Distruggere l’individuo

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: John Rappoport
Fonte: www.anticorpi.inf
Url fonte: http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=14266

Filosofia

quintopotere

di John Rappoport

Quel che è finito è l’idea che questo grande paese sia votato alla libertà e prosperità di ogni individuo che viva in esso. E’ l’individuo che è finito. E’ il singolo, solitario essere umano che è finito. E’ ognuno di voi là fuori, che è finito. Perché questa non è più una nazione di individui indipendenti; è una nazione di circa 200 e passa milioni di transistor, deodorati, sterilizzati, più bianchi-del-bianco, totalmente inutili come esseri umani e sostituibili come bielle! 

dal film Network (Quinto Potere)

Ma questo è solo un film. Che senso avrebbe perderci il sonno? Basta uscire, andare a teatro, sedersi in platea per un paio di ore, e pensare ad altro.

Ormai da diversi anni scrivo del declino dell’individuo. Della catastrofe. Ogni volta che scrivo un articolo su questo argomento ricevo molti suggerimenti. Dovrei tornare indietro e rileggere Marx. Ho bisogno di comprendere la differenza tra comune, comunitario, comunità, comunista. Dovrei informarmi meglio sulle imprese di proprietà dei lavoratori. E che dire della psicologia sub-cerebrale trans-sostanziale algoritmica trans-personale? E i pigmei dove li metto? E l’ego? il Super ego? L’Es?
Apprezzo queste e altre osservazioni, ma il mio intento è parlare del singolo, l’individuo al di là di ogni costrutto, della cittadinanza, dell’appartenenza, al di là della sociologia o antropologia o archeologia.
L’individuo è contemplato in diversi documenti politici, tuttavia i diritti dell’individuo non sono sanciti da documenti politici, così come non provengono da documenti politici il coraggio o l’immaginazione.
Ho descritto l’enorme psyop progettata per fondere l’individuo in una sorta di inconscio indistinto. Tale operazione psicologica di massa si regge sulla ripetizione di parole come: unità, amore, cura, comunità, famiglia. E su frasi come “siamo tutti sulla stessa barca.”
L’individuo è costantemente descritto come: solitario, outsider, egoista, avido, disumano, meschino, e perciò meritevole di scomunica, di esilio dal grande corpo dell’umanità.
Ecco a voi, espresso nella solita prosa, un concetto assai diffuso della grande psyop: “Non possiamo più permetterci il lusso di pensare a noi stessi come individui. La posta in gioco è troppo alta. Infine, dobbiamo realizzare tutti insieme che la nostra presenza su questo pianeta è un’esperienza condivisa. La decimazione delle nostre risorse attraverso l’odio e la divisione, la negazione dell’amore e della comunità, la fredda avidità a scopo di lucro, l’intera gamma di ingiustizie sociali e politiche – tutto questo può infine essere ricondotto alla singola persona che rifiuta di unirsi al resto dell’umanità … ”
Vi sembra un manifesto valido? Ebbene, invece è un inganno finalizzato a provocare l’estinzione dell’individuo. E una volta che tale estinzione avrà luogo, la collettività, gestita dai principi globalisti, otterrà via libera per il controllo della Terra a discapito del resto di noi. E le crudeltà odierne saranno nulla in confronto a ciò che ci si prospetterà.

“Quando le speranze ed i sogni si sciolgono nelle strade è bene che i miti spranghino porte e finestre e si nascondano fino a quando l’ira non sarà passata. Poiché vi è spesso un’incongruenza mostruosa tra le speranze, per quanto nobili e tenere, e l’azione che ispirano. E’ come se fanciulli inghirlandati annunciassero i quattro cavalieri dell’apocalisse. Tanto meno l’uomo è in grado di perseguire l’eccellenza per se stesso, tanto più egli è pronto a rivendicarla per la propria nazione, la propria religione, la propria razza, o la propria santa causa … L’unità collettiva non è il risultato del fraterno amore dei fedeli verso il loro prossimo. La fedeltà del vero credente [che rinuncia a se stesso] sarà consacrata al gruppo – la chiesa, il partito, la nazione – e non al suo compagno credente. La vera lealtà tra gli individui è possibile solo in una società libera o relativamente libera.”
Eric Hoffer, Il Vero Credente – 1951

