Draghi ha parlato di “rischio calcolato” per le riaperture. Il calcolo è molto semplice: 80 mila morti dal 1 settembre ad oggi

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: redazione
Fonte: Keynes blog

Galli rimane tra i pochi che provano a parlare sulla base dei dati scientifici: “Rischio calcolato? E’ calcolato male. Stiamo ripetendo gli errori dell’anno scorso. Ora però abbiamo la variante inglese e altre varianti più contagiose del ceppo di allora”

Dopo 3 mesi di lockdown serio e una campagna vaccinale a tappeto, Boris Johnson vola nei sondaggi. Da noi si riapre con i contagi altissimi, le terapie intensive piene e la campagna vaccinale al palo per motivi puramente politici.

Draghi, come del resto il suo predecessore, ha parlato di “rischio calcolato” per le riaperture. Il calcolo è molto semplice: 80 mila morti dal 1 settembre ad oggi.

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Il generale promette 315mila dosi al giorno per i prossimi giorni, Repubblica la chiama “accelerazione”. Peccato che secondo il suo cosiddetto piano da questa settimana dovevano già essere 500mila.
Non è colpa sua, le dosi arrivano a rilento, ma questo è sempre stato il motivo della lentezza nel vaccinare, a prescindere da chi governa o da chi è il commissario.
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In Brasile hanno finito i sedativi e intubano le persone legandole.
La situazione brasiliana ci racconta come potrebbe finire l’Italia se la linea aperturista e di “convivenza col virus” prendesse il sopravvento più di quanto abbia già fatto.
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La Cina, così come la Nuova Zelanda, l’Australia e altri paesi, dopo il primo lockdown ha adottato la strategia Covid-Zero:
– riaprire le attività solo quando il contagio è totalmente azzerato per un periodo congruo
– anticipare il virus, agendo velocemente e duramente per contenere ogni focolaio, anche minuscolo, mettendo in lockdown le città e aree che presentano anche solo 2-3 casi
– ferrei controlli sanitari in ingresso e uscita dal paese e all’interno dello stesso
– tracciamento, tracciamento, tracciamento
In sostanza, l’esatto contrario di quanto abbiamo fatto noi
Ecco i risultati
 Finché il capitone (e i suoi amici) creerà la divisione fra aperturisti (bravi) e chiusuristi (cattivi), finché darà ogni colpa al ministro Speranza (cattivissimo), finché al primo sollievo sponsorizzerà aperture generalizzate (Sardegna in zona bianca), finché fomenterà le piazze per avere aperture ampie e immediate, sarà tutto più difficile.
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Bisognerebbe istituire un concorso “miglior amico del virus”.
Il primo premio andrebbe alle regioni.
di Monica Guerzoni e Fiorenza Sarzanini su Il Corriere della Sera

Regioni, spostamenti fra zone gialle e riaperture anche in rosso: le regole per ristoranti, palestre e piscine, cinema e concerti

Oggi l’incontro fra le regioni e il governo per discutere delle riaperture: ecco la bozza con le regole proposte dai governatori

Ristoranti aperti sia a pranzo che a cena e così bar, pizzerie, trattorie, pub, pasticcerie, gelaterie e rosticcerie, anche nei territori con «scenari epidemiologici ad alto rischio». È una delle regole contenute nella bozza delle Proposte per la riapertura che oggi le regioni porteranno all’incontro con il governo.

Sei pagine di testo suddivise in tre capitoli: Ristorazione, Palestre e piscine e Cinema e spettacoli dal vivo. I governatori guidati dal neo-presidente leghista della Conferenza, Massimiliano Fedriga, vogliono alzare al più presto le saracinesche delle «attività maggiormente penalizzate», anche rispettando regole più stringenti di quelle sin qui adottate. «In base all’evoluzione dello scenario epidemiologico — si legge nel testo — le misure indicate potranno essere rimodulate, anche in senso più restrittivo».

Spostamenti tra regioni

Uno degli argomenti all’ordine del giorno riguarda lo spostamento tra le regioni. I governatori chiedono che sia autorizzato almeno tra regioni gialle. Su questo è stato esplicito il presidente della Liguria Giovanni Toti: «Gli alberghi e le altre strutture sono aperti ma se le persone non possono spostarsi sono destinati al fallimento».

Per consentirne la riapertura anche nelle regioni rosse, le regioni propongono di integrare le misure attuali «con strategie di screening/testing». Misurazione della temperatura all’ingresso, divieto di assembramento davanti ai locali, ingresso su servizio prenotazione (non obbligatorio). «È comunque consentito l’accesso, anche in assenza di prenotazioni, qualora gli spazi lo consentano…». La misura su cui i governatori puntano è il distanziamento dei tavoli che devono essere disposti «in modo da assicurare il mantenimento di almeno 2 metri di separazione tra i clienti di tavoli diversi negli ambienti al chiuso e almeno 1 metro di separazione negli ambienti all’aperto (giardini, terrazze, dehors). Per il resto le misure non cambiano: mascherine anche per i clienti quando non sono al tavolo, menu digitale o in stampa plastificata, disinfezione delle superfici dopo ogni servizio. Ma che succede quando i locali non dispongono di posti a sedere? L’accesso è consentito «a un numero limitato di clienti per volta», assicurando la distanza di 2 metri tra le persone anche per le consumazioni al banco. Va privilegiato «ove possibile» l’uso di spazi esterni e incentivata l’apertura di porte e finestre. L’aria condizionata si può usare solo escludendo la modalità i ricircolo. Via libera anche al buffet, purché i clienti non tocchino i cibi e si presentino con la mascherina indossata.

