Don Quijote de la Realidad. Ernesto Che Guevara e il guevarismo

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Don Quijote de la Realidad. Ernesto Che Guevara e il guevarismo – di Tiziana Barillà – ed. Bookabook – 2016, pagine 227, 16,00 €

recensione di Francesco Cecchini

Tu amor revolucionario te conduce a nueva empresa, donde esperan la firmeza   de tu brazo libertario.

Il tuo amore rivoluzionario ti spinge ora a una nuova impresa dove aspettano la fermezza del tuo braccio liberatore.

COMANDANTE CHE GUEVARA (Hasta Siempre).  Scritta da Carlos Puebla nel 1965 prima della partenza del Che per la Bolivia è la canzone sulle sue gesta più conosciuta nel mondo.

Ernesto Che Guevara è stato un Don Chisciotte che ha combattuto non contro mulini a vento, ma contro la realtà della povertà e dell’ingiustizia sociale. Vinse a Cuba, fu sconfitto in Congo Belga e assassinato in Bolivia. Il valore della sua esperienza non è stato però assassinato. Vive non solo nelle esperienze di lotta armata del MIR peruviano o dell’ELN di Camilo Torres, ma nei governi progressisti di Bolivia, Ecuador e Venezuela, nelle organizzazioni e movimenti che in Colombia lottano per la pace e nel bolivarismo attuale.   L’ autrice si chiede: “Come scrivere di Ernesto Guevara senza risultare ripetitiva o banale?” Molte sono le biografie di Ernesto Che Guevara, da quella romanzata del messicano Paco Taibo II, Senza perdere la tenerezza. Vita e morte di Ernesto Che Guevara, a quella del francese Pierre Kalfon, Il Che una leggenda del secolo che dicono influenzata da Regis Debray.

Rispetto a tante, il lavoro di Tiziana Barillà  risponde positivamente alla sua domanda, è originale. Dopo il suo assassinio a La Higuera, Bolivia, l’8 ottobre 1967 il Che diventò un mito. La sua immagine, la fotografia scattata da Alberto Korda, diventò un icona, anche commerciale, della nostra epoca.  Dalle pagine del libro di Tiziana Barillà emerge la caratteristica principale del Che. Secondo il marxismo rivoluzionario una delle caratteristiche dell’uomo nuovo è il suo altruismo rivoluzionario. La formazione e l’azione del Che in diversi contesti si fondarono su questo principio che fu il cuore della sua vita. Non contribuì solamente alla formazione di uomini nuovi, fu un uomo nuovo. Il suo costante internazionalismo proletario nella lotta contro l’imperialismo furono la più alta espressione di solidarietà che lo  portarono  lontano da proprie case e da persone che amava. Nemmeno l’asma di cui era gravemente ammalato gli impedì di essere un uomo nuovo. Il libro parla della formazione teorica di Ernesto Che Guevara che, oltre Marx, Lenin e Gramsci, lesse e studiò Trotskij e Mao Tse-tung, ma non fu né trotskista né maoista. La teoria e pratica fu rivoluzionaria e guevarista in relazione alla situazione del latinoamerica. Il Che iniziò a conoscere, studiarla e analizzarla fin dal suo primo viaggio attraverso questo continente.  Tiziana Barillà passa in rassegna, smontandoli, alcuni luoghi comuni su Che Guevara: il machismo, l’omofobia. Machista? La cultura machista era diffusa in Argentina, Guatemala, Messico, Cuba e Bolivia, ma il Che non fu assolutamente machista. Basta leggere la lettera alla figlia Hildita del 15 febbraio 1966.

Inoltre vengono elencati i suoi antenati politici: Simon Bolivar, José Martí, Emiliano Zapata, José Carlos Mariátegui. Forse la persona alla quale il Che assomigliò di più fu José Martí che fu il più grande dei cubani, creatore di un etica e di un pensiero che vivono ancora. Per decenni si dedicò con abnegazione alla libertà del suo popolo e della sua patria.  Viene riportato quasi alla fine  un documento, poco diffuso, ma fondamentale, il discorso di Algeri nel quale Guevara critica il socialismo reale e rilancia la necessità di un internazionalismo rivoluzionario.

Conclusione:  Don Quijote de la Realidad. Ernesto Che Guevara e il guevarismo va letto per conoscere, fuori da luoghi comuni, cliché e rappresentazioni iconiche, il personaggio storico e rivoluzionario Che Guevara.

Breve intervista a Tiziana Barillà. Due domanda politiche e due personali.