Un momento. Non è messa giù un po’ troppo dura? Non vi sembra una visione troppo ‘critica e pessimistica’? Che fine ha fatto lo share-and-care cosmico che dobbiamo diffondere insieme come burro nell’universo? Voglio dire, Eric Hoffer fu un grande scrittore, ma fu anche un lavoratore, scaricatore di porto per tutta la vita, degno di grande ammirazione; tuttavia i profeti di oggi sono tutti sintonizzati sull’idea che l’Unità ci salverà certamente, con la stessa certezza con cui un tostapane espelle il pane tostato appena è pronto … dico bene?
In qualche campus universitario del mid-west un ragazzo di 19 anni con gli occhi pieni di speranza e di ottimismo, sta studiando scienze politiche. Il suo professore è impegnato ad elencare il catalogo delle oscene ingiustizie che si consumano in lontane regioni del pianeta. Il ragazzo è mosso dalla volontà di sostenere la causa. Allora il suo professore gli fornisce informazioni su un gruppo umanitario che gestisce le operazioni in Africa. Il ragazzo corre ad iscriversi a quel gruppo. Non sa che l’ente umanitario per cui ha deciso di lavorare in Africa ha legami con l’USAID, che a propria volta è una facciata della CIA. La vera missione, ignota a gran parte o all’interezza dei suoi membri è di raccogliere informazioni da usare per finalità di intelligence.
Sotto la bandiera della giustizia, della solidarietà, della speranza e dell’unità dei popoli, la missione umanitaria sta appoggiando la CIA nell’organizzazione di ‘forze ribelli’ artefici di omicidi e attentati in funzione di un colpo di stato politico. Il colpo di stato apre la strada a nuovi accordi con l’elite multinazionale che entra in scena e saccheggia le risorse naturali e la manodopera a livelli inauditi.
Cinque anni dopo il ragazzo lascia l’associazione umanitaria e torna negli USA. Si sente confuso, per cui si mette alla ricerca di un nuovo gruppo entro il quale fondersi. Ormai è stato agganciato… L’ingenuo ha svenduto la propria esistenza indipendente. Questa è la chiave.
Pensate ad alcune delle esternazioni dei nostri ultimi, patetici presidenti. Bush Sr.: Kinder, Gentler, Clinton: Provo il tuo dolore. Bush 2: Nessun bambino sarà lasciato indietro; Obama: Siamo tutti sulla stessa barca. A giudicare a posteriori le azioni omicide di questi presidenti, è chiaro che l’intento fosse usare l’idea di unità e solidarietà come copertura per le solite imprese oppressive.
Obiettivo finale? Causare l’estinzione dell’individuo; presentarlo come un costrutto inutile, pericoloso e superato. In tal modo ogni reale utilità proveniente dalla cooperazione tra individui svanirà, perché la gente assumerà la forma di un gigantesco blob cosmico fatto di armonia robotica.
Gli artisti hanno denunciato il pericolo di tutto questo. Ma i loro cosiddetti ‘fan’ cambiano le carte in tavola: “Oh, sì, era un meraviglioso scrittore. Frainteso, naturalmente, tuttavia coraggioso di fronte all’idea del rifiuto totale.” Il solito sproloquio. Il punto è che questi fan tendono facilmente a scordare ciò che i loro autori preferiti hanno realmente scritto.
Ecco un altro brano scritto da un outsider che fu sempre ben contento di restarne fuori. Per alcuni fu un eroe; per molti altri una calamita di insulti.

“Un ufficio basa la sua operatività sul principio controproducente di creare necessità che giustifichino la propria esistenza. La burocrazia è sbagliata, è come un cancro, un allontanamento dalla evoluzione umana basata su infinite potenzialità, differenziazione e azione spontanea e indipendente, verso il parassitismo di un virus … Gli uffici muoiono con il crollo dello Stato. Sono impotenti e incapaci di un’esistenza indipendente come una tenia o un virus che non sopravvive al proprio ospite.”