Palestre

Per le regioni, seguendo le linee guida, queste strutture possono aprire anche in scenari ad alto rischio. Gli ingressi e le attività devono essere pianificati (es.con prenotazione) e regolamentati per evitare assembramenti. Può essere rilevata la temperatura corporea e impedito l’accesso oltre i 37,5 gradi. Spazi, spogliatoi e docce vanno organizzati in modo da garantire la distanza di 2 metri, che può diventare 1 quando non si svolge attività fisica. Le macchine delle palestre devono essere disinfettate dopo ogni uso. Porte e finestre devono restare aperte «il piu possibile».

Piscine

La proposta delle regioni si occupa delle piscine pubbliche e di quelle «finalizzate a uso collettivo». La densità di affollamento in vasca «è calcolata con un indice di 7mq di superficie di acqua a persona», quindi ridotta rispetto ai 10 metri consentiti quando le piscine erano state riaperte. Nelle aree verdi e nelle aree solarium deve essere garantita una superficie di 10 mq per ogni ombrellone e la distanzia di 1 metro tra lettini e sdraio. Prima di entrare in vasca è obbligatoria la doccia saponata. «È obbligatorio l’uso della cuffia, è vietato sputare, soffiarsi il naso, urinare in acqua». I frequentatori «devono rispettare rigorosamente le indicazioni di istruttori e assistenti ai bagnanti. I gestori dovranno privilegiare gli accessi tramite prenotazione e, ove possibile, provvedere a una segnaletica che, anche attraverso monitor o maxi schermi, faciliti gli spostamenti, la gestione dei flussi e il rispetto delle regole. Il distanziamento dovrà essere di due metri: ad esempio prevedendo postazioni d’uso alternate o separando le postazioni con apposite barriere.

Cinema e spettacoli

Anche qui le regioni pensano che le misure della loro proposta «possano consentire il mantenimento dell’attività anche in scenari epidemiologici definite ad alto rischio, purché integrate con strategie di screening/testing». Tra gli utenti, conviventi esclusi, è raccomandata una distanza interpersonale di «almeno 1 metro». Se possibile privilegiare l’accesso su prenotazione. Potrà essere rilevata la temperatura e vietato l’ingresso con febbre oltre 37,5. La cassa deve essere dotata di barriere fisiche. Non si può assistere agli spettacoli in piedi e i posti a sedere vanno distanziati lasciando «almeno 1 metro» tra uno spettatore e l’altro «sia frontalmente che lateralmente» con mascherina obbligatoria. Se viene lasciata la facoltà di non indossare la mascherina quando si sta seduti, la distanza è raddoppiata a 2 metri. Porte e finestre devono essere lasciate aperte il più possibile. Nei guardaroba, indumenti e oggetti personali «devono essere riposti in sacchetti porta abiti».

Concerti

Particolari misure sono previste per gli orchestrali, che devono mantenere la distanza di almeno un metro dagli altri musicisti. Per gli strumenti a fiato la distanza aumenta a 1,5 metri e il direttore deve stare a 2 metri dai professori d’orchestra. «Per gli ottoni ogni postazione dovrà essere provvista di una vaschetta per la raccolta della condensa, contenente liquido disinfettante». Gli orchestrali dovranno evitare l’uso di spogliatoi promiscui.

Teatro

La misura chiave è la distanza interpersonale anche durante le prove, nelle aree trucco, nel laboratori sartoriali etc. «L’uso promiscuo dei camerini è da evitare salvo assicurare un adeguato distanziamento interpersonale unito a una adeguata pulizia delle superfici». Artisti e personale devono indossare la mascherina «quando l’attività non consente il rispetto del distanziamento». Per manipolare gli oggetti di scena, gli attori devono indossare i guanti. I costumi di scena non possono essere condivisi se non vengono prima igienizzati.

Danza

La proposta delle regioni riconosce che nella danza è complicato usare mascherine e applicare il distanziamento per cui nella bozza è scritto che «devono essere prese in considerazione anche altre misure di mitigazione» definite alle singole compagnie e assimilabili a quelle delle palestre e degli sport di squadra. In particolare vanno attuate «riduzione del numero totale delle persone», anche grazie a turni, riorganizzazione delle attività «anche con collegamento a distanza» e obbligo per i danzatori di indossare la mascherina e mantenere la distanza di almeno un metro «quando non direttamente impegnati in allenamento/spettacolo».

 

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