Passano gli anni e le domande esistenziali e metafisiche restano sempre le stesse. Chi sono? Da dove vengo? Dove vado? Esiste Dio? Esiste una vita dopo la morte? Siamo artefici del nostro destino oppure dipende dal Fato? In che misura possiamo essere liberi? Perché ho incontrato certe persone nella mia vita e non altre? Perché mi è toccato nascere e crescere in questa città? Perché ho avuto questi genitori e questa famiglia? Perché mi sono innamorato di quella ragazza e che cosa aveva che non vedevo nelle altre? Dove finisce il passato? Cosa significa quella sensazione di déjà vu? Perché talvolta sospiriamo su quello che poteva essere e non è stato? Chissà chi sarei stato se avessi vissuto in un altro posto? Perché proviamo un senso di nostalgia a pensare a tutti i posti in cui non siamo stati? C’è un senso a tutti i paesaggi che abbiamo visto? C’è un senso a tutto questo? Ha un senso la nostra vita? Alle volte ci chiediamo come Battiato in Mesopotamia “che cosa rimarrà di tutte le impressioni che ho avuto in questa vita”? Queste domande non avranno mai una risposta definitiva, almeno fino a quando saremo su questo pianeta ed in questa realtà. Spesso queste domande cerchiamo di rimuoverle dalla mente. Cerchiamo distrazioni. Cerchiamo di pensare a cose futili, che fungono da diversivi. Cerchiamo di immergerci nella routine della vita di tutti i giorni: spesso giorni sempre uguali. Ma restano i tarli nella nostra mente. Le domande possono bussare all’improvviso alla nostra porta. Quando abbiamo una sensazione imminente di morte, quando siamo gravemente ammalati o in caso di lutto ritornano prepotentemente questi interrogativi ultimi. C’è anche chi ha una crisi mistica nella mezza età. Non possiamo nasconderci di fronte a queste domande. Ci sono religioni, filosofie, psicologie, scuole di psicoterapia che cercano di rispondere a questi interrogativi, ma non c’è niente di certo. Non ci sono certezze assolute, anche se alcuni si atteggiano a depositari assoluti della verità. Ci sono anche psicologi e psichiatri che analizzano l’inconscio collettivo, che pensano alle reincarnazioni dei loro pazienti o molto più realisticamente al transpsichico, cioè ai traumi dei soggetti causati dalla storia dei loro avi. Ad esempio per quanto riguarda il transpsichico una volta ho letto uno studio sui disagi psichici degli abitanti di Bronte correlati con il celebre massacro: in questo caso un fatto di sangue così grave condiziona ancor oggi gli abitanti di quel paese. C’è anche chi per fini terapeutici beve infusi di erbe allucinogene della foresta amazzonica. In questo caso si parla di “espansione della coscienza” per ricercare il proprio Sé. Di certo è uno stato alterato di coscienza. Di certo vengono scardinate “le porte della percezione”. Posso solo dire che alcune scuole di psicoterapia non trattano i pazienti come semplici casi clinici, si occupano empaticamente del loro vissuto e privilegiano la dimensione interpersonale: tutto ciò non è poco, hanno indubbiamente dei meriti. La scienza cerca di dare spiegazioni plausibili alle esperienze pre-morte, studia i correlati neurofisiologici dei religiosi in estasi mistica, degli sciamani, dei sensitivi in trance, dei santoni in meditazione, dei fachiri seduti sui chiodi. Restano molte cose inspiegabili. Un tempo mi chiedevo come facessero i preti a stare tutta la vita senza una donna. Una volta un sacerdote mi disse che si immaginava il paradiso come un orgasmo che sarebbe durato in eterno. Nel mio piccolo ho cercato invano di sapere i motivi per cui il mondo va a rotoli. Spesso però ci sfuggono le dinamiche del nostro io: immaginiamoci quelle del mondo! A mio avviso ha perfettamente ragione Calogero Trizzino: il mondo odierno globalizzato è dominato dalla sopraffazione, dalla competizione incessante, dalla precarizzazione dei rapporti lavorativi. Per molti filosofi è colpa della scienza o quantomeno delle sue applicazioni pratiche. Per Husserl, primo tra tutti, gli uomini di scienza vogliono quantificare e matematizzare tutto. La stessa psicologia vuole misurare le qualità della psiche. Si tratterebbe allora di “ritornare alle cose”, al “mondo della vita”, cogliendo le essenze della realtà, grazie alla epochè, cioè ad una sospensione del giudizio. Per Husserl noi esseri umani siamo in grado di avere intuizioni eidetiche. Possiamo percepire una melodia invece delle singole note. Una melodia è una essenza ad esempio. Comunque a riguardo consiglio di leggere il volume “Il ponte di Edmund” scritto da Giancarlo Villa. Per Wittgenstein se anche tutti i problemi scientifici fossero risolti dagli uomini il senso dell’esistenza sarebbe ancora un enigma da svelare. Alle volte mi chiedo se alcuni filosofi siano ossessionati dalla scienza e se l’abbiano a morte con il progresso scientifico. Forse il progresso scientifico non è responsabile dei mali del mondo ma solo del declino dell’umanesimo. Oppure forse hanno ragione e dietro al progresso si cela il nulla. Forse il progresso è la maschera del nulla. Ma nessuno è certo di niente a questo mondo. Sono state fatte le ipotesi più disparate. Forse l’umanità è al punto di non ritorno. Di certo la realtà virtuale, il web sono fughe dalla realtà o quantomeno evasioni di noi uomini occidentali. Ma internet è come una Flatlandia bidimensionale e la realtà quotidiana ha almeno quattro dimensioni. La società consumistica attuale è basata su: creazione di falsi bisogni(Marx); ipnosi televisiva di massa(McLuhan) per indurre all’acquisto e per diffondere mode e stili di vita; mass media, internet e il sesso usati come armi di distrazione di massa per distogliere le persone dai veri problemi(Chomsky); l’obsolescenza programmata. Se la maggioranza iniziasse a pensare e a chiedersi cosa è necessario il sistema imploderebbe. Da questo punto di vista ha ragione Franco Del Moro quando scrive che i mass media ci propinano come modello la società nordamericana. Ma probabilmente la New Age o il buscare ad Oriente non sono la panacea di tutti i mali. Jaspers paragonava la situazione dell’uomo moderno ad un naufrago su una zattera in pieno Oceano. Non sappiamo cosa fare né dove andare. Abbiamo perso l’orientamento. Forse si tratta solo di sopravvivere. Per Monod, che era uno scienziato, l’uomo è uno zingaro ai margini dell’universo. Abbiamo bisogno di un cambiamento di rotta, ma lo ritengo alquanto improbabile perché non c’è una presa di coscienza dei governanti ed i popoli sono inermi. Lo hanno già scritto in molti che la follia individuale è rara, ma la follia collettiva è molto frequente. Non c’è bisogno di essere un biologo, un economista, un ambientalista, un medico per capire che stiamo andando verso l’abisso. Bisognerebbe dimostrarsi lungimiranti e responsabili, pensando soprattutto al futuro delle nuove generazioni. Naturalmente anche queste sono cose trite e ritrite, che per ora restano lettera morta perché l’umanità continua per inerzia a comportarsi e a vivere allo stesso modo.
Domande esistenziali e metafisiche…
Autore originale del testo: Davide morelli
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