“Sparano e poi pretendono di sottrarre le pistole a quelli che non sparano. Sicuro come l’inferno che non vorrei vivere in una società in cui le uniche persone autorizzate all’uso di armi da fuoco fossero la polizia e l’esercito.”

“Semplicemente non c’è più spazio per vivere una vita libera dalla tirannia del governo, in quanto ormai gli abitanti delle città dipendono da essa per cibo, energia, acqua, trasporti, protezione, benessere. Il diritto di vivere dove si vuole, con compagni di propria scelta, ai sensi di leggi a cui si è deliberatamente scelto di aderire, è morto nel XVIII secolo con il Capitano Mission. Solo un miracolo o un disastro potrebbe ripristinarlo.”

L’autore? William S. Burroughs. Ma non preoccupatevi, era pazzo. Certo che lo era. Non professava fedeltà assoluta alla massa dell’umanità. Non si prostrava davanti al ‘bene più grande.’ Non predicava l’unità e la solidarietà. Era un individuo. Pertanto, era obsoleto. Solo un caro ricordo di un tempo ormai cancellato dalla mente. Ora siamo tutti impegnati a ballare e marciare insieme al ritmo delle psyop.
Ecco un’altra psyop culturale: la distorsione dei concetti di denaro e libero mercato.
La psyop procede come segue. Fare soldi è un evento religioso paragonabile alla venuta di Gesù o del Grande Buddha. In effetti, non è proprio il periodo natalizio quello in cui i consumatori si scatenano?
Una vita sensata è una vita in cui si usa il registratore di cassa; qualcosa di talmente poetico da fare impallidire d’invidia Shakespeare. Non importa cosa sia; se vende deve essere qualcosa di buono; deve significare qualcosa di profondo. Una boccetta di smalto, un nuovo giocattolo di plastica, un piccolo robot che canta le canzoni sono al livello di Walt Whitman, Michangelo e Bach perché vanno a ruba. Bill Gates e Warren Buffet sono dei geni, perché le loro aziende hanno fatto miliardi. Deve essere così. La gente che ha realizzato il film Goofy Bird III, blockbuster estivo, incarna i Chaucers del nostro tempo; lo ha dimostrato il botteghino.
Quale prodotto rende più soldi di qualsiasi altro? La guerra. Pertanto, Gesù indossava un abito bianco per svago, giocava a golf con i generali e mercanteggiava in armamenti.
Se un giovane di oggi vuole esprimere la sua reale individualità e riscuotere successo senza temere il fallimento, i due campi in cui entrare sono il bellico e il bancario. Me lo ha detto mio padre. E’ l’apoteosi d’America …
L’autore Paddy Chayefsky, nel film Network esprime il concetto piuttosto bene:

“Tu sei un vecchio che pensa in termini di nazioni e popoli. Non esistono nazioni. Non ci sono popoli. Non ci sono russi. Non ci sono arabi. Non ci sono terzi mondi. Non c’è l’Ovest. C’è solo un sistema fatto di sistemi, un vasto e immane, intrecciato, interattivo, multi-sfaccettato, multi-nazionale dominio di dollari, petro-dollari, elettro-dollari, reichmarks, rins, rubli, sterline, e sicli. E’ il sistema monetario internazionale che determina la totalità della vita su questo pianeta. Questo è l’ordine naturale delle cose oggi. Questa è la struttura atomica e sub-atomica e galattica delle cose oggi! E se ti metti di traverso alle forze della natura, devi espiare!”

Salute al collettivo gestito dal vertice. Ah, ma come dicevo, Network dopotutto è solo un film. Chi se ne frega degli artisti americani? Hanno bisogno di monumenti e borse di studio qua e là, se sono ancora vivi, ma chi vuole prenderli sul serio? Sono solo degli … individui. A chi interessa mantenere l’individuo libero, indipendente, creativo e vivo? Qualsiasi cosa abbiamo bisogno di imparare possiamo apprenderla ascoltando i corsi per corrispondenza.
Ecco un altro brano tratto dall’opera di un artista americano. Non è molto politicamente corretto. Voglio dire, come osa!:

“Domani potrebbe giungere la fine del mondo. Domani potrò cantare in paradiso sulle rovine fumanti del vostro mondo-città. Ma stasera voglio pensare ad un uomo, un individuo solitario, senza nome o paese, un uomo che stimo perché non ha assolutamente niente in comune con te, cioè ME STESSO. Stasera mediterò su ciò che io sono.”
Henry Miller, Black Spring – 1936

E sentite questa, dal più celebre poeta americano! Ha scritto proprio questa cosa?

