Autore originale del testo: Alfredo Morganti
Tre ipotesi in campo
Sono tre le ipotesi politiche oggi in campo, e tutte e tre coinvolgono il centrosinistra in senso largo. Da una parte il draghismo, ossia un centrismo tecnico, che tende a neutralizzare la politica e che vede la partecipazione diretta, disintermediata, all’esecutivo del mondo delle imprese. Il destino del draghismo si deciderà con il Quirinale: se Draghi verrà eletto, ciò avverrà solo se si troverà un suo clone a Palazzo Chigi, uno che risponda direttamente a lui alla maniera di un semipresidenzialismo di fatto. Se Draghi invece restasse premier, il problema sarà principalmente suo in vista delle elezioni politiche: parteciperà con una sua lista alla competizione e una sua agenda, diciamo à la Monti? Oppure verrà messo in un cantuccio, sotto naftalina, visto che il problema del PNRR sarebbe stato oramai risolto? Ma voi ce lo vedete Draghi, un uomo di potere sperimentato, accomiatarsi in un cantuccio? Io no.
Da un’altra parte, c’è il tentativo renziano-calendiano di promuovere un centro tecnico-politico, attorno al quale far gravitare l’attuale maggioranza meno i 5 stelle e Salvini (meno i primi che il secondo). Questa soluzione comporterebbe il riciclaggio di Forza Italia e della destra moderata liberale in un progetto di ricompattamento delle forze sociali dominanti e di stabilizzazione politica.
Infine, terza ipotesi, un centrosinistra rinnovato, con l’immissione di forze fresche al suo interno, per primi i 5stelle di Conte, nella definizione di un programma di sviluppo democratico, modernizzazione del Paese e di sostegno alle fasce più deboli, con un’attenzione speciale al mondo del lavoro.
Contro questa terza ipotesi si sta scatenando una reazione tale, che lascia intuire quanto sia minacciata ogni ipotesi effettiva di rinnovamento e come si intenda riproporre, alla fin fine, sempre la solita minestra riscaldata. Il fuoco di fila contro Conte, che non è mai cessato, la dice lunga su quali siano gli intenti e su come si stia lavorando per il re di Prussia, che nella fattispecie è il mondo delle imprese.
Il PNRR, certo, non facilita il compito dei rinnovatori: il suo peso nel dibattito politico è preponderante, lo stato d’eccezione che ha portato Draghi a Palazzo Chigi senza che nessuno abbia fiatato, spiega quali pressioni siano state esercitate allora e quali si esercitino ancora.
Credo, personalmente, che la sinistra debba lavorare per spostare l’equilibrio politico verso la terza ipotesi, quella del rinnovamento politico. Che non avverrà, certo, nello sventolio dei ramoscelli di ulivo, ma anzi comporterà conflitti notevoli, aperti o sotterranei. Senza questo rinnovamento saranno ancora Lor Signori e i clan politici a imperversare. E provate a immaginare con quali esiti.