere di comando dell’esecutivo sull’assemblea parlamentare completerà quel lungo processo strisciante, avviato da Craxi e rifinito dalla Matteo Renzi&Associati, di incubazione di questa moderna ‘Democrazia personale’. Democrazia – come chiosa Mastropaolo sul “Manifesto”, scenziato e professore – che è:<< di per sé un contenitore assai capiente.E molto accomodante: I suoi requisiti irrinunciabili – suffragio universale, principio di maggioranza, pluralismo partitico – tollerano dosi massicce di non democrazia>>.
Quello che non si dice è se questo gioco sporco avviato da un partito di centrosinistra e dal suo leader nel silenzio inquietante dei suoi sodali (con l’eccezione di pochi e malvisti ‘giapponesi’) valesse la candela.
Se, in breve, lo sbrego costituzionale porterà efficacia, efficienza, benessere e meno disuguaglianze alla vasta platea di cittadini-spettatori, ridotti a audience delle performance di prima serata televisiva dei protagonisti della ‘comunicazione politica’.
Perché è di questo che si sta parlando.
Perché è a questo che ci stiamo riducendo sempre più (e con le esagerazioni tipiche di tutti i neofiti, ultimi arrivati).
Avremo, dunque, una Costituzione che sancirà la nostra riduzione da cittadini a pubblico svagato e non pagante dello ‘spettacolo pubblico’. Quello, per intenderci, che ha fatto l’esordio col ‘contratto cogli Italiani’ e, da ultimo, togliendo ai più poveri, ha regalato gli 80 denari a quelli meno poveri, illudendosi (e illudendoci) che bastasse una mancia ben distribuita per toglierci dai guai e raddrizzare la barca.
E’ evidente, comunque, in tutto questo (finto) tripudio per la prova muscolare vinta, che qualcosa d’imprevisto, di stonato si è insinuato e stride nel tonitruante e smargiasso procedere dell’ometto solo al comando. Infatti, se alla cazziata rimediata da Draghi ha sentito il bisogno di precipitarsi in tv (la Sette), tentando il solito scoppiettante spettacolo di fuochi d’artificio, ora si è dato alla latitanza mediatica. Sparisce per un po’. Si mette al riparo. Manda avanti la Ministra col tacco, la baciona bipartisan, che dispensa sicurezze e racconta al “Corriere” come lei si riduca, pur di poterlo dire al “Correiere”, a viaggiare cogli interregionali dei pendolari e a fare la spesa nel solito supermercato, dove, naturalmente, incontra la stessa gente di sempre, allegra, spendacciona, colma di speranza per le novità settembrine messe in cantiere dal governo del fare facendo.
Insomma, è sempre lo stesso copione, cambia solo il reddito immaginario degli Italiani coglioni: ieri i ristoranti oggi il supermercato.
Questo è quello che residua di alternativo tra destra e sinistra (col tacco).
Siamo ridotti a questo.
Del resto, per dirla in altro modo, se la politica è solo e unicamente comunicazione, se la democrazia si fa ‘personale’, se la costituzione la si cambia con un pregiudicato (che giustamente reclama per sé la restituzione dell’onore e il riconoscimento del ruolo decisivo giocato in questa partita) perché insistere novecentescamente a credere nella realtà?
Possibile che vi siate ancora persuasi che la realtà non è che mera rappresentazione delle sue interpretazioni?
E allora, via di tacco, e avanti con altre promesse: Settembre andiamo!