“Io celebro me stesso, e canto me stesso / E ciò che io assumo voi dovete assumere / Perché ogni atomo che mi appartiene appartiene anche a voi / Io ozio ed esorto la mia anima / mi chino e ozio a mio agio osservando un filo d’erba estiva / … Credi e scuole in sospeso … andrò sul pendio presso il bosco,  sarò senza maschera e nudo … ”
Walt Whitman, Song of Myself, I, II, VI e LII.

Una celebrazione del sé e della sua illimitata espansione?
E questo è il nostro grande poeta?
Dev’esserci qualcosa di sbagliato.
Sì, è sbagliato l’individuo, il sé di questi artisti – troppo disordinato, troppo irregolare, troppo imprevedibile, troppo complesso per adattarsi a uno schema futuro in cui dovremo essere tutti confusi in un ordine cosmico. No, l’individuo, il sé, deve essere modellato e scolpito così che tutti possano fondersi insieme in una illuminazione semplificata.
Ecco un altro brano a firma dell’autore universalmente acclamato Herman Melville (Moby Dick), che sporge dalla grande massa uniforme del pensiero collettivo:

“E’ la grande verità su Nathaniel Hawthorne. Egli dice NO! nei tuoni; ma il diavolo non può fargli dire sì. Per tutti gli uomini che dicono sì, egli mente; e tutti gli uomini che dicono no perché sono nella felice condizione di giudiziosi, leggeri viaggiatori in Europa; attraversano le frontiere nell’Eternità con nient’altro che un sacco a pelo, cioè il se. Mentre i signori del sì viaggiano con mucchi di bagagli al seguito, e, accidenti a loro! non riusciranno mai a passare attraverso la Custom House. ”

