Donbass: “la guerra non è ancora cominciata”

per mafalda conti
Autore originale del testo: Pepe Escobar
Fonte: comedonchisciotte.org
Url fonte: http://rt.com/op-edge/245285-ukraine-donbass-cossack-commanders/

All’alba della Nuova Via della Seta cinese del 21° secolo – che passerà anche in Russia – ecco una guerra per procura tra USA e Russia per fare a pezzi la Via.

di Pepe Escobar 01 aprile 2015

Due comandanti in capo cosacchi della Repubblica Popolare di Donetsk e uno stagionato volontario serbo sono fermamente convinti: la vera guerra nel Donbass non è ancora cominciata.

C’è un tramonto meraviglioso nella Repubblica Popolare di Donetsk e e me ne sto nella ‘terra santa’ dei Cosacchi – un campo in una fattoria adibita ad allevamento di cavalli – parlando con Nikolai Korsunov, capitano della brigata cosacca Ivan Sirko, e Roman Ivlev, fondatore del gruppo Veterani Berkut del Donbass.

Perché è la ‘terra santa’ dei cosacchi? Non ci vuole molto per ricordarmi del leggendario eroe militare del 17° secolo Ivan Sirko, alias “Il Mago”, a cui sono attribuiti poteri extrasensoriali, il quale ha vinto 55 battaglie principalmente contro Polacchi e Tatari.
A solo tre kilometri da dove stiamo avvenne una fondamentale battaglia ad un crocevia dell’antica Via della Seta chiamato Matsapoulovska Krinitsa, che coinvolse 3.000 Cosacchi e 15.000 Tatari….

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Ora, all’alba della Nuova Via della Seta di matrice Cinese del 21° secolo – che attraverserà anche la Russia – stiamo parlando della guerra per procura in Ucraina tra USA e Russia il cui obiettivo finale è fare a pezzi la Nuova Via della Seta.
Il comandante Krosunov è a capo di una delle 18 brigate cosacche a Makeevka, 240 dei suoi soldati sono attualmente coinvolti nella guerra civile in Ucraina – alcuni di loro sono appena rientrati dal calderone di Debaltsevo. Alcuni erano membri dell’esercito ucraino, alcuni lavoravano nella sicurezza. Korsunov e Ivlev insistono che tutti i loro combattenti sono lavoratori, anche non retribuiti – e si sono uniti all’esercito della Repubblica Popolare di Donetsk come volontari. “In qualche maniera, riescono a sopravvivere”.
Cos’hanno di tanto speciale i combattenti cosacchi? “È una questione storica, abbiamo sempre combattuto per difendere la nostra terra”. Il comandante Korsunov era un minatore, ora in pensione – nonostante per ovvie ragioni non stia ricevendo nulla dal governo Poroshenko a Kiev, ha supporto dal gruppo Berkut, dal Ministero per la Gioventù e lo Sport della Repubblica Popolare e aiuti umanitari sotto forma di convogli di cibo dalla Russia.
Korsunov ed Ivlev sono convinti che l’accordo Minsk 2 non reggerà e ritorneranno accese battaglie “nel giro di alcune settimane”. Secondo la loro migliore intelligence militare, all’esercito di Kiev, dopo i recenti prestiti del FMI, sono stati dati non meno di 3.8 miliardi di dollari da investire in armamenti.
“Dopo Odessa”, dicono – riferendosi al massacro di civili del maggio dello scorso anno – l’Ucraina come la conoscevamo “è finita”. Quale sarebbe dunque la miglior soluzione politica per il Donbass? La loro priorità è “liberare tutta l’Ucraina dal fascismo”. E dopo la vittoria, tenere referendum in tutte le regioni del paese. “La gente dovrebbe votare per quello che desidera, che sia rimanere con l’Ucraina o schierarsi con l’Europa o con la Russia”. Ciò implica inoltrarsi verso l’Ucraina occidentale in un territorio ostile “Siamo pronti per cinque, sette anni di guerra, non importa”.
Per cui anche se una soluzione politica fosse possibile alla lunga, loro si stanno preparando per una lunga guerra. L’UE “si sbaglia” a trattarli come separatisti o addirittura terroristi. Parlando di quegli elusivi carri armati russi e soldati che la NATO continua a denunciare, dove sono? Si nascondono tra i cespugli? Ridono di cuore – e cominciamo un banchetto campagnolo cosacco.

