Diario di un consigliere comunale di sinistra a Genova

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Luciovalerio Padovani

L’assemblea delle iscritte e degli iscritti a Sinistra Italiana di Genova che si e’ svolta venerdì 17 marzo ha approvato un ordine del giorno sulle elezioni comunali: “L’assemblea di Sinistra Italiana di Genova considera esaurita la coalizione di centrosinistra che ha governato la città con il Sindaco Doria – scrivono nel documento – che, al di la dei suoi meriti ed errori, ha visto spegnere le speranze che aveva suscitato a causa del soffocamento progressivo prodotto dal PD e dall’accettazione acritica delle politiche di stabilità di bilancio”.

Ho rubato dal diario facebook del consigliere comunale di Genova  Luciovalerio Padovani le sue riflessioni che spiegano, meglio di tanti commenti, lo stato della sinistra in Italia:

23 marzo 2017

Non per gettare benzina sul fuoco della polemica, ma il problema non è affatto il nome del candidato sindaco ma la fine di un’esperienza politica (il centrosinistra) che con l’ulivismo aveva aperto una stagione di speranze che si è chiusa miseramente a causa della crisi e del renzismo (e forse anche della vocazione maggioritaria del veltronismo), ci siamo prestati per un quinquennio a fare i “curatori fallimentari” di un sistema di potere corporativo e clientelare ormai non più sostenibile, non siamo riusciti a riformare la struttura amministrativa e abbiamo fatto molto poco sulla partecipazione. Domani, se tanto mi dà tanto (e le prime avvisaglie ci sono già), ci toccherà anche tagliare i servizi sociali perché sarà difficile tenere l’investimento (per quanto Genova sia al quattordicesimo posto tra le quindici più grandi città italiane in quanto a spesa), il tutto mentre povertà, precarietà e diseguaglianze aumentano esponenzialmente e per contrasto i sistemi di protezione (pensioni, sanità, welfare) si indeboliscono progressivamente. Sono in discussione i diritti fondamentali e l’idea stessa di cittadinanza. Bene questa responsabilità non ho intenzione di prendermela, ci vuole una svolta radicale delle strategie con cui si affronta la crisi e devono cambiare in profondità le politiche nazionali, altrimenti chi amministra a livello locale diventa oggettivamente complice e si trova a condividere politiche non sue (magari cercando di “moderarne gli effetti”), credo che sia più dignitoso, più onesto e più coerente in queste circostanze mettersi all’opposizione e lavorare per costruire una proposta politica alternativa ed un futuro differente. Cercando magari anche in prospettiva perché no di condizionare gli attuali ex alleati e fargli cambiare indirizzo. “cambiare verso” nuovamente ma per tornare a fare la sinistra e non fare politiche liberali e liberiste…

23 marzo 2017

Io non sono per niente compiaciuto e sono molto sofferente per la scelta fatta ora di “rompere” il fronte del centrosinistra, così come lo sono stato nei cinque anni passati nelle istituzioni a difendere il fortino assediato, però dal mio punto di vista, non posso fare tutta la campagna elettorale contro la riforma boschi dicendo che tradisce la costituzione ed è figlia dei poteri forti e del neoliberismo egemone per finire con l’allearmi con il partito che quelle politiche incarna a livello nazionale e locale. Le riforme renziane (potrei citarne una riga) hanno creato una distanza incolmabile tra pd e sinistra che si è fatta nell’ultimo periodo siderale, non per responsabilità nostra ma per responsabilità del maggior partito della coalizione. Se non fossero stati battuti al referendum, se ci trovassimo nella situazione delle europee (quando erano vincenti ed il partito a “vocazione maggioritaria” era al 40%) ci avrebbero asfaltati e la tentazione l’hanno avuta molte volte… ci sarebbero tranquillamente saliti sopra con i cingoli, perché potevano (e volevano) fare a meno di noi (quante volte hanno minacciato di far cadere la giunta), ci vedevano come un ostacolo di cui sbarazzarsi al più presto. Del resto eravamo sempre stati un problema difficile tollerare, Doria non lo avevano mai metabolizzato fini in fondo e gli hanno messo i bastoni tra le tra le ruote sin da subito. Altro che “crivello sindaco di tutti”, altro che “alleanza larga” con la sinistra e la società civile … poi hanno scoperto che hanno bisogno di noi e sono tornati gentili e disponibili, ma francamente è un po’ troppo tardi, almeno per me …