Non vi è alcun dubbio; Questi individui sono troppo spinosi, troppo diversi dalla massa – e diversi tra loro. Come possiamo costruire un mondo di unità e di illuminazione unica se li lasciamo dentro? Dobbiamo cancellare la memoria della loro esistenza. Dobbiamo ridurre lo spazio e il tempo, lasciarli fuori e allestire una nuova continuità che accetti solo desideri che implichino un lavaggio del cervello in funzione dell’armonizzazione collettiva.
Sì. Questo è quanto. Poniamo tutti di fronte ad una decisione obbligata. O stiamo ‘tutti insieme per sempre’, oppure il denaro resterà il dio supremo del tempo e dello spazio. Queste sono le uniche opzioni. Entrambe appiattiscono l’anima e la conducono verso un’interminabile giornata grigia.
L’individuo deve essere messo in esilio permanente. Non riusciamo neanche a dire cosa sia. Non riusciamo a definirlo. Non possiamo tenerlo all’interno dei confini. Non possiamo sapere cosa farà. A volte è sotto, a volte è sul lato. A volte abbraccia tutto il cosmo, a volte è solo in una stanza. Il nuovo mondo non può includerlo. Per amor della gloria che verrà, deve essere fatto fuori.
La Grande Psyop ha parlato.
Quindi, vedete, quando si tratta di libertà, non mi riferisco a file e file di persone in marcia verso una medesima direzione, gran parte delle quali procedono allineate, e un paio di esse che si perdono per abbandono e dispersione. Non sto parlando di un miliardo di androidi, di cui qualche migliaio risulti difettoso. Non parlo di androidi o file di dimostranti. Parlo del Se. Dell’individuo, il quale prescinde qualsiasi immagine coordinata, qualsiasi noiosa idea su ciò che ogni essere umano dovrebbe essere.
Non mi importa se si sceglie di vivere in un monolocale a New York o in una comune della Georgia. Non mi importa se si sceglie di votare repubblicano, democratico o il partito di Lucifero. Non mi importa di alcuna di queste distinzioni, perché ognuna di esse è il prodotto di qualche idea orrenda e mutilata, essiccata e rimpicciolita rispetto a ciò che è il Se, in primo luogo.
“Beh, alla fine siamo davvero tutti uguali, quindi le scelte compiute da una sinola persona non sono così importanti …”
Saremo davvero tutti uguali il giorno in cui il grande sipario dovesse calare sull’individuo, la sua psiche, la fantasia e l’audacia. Sì, quel giorno saremo davvero tutti uguali. Quel giorno non importerà più ciò che l’individuo penserà o farà, se andrà a destra o a sinistra o resterà nel mezzo.
Ma la verità è che siamo tutti diversi, sorprendentemente diversi. Così diversi che se ognuno di noi potesse esprimere se stesso in un arco di tempo abbastanza lungo, il mondo diventerebbe un luogo completamente diverso.
L’individuo, il Se, non è solo un pò diverso o moderatamente diverso o molto diverso. L’individuo è una rivoluzione a se stante, un rivoluzionario respiro di vita.
Esso può diventare ed identificarsi con qualsiasi altra cosa o creatura dell’universo – o può non farlo. Può pensare con diciassette cervelli e camminare su otto zampe, se vuole. Può distruggere tutte le forme di schiavitù – soprattutto quelle che lo imprigionano personalmente. Può amare e odiare. Può sperimentare e creare emozioni mai nemmeno sognate. Può ballare con gli angeli sulla testa di uno spillo o andare alla deriva oltre le stelle.
Esso sa che la libertà è reale, e non ha il minimo interesse a interferire con la libertà di qualcun altro.
Questo è l’unico compito che dovrebbero assolvere i movimenti politici e sociali: creare abbastanza libertà per l’individuo, ogni individuo, in modo che possa, se vuole, diventare ciò che è, vale a dire inventare la sua esistenza in accordo con la propria feconda immaginazione. E non sarebbe una copia di chiunque altro. Neanche lontanamente.
Trascorso del tempo, nascerebbe qualcosa di sorprendente.
Conosco molte persone convinte di essere già libere e di vivere la vita che desideravano. Questo è assurdo. A livello superficiale, può essere vero. Ma oltre questo livello esistono oceani di potenziale espressione e invenzione che non hanno nemmeno iniziato a comprendere. Se per ‘essere liberi’ intendono il fatto di non essere costretti da forze esterne, ma allo stesso tempo essere bloccati e tesi come tamburi dall’interno, allora sì, sono liberi, e buona fortuna a loro.
In questo saggio ho citato alcuni artisti perché volevo dare il senso di come siamo diversi gli uni dagli altri. Ciò non significa che non possiamo colmare il divario; naturalmente possiamo. In realtà, farlo diventa molto più facile quando ognuno di noi parla con una voce discorde dalla ‘saggezza’ sfornata da questa sorta di scherzo che è la società in cui viviamo attualmente.
La fusione definitiva di tutte le cose è un mito e una favola; una favola supportata da persone che non si sono mai avventurate fuori dal coro per scoprire la propria voce.
Se fosse vero, allora perché denunciare i crimini del cartello medico, della Monsanto, dell’attività corrosiva della televisione? Perché preoccuparsi di tutto questo? Perché IO sostengo i movimenti autentici che intendono mettere fine a questi crimini. Le mafie di questo mondo stanno lavorando per ottenere il maggior controllo possibile … cosa che in definitiva significa una guerra contro la libertà di ogni individuo. E allora bisogna scrivere dell’individuo e del suo enorme potenziale esistenziale non sfruttato.
Quando l’uniformità robotica di tutti gli individui viene venduta come meravigliosa unità, questo fatto deve essere sottolineato. Quando milioni di persone si lasciano convincere che unicità = uniformità = unità, concetto più orwelliano di Orwell, allora è necessario che questo fatto sia sottolineato.

Versione originale:

 Fonte: jonrappoport.wordpress.com

Link: http://jonrappoport.wordpress.com/2013/05/27/the-attempt-to-destroy-the-individual/

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