Dollari e mercenari: gli Usa spingono Kiev alla guerra

per mafalda conti
Autore originale del testo: italintermedia.globalist.it
Fonte: italintermedia.globalist.it
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Il comandante dell’esercito degli Stati Uniti in Europa, il generale Ben Hodges, ha visitato Kiev la scorsa settimana annunciando l’arrivo in Ucraina di membri della US Army e di “istruttori militari”, mentre da molte parti vien segnalata la presenza di mercenari della “Blackwater”. già adoperata in Iraq e di funzionari CIA . Washington ha inolte stanziato fondi e questa situazione autorizza il premier, Arseniy Yatsenyuk a dire pubblicamente che fra breve il governo sarà pronto a “ripulire”il Donbass.  Ormai sembra continuare a farsi strada una visione secondo cui il campo di battaglia può essere il solo punto di svolta.

La situazione di stallo in cui le forze delle due parti sembrano trovarsi nelle regioni dell’Est secondo i teorici della guerra “deve subire un un cambiamento significativo in un modo o nell’altro” anche se finora le operazioni belliche hanno fatto segnare un vantaggio soprattutto per i filorussi. Questo però non significa che sarà sempre così: i ribelli per esempio sono riusciti a tutto questo tempo per mantenere l’aeroporto di Donetsk, dove i combattimenti per l’aeroporto si sono succeduti con esiti variabili. Il complesso è stato perduto e riconquistato più volte ed in questo senso, l’aeroporto si è trasformato in simbolo di successo o di sconfitta militare e o il fallimento. Tuttavia, la città di Donesk rimabe obiettivo insostituibile, e per questo è stata ripetutamente bombardata con armi pesanti.

Nel caso di Kiev, con il concorso attivo degli Stati Uniti sta passando il progetto di effettuare una pulizia etnica anche nelle regioni dell’Est, ripetendo quel che l’America fece in Croazia con Tudjman aiutandolo a espellere i serbi di Krajina. Anche nel Donbass insomma si starebbe preparando un'”operazione Tempesta” che funga da trampolino per un facile rimbalzo verso il confine con la Russia.

Un altro importante luogo di scontri delle ultime settimane è diventato Dobalceve, colonna vertebrale del trasporto ferroviario Donetsk-Lugansk: all’inizio di questa settimana le forze federaliste hannip insistentemente cercato di chiudere il cerchio cingendo d’assedio Dobalceve, la ferrovia Donetsk-Lugansk diventerebbe fattore di omogeneizzazione in un “Donbass liberato” spezzato in due parti ma è ancora incerto se Dobalceve è caduta.

La questione di Mariupolinfine non è chiara: i Federalisti sono stati in grado di prendere sotto il controllo il territorio nella vasta area lungo il confine con la Russia per una lunghezza di 300 chilometri.Mariupol, tuttavia, è una città industriale con mezzo milione di abitanti ed ha un importante il porto sotto il controllo di Kiev. A tenerla sono reparti dell’ estrema destra, essenzialmente del tristemente noto “Battaglione di Azov” , un gruppo che fu essensiale nel rovesciamento di piazza Majdan, e dopo nella guerra con i federalisti.

 Negli ultimi giorni, ci sono state diverse salve di armi pesanti sparate contro zone periferice di Mariupol e le parti in conflitto per ora si accusano l’un l’altra. La presunzione che siano arrivate da parte filo-russa ha causato la reazione dell’Occidente che adesso mira ad estendere le sanzioni. Alla Russia viene chiesto di fermare la fornitura di armi alle popolazioni separatiste e di chiudere il confine. Comunque, per ora, i federalistihanno sospeso l’ offensiva su Mariupol e non si può escludere che sia stata Mosca a consigliare moderazione da Mosca. Tuttavia, la città e il porto sono un punto chiave strategico per il Donbass, ed è difficile immaginare che il tentativo di prendere Mariupol possa cessare. Mariupol è l’unica porta per accedere alla Crimea dalla terraferma e se rimanessse controllato l’Ucraina l’unità di un Donbas “federale” sarebbe parzialmente compromessa. potrebbe essere abbastanza logica territoriale snella “federale” Donbass. E soprattutto la Crimea diventerebbe da difficile da difendere, nel caso in cui a Mariupol i padroni di casa fossero Kiev e NATO.

 Il confronto militare e strategico oggi dunque si svolge su fronti : l’aeroporto internazionale di Donetsk, l’offensiva per l’accesso a Dobalceve ed il porto di Mariupol. Ma se da un lato tutto appare chiaro, dall’altro si ha l’impressione che su entrambi i fronti piani e progetti non siano stati ancora completati. I separasti d’ Oriente puntano ad un’Ucraina federale Ucraina, e tale richiesta gode di un forte sostegno da parte della Russia. Una unità federala nell’ Ucraina orientale, strettamente dipendente dalla Russia, sarebbe solo una debole consolazione per il fatto che la NATO non giunga proprio al confine con la Russia, tuttavia, un accordo fra Kiev ed i federalisti appare impossibile a meno che la questione territoriale e della demarcazione fra le due entità non venga risolti prima che sul campo di battaglia. In guerra qualcuno vince, e il confine sarà sulla linea in cui le truppe che avanzano verranno fermate da una resistenza insormontabile.

L’illusione che la controversia potesse essere risolta la diplomazia era appunto un’illusione, per qualche mese la diplomazia ha mascherato l’ impotenza militare per la quale né Kiev né gli avversari, ciascuna parte per le proprie ragioni, non ha il potere di superare in modo significativo la linea di demarcazione attraverso il combattimento.

La novità della situazione odierna è che oramai si è cominciato a ragionare in termine prebellici: il generale Ben Hodges nella visita della settimana sciorsa e ha annunciato l’arrivo a Kiev di membri della US Army e istruttori militari. Ufficiali degli Stati Uniti inizieranno a preparare e, in collaborazione con i funzionari governativi militari di Arseniy Yatsenyuk, un piano di intervento (ovvero di “pulizia) nelle regioni orientali. L’amministrazione Obama ha stanziato decine di milioni di dollari di primi fondi per questa preparazione, gli americani stanno addestrando soprattutto la Guardia Nazionale ucraina nel poligono di Javoriv, nei pressi di Leopoli. La Guardia recluta volontari, in maggioranza della destra russofoba, chiamati a sostituirsi ad un esercito regolare nel quale è apparsa evidente la scarsa volontà di partecipare alla guerra civile. Prima di entrare degli istruttori dell’esercito USA in Ucraina hanno già cominciato a lavorare i “mastini della guerra” mobilitati dalla società “Blackwater Iraq, Afghanistan e Pakistan. Entrambi pagati da Washington.
La questione ormai è soltanto quanto tempo passerà prima che il governo di Arseniy Yatsenyuk si dica pronta a “ripulire” il Donbass, e come reagirà Mosca. Intanto anche l’Italia comincia ad essere toccata sia pure marginalmente da questo clima di guerra aperta: due caccia “Eurofighter 2000 ” dell’Aeronautica Militare italiana schierati a Siauliai, in Lituania, si sono alzati in volo ieri ed hanno intercettato e scortato un aereo russo che volava sul mar Baltico vicino allo spazio aereo Nato, con pericolo di sconfinamento.Più probabilmente, si trattava di un velivolo che stava compiendo una sortita sul Mar Baltico.

L’intervento di ieri ha segnato la prima missione da parte dei caccia italiani contro aerei russi, nel contesto del ruolo che dal primo gennaio l’Aeronautica Militare Italiana ha assunto nelle attività internazionali di controllo dello spazio aereo Nato per intercettare eventuali velivoli-spia .

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