24 marzo 2017

Nel mio caso almeno, i discorsi sulle “rivalità personali”, sulle questioni di buona educazione tra soggetti organizzati al tavolo, il valzer un po’ grottesco intorno ai nomi, non c’entrano per niente (rispetto alla posizione che ho deciso, anche un po’ a malincuore, di assumere). Sono stato eletto nella compagine del centrosinistra e ci ho provato fino in fondo, cercando di fare del mio meglio per tenere insieme fedeltà e coerenza. Non è stato facile e, ad un certo punto, ho cominciato a provare una forte sofferenza anche personale … L’esperienza dell’amministrazione Doria è stata per me illuminante, proprio perché ha messo in evidenza tutti i limiti di una coalizione non in grado di fare sintesi. Per affrontare i problemi (che a volte sembrano insormontabili) è necessario che la squadra sia competente, determinata e sufficientemente coerente, tutte qualità che purtroppo la nostra maggioranza ha dimostrato di non possedere, quantomeno non nella misura sufficiente. Ora dopo cinque anni di conflittualità endemica, di entropia relazionale, di incapacità a dialogare e confrontarsi, improvvisamente scocca di nuovo l’amore. Guarda caso siamo ad un mese dalle elezioni… Ma pensate sul serio che sia stato solo un problema di uomini? Pensate sul serio che il problema fosse Doria (che tra l’altro si presta benissimo a fare il capo espiatorio) perché non all’altezza del compito e che sia sufficiente cambiare nome del sindaco (ad es. crivello che sicuramente è stato un buon assessore) perché tutto torni magicamente a posto? Non è che forse il problema vero sia invece stato proprio il grado di coerenza politica della coalizione? Ovviamente propendo per la seconda ipotesi e mi faccio una domanda: C’è qualcuno tra i fieri detrattori di Doria (sia nel pd che a sinistra) che ora si apprestano a sostenere entusiasticamente Crivello che hanno tentato uno straccio di bilancio dell’esperienza in corso e ci spiegano perché e che cosa secondo loro non ha funzionato prima e perché dovrebbe funzionare ora?

25 marzo 2017

Ho militato da fedele soldato nel centrosinistra a Genova, ho condiviso luci ed ombre della esperienza Doria (anche a costo di ingoiare fiele) sono stato tra i fondatori di rete a sinistra prima che diventasse un cartello elettorale, perché ero convinto che l’unità a sinistra non si potesse costruire a partire dalle continue scadenze elettorali ma a partire da un confronto politico culturale serio che maneggiasse i nodi storicamente aperti (e che comportano le continue divisioni), ho provato a fare in modo che la sinistra alle regionali si presentasse con un solo candidato, ho chiesto più volte in tempi non sospetti che si tentasse un bilancio condiviso dell’amministrazione Doria, per capire come e se ci fossero ancora le condizioni per rilanciare l’esperienza, poi ho visto fieri detrattori mettersi al tavolo del csx come nulla fosse perché avevano scoperto (solo dopo il referendum) che da soli non potevano vincere (a prescindere dalla “tendenza maggioritaria” che aveva già ucciso l’ulivo, anche prima della sua morte precoce), il nodo ora sono le politiche del maggiore partito della coalizione che sono nella sostanza (dal nostro punto di vista) liberal-liberiste e del tutto inefficaci ad affrontare la crisi, semplificando sono stato eletto all’interno di una coalizione di centrosinistra che professava il bene comune, credo che in questa fase il centro sinistra non sia più uno strumento coerente con gli obbiettivi della sinistra, perché si condivide la responsabilità di politiche troppo distanti da noi e si finisce per giocare lo scomodo ruolo di curatori fallimentari di un sistema di potere che finché c’erano le risorse ha garantito anche alcuni diritti fondamentali e che ora, complice la crisi, fa fatica a riconoscere. Bisogna cambiare “radicalmente verso” alle politiche che hanno contraddistinto gli ultimi governi. Renzi dopo, Veltroni prima, hanno definitivamente ucciso il centro-sinistra e lo stesso Prodi ha fatto scelte discutibili, la Sinistra deve riconquistare un’identità ed un profilo autonomi altrimenti verrà marginalizzata definitivamente e non potrà giocare il suo ruolo storico di rappresentare il lavoro e i marginali e di sostenere politiche di distribuzione del reddito e di lotta alle diseguaglianze, a tutto vantaggio dei populismi. Si potrà riparlare di alleanze quando il pd cambierà indirizzo strategico e dirigenza, prima no, non ci sono più le condizioni …

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