di Alfredo Morganti – 28 agosto 2015
Quando Renzi ha tirato fuori la genialata degli 80 euro distribuiti a casaccio (a casaccio, dico, rispetto alle effettive condizioni di reddito familiare e in barba a ogni più elementare forma di equità sociale, ma non a casaccio rispetto alla scadenza elettorale) fu detto, dai più avveduti, che si trattava di soldi (pubblici e pure tanti) buttati via alla cieca, che non avrebbero mai prodotto nulla di concretamente rilevante e di stabile sul piano della crescita dei consumi e del PIL. “Gufi, sciacalli” rispondevano dal governo e nei tweet fatti cinguettare in rete dai militanti renziani.
Quando si decisero degli sgravi fiscali (molto onerosi per i contribuenti) per rilanciare l’occupazione (sgravi, regalìe, non investimenti) i soliti più avveduti dissero ancora che quei soldi non avrebbero rilanciato un bel nulla, tanto meno il lavoro. Così è stato, e i dati Istat oggi parlano da soli. Non basta. Il governo fece anche la battaglia per il Jobs act, ché sarebbe stato, a dire di Renzi e Poletti, il vero provvedimento sblocca assunzioni. In effetti le tutele del lavoro furono ridotte pesantemente, ma con conseguenze nulle sul piano dell’incremento occupazionale. Il combinato ‘sgravi’ più jobs act sta producendo soprattutto ‘stabilizzazioni’, la trasformazione di contratti precari in contratti stabilmente precari, diversamente precari, quelli a tutele crescenti, per di più minacciati dalla futura mannaia dello stesso jobs act. Be’, oggi sappiamo che il governo aveva ‘toppato’ un’altra volta: i dati Istat e del Ministero raccontano una ‘stagnazione’ anche del mercato del lavoro (e tralascio la polemica sui dati sbagliati, nonché la retorica governativa costruita su questi numeri falsi: stanno anche distruggendo la credibilità di tutte le istituzioni).
Riassunto. Abbiamo ‘buttato’ dei soldi dalla finestra (miliardi e miliardi di euro, non arachidi) senza altro effetto che la misera propaganda governativa (la regalìa elettorale degli 80 euro e i provvedimenti sul lavoro hanno fatto il solletico alle famiglie davvero bisognose e prodotto solo minori tutele – e si sa che un lavoro meno tutelato indebolisce non solo i lavoratori, ma l’economia e, dunque, gli stessi imprenditori che credono di guadagnarci). Ah, nel frattempo c’è stata anche la “buona scuola”, ma in tal caso alla didattica non è andato un euro, e gli effetti di questo nuovo casino li vedremo solo nei prossimi mesi.
Morale. Il pallone Renzi in questi mesi ha prodotto solo aria. Annunci, tweet, numeri strampalati. C’è stata una politica di destra denominata di sinistra. Sono stati enunciati Grandi Obiettivi poi declassati a piccoli obiettivi, minimi, insignificanti oppure passati addirittura sotto silenzio. Semplice politicismo renziano che è stato presentato come strategia di governo. Grandi orizzonti che, alla lunga sono apparsi per quello che erano davvero, ossia spazi angusti, ristretti, soffocanti, senza futuro. Un patrimonio di consenso che è stato bruciato in pochi mesi come denaro in borsa. Un elettorato disorientato e rimescolato, forse senza più identità politica. D’altronde Renzi appare sempre più come uno scommettitore, uno che specula sui listini, uno che vuole raccogliere subito il proprio premio elettorale, non un uomo di Stato dai tempi lunghi e dai solidi intenti. Magari fosse stato almeno un giocatore di poker, quelli che i bluff li sanno giocare. Lui no. Poi dice che la colpa è dei gufi.