Per qualche tempo il guevarismo, per merito o colpa di Regis Debray è stato considerato erroneamente puro e semplice fochismo. Qual è la tua opinione sul valore attuale del guevarismo?

Piccola premessa italiana, perdonami ma la sento necessaria. La mia impressione è che, qui in Italia, il guevarismo non sia stato affatto considerato. Ti segnalo solo due manifesti, quello di CasaPound del 2009 e quello più recente dei giovani della Lega Nord. Come ci è finito lì il Che? È evidente che l’adattamento di Guevara a ciò che più ci aggrada (un santone, una leggenda, un brand per le occasioni) ha prodotto una tale confusione da generare l’ingenerabile. Detto questo, sono convinta che il guevarismo sia essenzialmente teoria-azione, un fil rouge che lo percorre costantemente: da rivoluzionario combatte, studia e propone una teoria rivoluzionaria, da dirigente politico attua i principi e i valori in cui crede. È un’azione pensata e consapevole, compiuta da un Uomo nuovo. Se dovessi semplificare, per sintetizzare, mi affiderei al concetto di trasparenza, di autenticità: quella qualità umana per cui un uomo dice ciò che pensa e agisce coerentemente con quanto detto. Quanto al fochismo, a cui ti riferisci, che la via guevarista per la liberazione sia la lotta armata non è un mistero. Ma l’obiettivo del mio libro è proprio quello di rivendicare la completezza, l’importanza e la fondatezza del guevarismo, proprie di un pensiero politico originale. Infine, per comprendere il marxismo nell’approccio guevarista è indispensabile tenere conto del nazionalismo dell’epoca, alimentato dallo tanto dallo stalinismo quanto dai vari movimenti di liberazione nazionale. Il suo marxismo si nutre e si alimenta di quell’internazionalimo libertario che in quell’epoca sembrava dover cedere il passo alla politica di stampo nazionalistico, quella della costruzione del socialismo in un solo Paese.

Secondo te, Tiziana, il subcomandante Marcos può essere considerato un Che dei nostri tempi?

Ho scelto di intitolare il mio lavoro Don Quijote de la Realidad perché ritengo che Guevara sia stato l’ultimo di una serie di “Don Quijote latinoamericani”, da José Martì e Simon Bolivar, a Mariategui, a Emiliano Zapata. Tutti accomunati dal donchisciottismo, fatto di primato del progetto sul potere, di rinuncia al potere fittizio e di sacrificio della stessa vita per il raggiungimento di un ideale. Nel mio “elenco”, però, il subcomandante Marcos non trova posto, e immagino che la tua domanda sia stata mossa dall’averlo notato. Marcos, a mio parere, non è portatore di un pensiero politico autentico, completo e originale. È uno zapatista come, in parte, fu anche lo stesso Guevara.

Qual è la tua opinione del crowfunding come stumento di pubblicazione, che evita l’autopubblicazione tout court o, peggio, quella a pagamento?

 L’aver rinunciato all’uso di gadget e premi (per evidenti motivi) ha di fatto trasformato il mio crowdfunding in una sorta di prevendita, di prenotazione pre-stampa. È stato un po’ come accertarsi che ci fossero un tot di lettrici e lettori interessati, tanti quanti la casa editrice ha ritenuto necessari per mandare in stampa. Pagare un editore per essere pubblicati? Ognuno è libero di scegliere, ma ho come il dubbio che in questi casi non è per i lettori che si pubblica.

Quali sono i tuoi programmi futuri di scrittura?

Ho avuto il piacere di seguire e trasformare in parole un altro libertario, un altro don chisciotte. Domenico Lucano è il sindaco di un paese in Calabria, Riace, conosciuto molto all’estero e abbastanza in Italia. Nel testo racconterò il suo “modello Riace” riportato spesso in modo riduttivo come mero modello di accoglienza (e non si tratta di sola accoglienza ai migranti, ma di un modello universale, di tutti) e, soprattutto, sarà una biografia politica e umana di Mimì, come viene chiamato dalle sue parti. Il libro sarà pubblicato entro l’anno, per Fandango libri.

Biografia di Tiziana Barillà

Tiziana Barillà nasce a Reggio Calabria nel 1979. Si laurea in Scienze Politiche all’Università di Messina. Si trasferisce da Reggio a Roma dove lavora come giornalista al settimanale Left, occupandosi di politica, migranti, lavoro, diritti umani. Oltre a essere una scrittrice.

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