Kiev vuole la guerra
Il combattente serbo Dejan “Deki” Beric – un eroe dell’esercito della Repubblica Popolare, già decorato con 10 medaglie – condivide appieno le idee dei comandanti cosacchi “La vera guerra non è ancora cominciata”.
Ci sono 20 Serbi – tutti con grande esperienza di battaglia – nelle brigate del Donbass. “Deki” è appena rientrato da una difficilissima missione di ricognizione segreta, infiltratosi nel territorio nemico solo per confermare che vengono arruolati nuovi soldati, nuovi tecnici e che sono inondati di nuove armi. Minsk 2 sta per essere fatto a pezzi.
“Deki” mostra uno straziante report fatto con il proprio cellulare della vittoria della Repubblica Popolare in quello che una volta era l’aeroporto di Donestk, ora interamente distrutto; la scena principale (non caricata per intero su Youtube) comincia con soldati che ridono, chiacchierando e fumando e prosegue su dozzine di corpi senza vita delle forze di Kiev.
“Deki” conferma che addirittura prima della scorsa estate Kiev avrebbe subito non meno di 20.000 perdite. La maggior parte dei soldati incontrati era troppo terrorizzata per combattere: nel calderone di Debaltsevo “non provavano nemmeno a combattere”.
Meno di due settimane fa il Primo Ministro ucraino “Yats”, grande amico della Regina statunitense del Nulandistan Victoria “si fotta l’UE”, non ha fatto mistero che la guerra sia inevitabile: “Il nostro obiettivo è riguadagnare il controllo di Donetsk e Lugansk”. Ovviamente una minaccia a così ampio raggio sta in piedi solo se si è certi di un supporto totale da parte di FMI e NATO – braccio finanziario e militare del governo USA. Per non menzionare Capitol Hill.
La NATO non ha una propria intelligence. Le informazioni per la NATO sono raccolte da agenti statunitensi, britanni e tedeschi – anche se manipolate politicamente. Ecco perchè l’attuale Dottor Stranamore della NATO, il Generale Breedlove – chiamiamolo Breedhate – continua a vomitare il suo mantra senza senso di “colonne di attrezzature russe – carri armati, artiglieria, sistemi difensivi aerei e truppe” che invadono l’Ucraina ancora e ancora, anche se gli osservatori dell’OCSE non li hanno mai visti. E nemmeno la persona che sta scrivendo questo articolo.
Contrariamente alle affermazioni dei comandanti cosacchi e di “Deki”, questa concisa analisi sostiene che nessuna delle due parti – gli eserciti di Kiev e del Donbass – sia prossimo a sferrare un’offensiva. Nel frattempo, la Repubblica Popolare di Donetsk sta caricando il suo fronte politico. Il Ministro degli Esteri Alexander Kofman – che conferma di star intrattenendo incontri con membri di alcune nazioni dell’UE – dice che ci sono piano per un incontro ad ampio spettro in Maggio, che potrebbe portare alla costituzione di una Istituzione delle Nazioni Non-Riconosciute, che potrebbe includere molti partecipanti, da Donetsk e Lugansk, alla Catalogna ai Paesi Baschi.
Kofman è inamovibile. Lui preferirebbe vedere la Repubblica Popolare di Donetsk e Lugansk come una nazione indipendente, non come parte della Russia. Ma per cominciare, la guerra che Kiev – e Washington – vogliono così ossessivamente vincere deve finire.

Pepe Escobar è a Donetsk su invito del progetto mediatico di base tedesca Europa Objektiv. Autore di Globalistan: How the Globalized World is Dissolving into Liquid War (Nimble Books, 2007), Red Zone Blues: a snapshot of Baghdad during the surge (Nimble Books, 2007), e Obama does Globalistan (Nimble Books, 2009). Può essere contattato a pepeasia@yahoo.com.

Tradotto da ComeDonChisciotte.org.

Il testo di questo articolo è liberamente utilizzabile a scopi non commerciali, citando la fonte comedonchisciotte.org e l’autore della traduzione FA RANCO.

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