DI FILOSOFIA, MADRE E FIGLIE.

per Filoteo Nicolini
Autore originale del testo: FILOTEO NICOLINI

                             DI FILOSOFIA, MADRE E FIGLIE.

  La filosofia era la conoscenza che illuminava ogni aspetto dell’esistenza. Era la scienza universale, e da essa sono poi derivate tutte le scienze particolari che oggi abbiamo. In tempi recenti è nata anche una varietà di filosofie, una somma di idee che ora sono costrette a giustificare le propria esistenza e le proprie tesi nei confronti delle Scienze sperimentali, mantenendo un profilo basso. Queste ultime si occupano dei diversi domini del sapere, basandosi su osservazioni ed esperimenti condotti a partire dalle esperienze sensibili. È giustificato occuparsi in modo scientifico della conoscenza, riconoscendo nel pensare agile e preciso unito all’esperimento la conquista maggiore dell’intelletto umano, ma sempre ricordando che ci dà una versione unilaterale della realtà.

Intanto le filosofie di oggi per giustificare la loro esistenza devono assicurare che le idee che nutrono non siano per caso irreali e nate da schematismi ed astrattezze. Ciò era impensabile nell’antica Grecia: allora si sentiva la realtà delle idee manifestate, come oggi per esempio sentiamo la realtà della respirazione o della pioggia che cade.

Oggi queste filosofie appaiono astratte, fredde, dotate di scarsa vitalità pur con una ricercatezza raffinata, a volte molto lontana dal sentire comune e dai dilemmi che ci affliggono. Si sente che in quel campo del sapere non ci si trova dentro la realtà, come invece colui che lavora in un laboratorio o in una clinica.

A ciò va sommato il fatto che la Filosofia non indica solo una conoscenza teorica, perchè il suo significato è l’amore per la saggezza, e l’amore è qualcosa che ha le sue radici nell’intero animo umano, non solo nella ragione e nel pensiero radicale. Ci aspetteremmo dalla Filosofia poter confidare ad essa i dilemmi e gli enigmi della nostra anima e trovare la strada per formulare con più chiarezza gli interrogativi esistenziali che le Scienze naturali per loro natura non possono risolvere.

  È quindi a mio avviso imprescindibile che la Filosofia si rinnovi e si avvicini al sentire comune, ne colga gli abbondanti segni di inquietudine, per valutarne i risvolti, evidenziarne le problematiche e formulare domande, quelle domande che le Scienze per difetto costituzionale non intravedono. La Filosofia ha bisogno in altre parole di una carica rivitalizzante, di calore umano e di ideali di verità al contatto col mondo. In una parole, essere meno accademia e più vicina alla realtà. Potrà rendere un grande servizio a chi si interroga e ingenuamente ne interpreta il suo spirito. Se continua a nutrire solo idee teoriche, si condanna alla freddezza del ragionamento, alla paralisi cognitiva, al soffocamento della vita*.

  Ciascuno troverà, eventualmente, la via che conduce alla mente passando per il cuore. Di fronte agli sconvolgimenti a cui assistiamo nella società globalizzata, tra diseguaglianze, emergenze sanitarie, devastazioni ambientali, inquinamenti e corsa agli armamenti, ognuno dal suo punto periferico di osservazione si può immergere nella particella di realtà a cui gli tocca assistere.

  Io per esempio mi sono dato il compito di ascoltare le ragioni di chi subisce censure e denigrazioni, per una inveterata mia abitudine a conoscere gli argomenti di chi viene escluso e condannato, convinto che le voci di dissenso che si vogliono strangolare hanno diritto di esistenza. Mi riferisco di nuovo ai lavori della Commissione DuPre già oggetto di due riflessioni (Cfr.https://www.nuovatlantide.org/dubbio-e-precauzione-la-paziente-ricerca-della-verita/ https://www.nuovatlantide.org/alcuni-motivi-per-lesitazione-vaccinale/.)

  Il motivo e la spinta nascevano da quella spesso dimenticata consapevolezza che la storia la scrivono i vincitori e che vanno ascoltate le ragioni dei segregati, perché si apprendono nuovi modi di osservare la realtà, e che già di suo manifesta zone d’ombra, incongruenze ed enfasi fuorvianti. Ho ascoltato le ragioni di chi ha manifestato seri dubbi sulla conduzione dell’emergenza sanitaria. È stata occasione per farmi quelle domande ed avvicinarmi da più parti a questa nube oscura che ci ha avvolto da ormai due anni.

Dalle relazioni e dalle testimonianze emerge un quadro costellato di dubbi e perplessità che si diffondono su chi ascolta, mentre accoglie senza pregiudizi quanto viene presentato. Solo un approccio multidisciplinare può gettare qualche luce sulla complessità della cosiddetta emergenza sanitaria, non basta solo la voce del medico, del virologo e dell’epidemiologo, ma anche quella dell’economista, del farmacologo, del psicologo sociale di massa, dell’esperto in cognizione in condizioni di ansia e paura, di chi studia gli investimenti nelle bio tecnologie e del Big Pharma, di chi sa dirci qualcosa sui virus prodotti in laboratorio e le relative moratorie. Risulta almeno un quadro parziale, incompleto, iniziale.

Su questa impalcatura metaforica che si va aggiornando in continuazione è auspicabile che si monti chi non si specializza in altra cosa che il pensare. La filosofia dovrebbe rappresentare nel pensiero libero il disagio del sentire di fronte alla frammentazione delle Scienze e coglierne gli aspetti più rilevanti. Ricercarne le cause, indicare una via di uscita. È suo compito intravedere la realtà soggiacente con un linguaggio nuovo che parta dal cuore. Per arrivare a una sintesi almeno provvisoria occorre salire di un gradino.

È la Madre, in divenire in noi, che in rinnovate vesti può gettare qualche luce e indicare un cammino di comprensione per ciò che sta accadendo. Ma deve assumere il ruolo di chi sa ascoltare ciò che le Figlie hanno da dire, nella drammatica circostanza in cui Esse hanno anche smarrita la via alla discussione e al confronto onesto.

Parlano altre lingue, è vero. Che le Figlie non rinneghino la Madre e sappiano ascoltare! Che la Madre non abbandoni il suo rinnovato compito per ricondurci alla realtà!

FILOTEO NICOLINI

IMMAGINE: La Muñeca Rota, HECTOR POLEO

*Mi riferisco qui all’articolo apparso sull’Espresso di Domenica 19 Dicembre 20221 firmato da Donatella Di Cesare pag. 24 che mi ha offerto spunti di riflessione.

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