Il dettato del Sultanello

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Anna Lombroso
Fonte: il Simplicissimus
Url fonte: https://ilsimplicissimus2.wordpress.com/2016/04/23/il-dettato-del-sultanello/

di Anna Lombroso per il Simplicissimus – 23 aprile 2016

Lo so è disdicevole, lo so è deplorevole, ma ormai sono talmente posseduta dal pregiudizio che mi basta sapere che una misura viene dal governo, che è annunciata da Renzi, che  subito mi schiero contro, che immediatamente mi crogiolo nell’avversione irrazionale. E se poi si tratta di qualcosa che trova entusiasti fiancheggiatori o che fa intuire la presenza più o meno occulta di suggeritori influenti e potenti burattinai, peggio ancora, allora  divento una furia animata dal preconcetto e dalla cieca collera.

In questi giorni il bulletto a Palazzo Chigi ha copiato il compito di Erdogan e quindi vanta il sostegno benevolo del preside a Bruxelles, compiaciuto che dimostri buona volontà ed ubbidienza replicando la formula  applicata mediante l’accordo infame tra Ue e sultano, quella del che consiste nel remunerare con soldi e affiliazione kapò spietati, in modo che eseguano il lavoro sporco, respingendo, reprimendo, rimandando i profughi che premono per attraversare l’inospitale protettorato, a vicini già provati, ottenendo così un duplice risultato: imporre un’ingombrante presenza che aizza animi e incendia malessere e rendere il paese contiguo più esposto a ricatti e intimidazioni. O rinviandoli,  (un migliaio negli ultimi 6-7 mesi, tra i quali bambini non accompagnati), nel totale disprezzo della legalità – perché bisogna ricordare che esistono leggi in materia di accoglienza e di aiuto umanitario, di rispetto della persona umana e della sua dignità oltre che della sua vita – proprio  nelle zone di guerra siriane dalle quali era scappati.  Il piano italiano, pomposamente si chiama così, prevede l’estensione di patti euro-africani, basati sulla promessa di sostegno finanziario perché venga garantito il rimpatrio forzato e la gestione delle frontiere da parte degli Stati di origine o da quelli coinvolti nel transito.  E c’è da sospettare che, proprio come è avvenuto per la messa a punto del format originario, la sottoscrizione di questi “accordi commerciali”, a conferma della riduzione a merce di vite, persone, speranze, sarà condizionata dall’adesione ad altri contratti mercantili, che prevedano sfruttamento, export di armamenti, rinnovati successi di imprese parassitarie, come d’altra parte esigono le regole del colonialismo di tutti i tempi.

Certo detto così il Migration Compact di Renzi fa meno ribrezzo dell’esplicita ed empia rivisitazione dell’Anschluss al neonazismo tramite muro al Brennero, delle leggi di paesi di recente adesione all’Ue, ma che ne hanno appreso subito il peggio, secondo le quali aiutare i profughi è un reato (ma le nostre leggi razziali del governo Berlusconi – Lega  non erano da meno), della giungla di Calais e della rinnovata giungla di Ventimiglia. Ma solo perché sono quasi riusciti a convincerci che pecunia non olet, che essere morti in patria è meglio che crepare tentando di scalare un muro o affondando nel Mediterraneo, che è meglio aiutarli a casa loro, anche stipulando  intese con governi corrotti in modo che si tengano affamati e minacciati dentro i confini. Governi che non vengono menzionati nel “penso” del diligente scolaretto a lezione di disonore, sicché si “allude” alla Siria, omettendo Afghanistan, Libia, Eritrea, Corno d’Africa e delle altre tremende geografie della guerra, della sete, della miseria oltre che dei bombardamenti dell’esportazione di democrazia e di contrasto al terrorismo.

Si apparentemente fa meno schifo dei reticolati e degli spari a altezza d’uomo, ma solo se non ci fanno schifo le bugie, la prima delle quali riguarda la sicumera tracotante con la quale si sostiene che i fuggitivi della rotta Mediterranea, quelli che verrebbero tutti qui a “rubarci il lavoro”, l’assistenza e le case, sarebbero tutti immigrati economici, sottoponendoli alla distinzione pelosa tra meritevoli dell’elargizione del diritto di asilo e condanna alla condizione di irregolarità. Come se sete, paura, fame, giogo di poteri corrotti e repressori non si traduca in stato di guerra, come se ci fossero dati certi e censimenti accurati, come se le valanghe di ospiti indesiderati, sulle cui dimensioni si è pronunciato, inascoltato, l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati  Filippo Grandi: “l’apprensione è stata generata dall’immagine di disorganizzazione e di mancanza di solidarietà tra gli Stati europei. Se i flussi fossero stati gestiti diversamente, si sarebbe evitata una paura crescente… E in Italia non è in corso un’invasione”, non fosse l’esito implacabile delle politiche neo imperialistiche e figli naturali dell’austerità, della cancellazione del lavoro e delle sue conquiste, della sua trasformazione in schiavitù, per la cui diffusione globale servono eserciti di disperati, vite nude pronte alla rinuncia e al sacrificio.

Si a prima vista dà meno voltastomaco della repressione in Croazia, magari anche delle ruspe di Salvini e dei progetti di Hollande. Ma a cominciare dal nome, mutuato dal gergo della cupola finanziaria, fino alla filosofia di fondo:  dare soldi in cambio di collaborazione tramite repressione, corruzione, sistemi polizieschi, inclusioni forzate, enfasi del ruolo della Nato e delle funzioni di sorveglianza senza aiuto di Frontex, tutto dovrebbe far gridare vendetta e ispirare vergogna, che pare invece siano delegate a figure confessionali, a due o tre sindaci che praticano un esercizio purtroppo marginale di civiltà, a quelli che ancora sono convinti che per essere umani serva disubbienza.

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