DI ECOLOGIA E ALTRO

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Emanuela Celauro ‘manugea’

DI ECOLOGIA E ALTRO
Partiamo dal concetto di ecologia. La Treccani ci dice che
ecologia è un concetto complesso, con riferimento
all’ambiente di vita (da oikos – casa), all’ “economia della
natura”, già proposta da Linneo, ripresa da Darwin e Huxley,
che indica l’insieme di rapporti che si definiscono tra le specie e
il loro ambiente.
Oggigiorno il termine ecologia e/o il suffisso che lo compone,
“prezzemolano” ogni pagina di giornale, ogni social e ogni
discorso, da bar, da salone di bellezza o da salotto buono.
A partire dall’altisonanza di transizione ecologica.
Sempre secondo Treccani, e nello specifico secondo Raimondo
Strassoldo, l’ecologia si sposa alle scienze sociali almeno per tre
fondamenti.
Primo aspetto, quello per il quale negli Anni Venti e Trenta è
sorta una vera e propria scuola sociologica, chiamata dell’
“ecologia umana” (che poi ha assunto numerosi altri nomi).
In secondo luogo, sempre a partire da quegli anni, l’ecologia si
è posta come uno dei possibili luoghi di convergenza tra le
scienze della natura e quelle dell’uomo. In tempi più recenti è
quasi diventata una ‘superscienza’, una sorta di grande
architettura che si arrogasse il diritto e l’onere di organizzare
una molteplicità di discipline, sia sociali che naturali, in maniera
unitaria, quasi ‘olistica’ e a macrosettori, finalizzata alla

comprensione della struttura e dei processi della biosfera o
‘ecosistema globale’. Similmente, circa un secolo prima, la
sociologia aveva svolto, o provato a svolgere, lo stesso ruolo. Il
che pone notevoli dubbi sui limiti della conoscenza umana, e li
indaga in forma scientifica, dunque già in un perimetro.
Insomma, ecologia in secondo luogo ha a che fare con le
scienze sociali in maniera complicata, per i più, spesso
eccessivamente dotta.
Il terzo aspetto attraverso cui le incontra, si è rivelato solo
ultimamente, estendendo ad un pubblico sempre più ampio gli
argomenti di interesse, proponendosi in grado di risolvere
alcuni dei maggiori e più pressanti problemi del mondo,
andando di pari passo con la sociologia.
Ne è sorto dunque l’assunto che parlando di ecologia parliamo
di società.
Cosa accade però?
Vi siete accorti che si parla continuamente di crisi climatica e
poche volte si usa il termine crisi ecologica?
Le proposte per far fronte alla crisi climatica fioccano da ogni
dove. Borracce riutilizzabili, aziende che abbattono l’emissione
di C02, campagne per sensibilizzare al riuso e riciclo,
sostituzione delle stampe con qrcode e app di varia natura, e
potremmo andare avanti per ore.

Tutto questo, in un mitragliamento mediatico e social, e spesso
non solo, di cui nessuno, o pochissimi, considerano il costo
sociale, ambientale e di tempo.
Eccola qui la parolina magica. Prima di dedicarle la se stessa che
necessita (il tempo che necessita tempo, ndr), è necessario
sapere che per garantire lo spazio (altra categoria di antica
memoria), virtuale peraltro, che serve alla lettura di questo
articolo, c’è una bella spesa, in termini generali, di quanto
definito pocanzi.
Chiariamo subito che ben vengano le borraccette, la limitazione
all’uso degli inchiostri da stampante, ecc. ecc., ma la crisi
climatica non ha molto a che vedere col clima.
Trattasi di una crisi ecologica, o se meglio e più positivamente
vogliamo vederla potremmo definirlo un caos ecologico.
Insomma, una sorta di sconquassamento generale all’interno
del quale non riusciamo a districarci, una specie di problema
senza soluzione, e se non v’è soluzione, perché dannarsi?!
Ecco qui che il tempo bussa , davvero non metaforicamente,
alla porta.
Non ne abbiamo più, per i disfattisti e gli apocalittici.
Ne abbiamo poco, per i moderati e benpensanti.

