Donne: Elly Schlein

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Fausto Anderlini

Donne

Noi non metteremo il cappello sulla Schlein, come su altre. Perché siamo il loro nido e da loro ci farem covare.

Tutti sulla Schlein adesso, dopo averla oscurata per una intera campagna elettorale. Già, perché la Schlein, tanto per chiarire, capitanava ‘Coraggiosa’ una lista messa in piedi coi ‘resti’ migliori di Leu: Articolo Uno di Bersani ed Errani, esponenti de l’altra Emilia-Romagna come Alleva e Igor Taruffi e altri. Il mondo negletto sul quale tutti i media, e qui Repubblica in primis, ha messo la croce, come una indicibile damnatio memoriae. Una storia di militanza, quella della Schlein, ostile al renzismo e per nulla ascrivibile all’establishment prodiano e al mondo femminile frou frou che a un certo punto è diventato il politically correct di genere del Pd.

Una emiliana di nuova generazione naturale espressione della potenza della grande metropoli consolare. Sedimento post-moderno di molti ingredienti: il mondo contadino inurbato, la classe operaia della moderna manifattura, il welfare e il quaternario con le sue classi medie acculturate. Il cuore rosso dell’Emilia-Romagna e solo i cretini che non conoscono né la geografia (e men che meno la sociologia urbana) né la storia del movimento operaio possono considerare questo sistema come un ghetto di fighetti borghesi e pariolini di Provincia.

Elly ha un’intelligenza viva innestata su strutturati riferimenti di valore. Di etnia cosmopolita è nata a Zurigo dove già passò Lenin nell’esilio svizzero. Qualcosa che la fa rassomigliare ai membri del gruppo dirigente Bolscevico all’atto di prendere il treno con in testa le ‘Tesi di Aprile’. E in effetti solo chi viene dall’altrove, dallo sradicamento, dalla imponderabile mescidanza è il migliore interprete di una comunità libera quanto radicata. Come ha insegnato Hobsbawn gli ebrei furono eliminati dalla Germania anche perché erano i migliori ricodificatori della cultura tedesca come civilisation.

In Articolo uno abbiamo fior fiore di donne con caratteri analoghi.
La Chiara Geloni viene da quel melting pot geografico che è l’Emilia Lunense e sta a Roma come già il Fellini di Otto e mezzo, i Vitelloni e Roma.
Marcella Mauthe, in quel di Napoli è una mezzo sangue tedesco-eolia e racchiude tutte le splendide nuances dello spirito partenopeo. E Napoli non è campagna, ma grande metropoli.

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