C’è sempre tempo, lo urlano o sussurrano quelli che si sono
inventati un lavoro per ripetere la favoletta dell’ “andrà tutto
bene” o che in fondo sperano nell’estinzione di massa.
Ma al di là delle boutades, la categoria delle categorie rintocca
di fronte a noi senza pietà.
Mentre siamo in perenne rincorsa di tutto. Esiste una crisi
ecologica perché la soluzione non potrà garantire lavoro per
tutti, occupazione per tutti e mantenimento di questo livello di
consumi.
Una parte di noi sta vivendo sopra le righe e sopra le proprie, e
soprattutto altrui, possibilità. Un’altra parte sta sopravvivendo
o morendo. E la linea che traccia il confine è veramente debole.
Non è dritta, come lo era un tempo. Oggi attraversa l’Europa,
per esempio, con una quasi diagonalità.
E’ importante arrivare alla drastica ma necessaria presa di
coscienza che ciò che guida la maggioranza delle parti
chiamatesi da sole in causa per suggerire la soluzione ai
problemi, sta continuando ad utilizzare le stesse strategie di
procrastinazione che sono state messe in atto per più di mezzo
secolo almeno e che ci hanno portato qui.
Non possono esistere soluzioni, di nessuna natura, se prima
non si verifica, attraverso un programma di educazione e

rieducazione al tempo e alla sua salvaguardia, di invito alla noia
sana e all’ozio (otium – opposto al negotium).
E qui i latini ci verrebbero molto in aiuto. Se i negotia erano le
attività puramente al servizio dello stato, di tipo militare,
politico ed economico (quello cui ci dedichiamo in fondo per la
maggior parte del nostro tempo……lavorare per pagare le
tasse, mangiare, spostarci per lavorare, occuparci della cura dei
nostri corpi malati senza aver dedicato reale tempo alla
prevenzione), l’otium era il tempo dedicato agli studi e alle
letture, alla conoscenza (otium litterarum), quello spazio,
dunque, in cui l’attività privata sostituiva l’attività pubblica.
Perciò viene da chiedersi se è rimasto un tempo privato reale.
Se la richiesta continua di essere controllati e verificati, ben
camuffata dall’idea di essere garantiti e tutelati, ha assorbito e
assorbe tutto il nostro tempo, sconfinando persino nelle nostre
letture e negli spazi dedicati al personale (che non è privato),
persino nella gestione di quella che è divenuta un’altra
ossessione, attraverso la quale si attua un controllo ancora
maggiore, e cioè la privacy, viene appunto da chiedersi dove sia
finito il tempo veramente privato?
Il tempo dedicato alla persona?
Se il concetto di persona è stato cancellato attraverso un gioco
dell’oca assolutamente dis-ecologico, abbiamo perso la
determinazione.

E’ dunque strettamente necessario ripartire dall’appropriazione
del proprio tempo e della propria determinazione, anche
ontologica.
E’ tutto così complicato? E’ persino difficile da leggere e capire?
Quanto ci stiamo impiegando per la lettura di questo articolo?
Ci hanno raccontato che avremmo risparmiato tempo
attraverso i grandi sistemi calcolatori e così non è stato.
Abbiamo adeguato i programmi scolastici a menti, a partire da
quelle dei docenti, che non sono più in grado di mantenere
nozioni diversificate e complesse, inventandoci che la
specializzazione è meglio della conoscenza a tutto tondo.
Questa disanima non si scaglia contro nessuno, prova
semplicemente a definire i contorni di un problema per
affrontarlo.
Abbiamo reso necessario diversificare il linguaggio per parlare
ed arrivare in pochi secondi a tutti coloro la cui soglia di
attenzione, per incredibili e svariati motivi, non dura più dello
spazio per la caduta di una foglia dall’albero.
Le parole hanno perso il loro significato e siamo arrivati a
considerare ecologica un’isola di raccolta rifiuti di cui non frega
niente a nessuno, mentre una parte del mondo cambia vestito
ogni giorno e l’altra parte soccombe sotto il cumulo degli
esausti della prima.

Cosa nasconde dunque l’uso e l’abuso di questo termine così
come di altri che vestono maschere buoniste perpetrando in
realtà solo il vecchio, ma sempre attualissimo, gattopardesco
“cambiare tutto perché tutto rimanga com’è”?
Proviamo al termine di questi meno di dieci minuti, a chiederci
dove è finito il nostro spazio privato e dove il nostro tempo.
Ho la presunzione di credere che qualcuno potrebbe ravvedersi
seriamente.
E ricominciare a pensare in maniera autonoma, senza che sia
una scienza a sostituirsi ad una coscienza.

Emanuela Celauro ‘manugea’

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