Fonte: politicaPrima
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di Gisa Siniscalchi – 4 novembre 2015
In un momento storico come quello attuale, ove si ha bisogno di solidarietà, condivisione ed accoglienza, esiste un pericolo grave, sottovalutato dai più. Stiamo scivolando verso una deriva nazionalista, razzista e sempre più intollerante.
Il sogno di Altiero Spinelli che immaginava un’Europa unita, federalista, si scontra ogni giorno di più con il nazionalismo esacerbato di molti paesi comunitari. E stupisce la tolleranza degli organi di governo di fronte a queste azioni, in totale violazione dei trattati.
Si guardi all’Ungheria, paese membro dell’unione, ma di fatto fascista, che ha eretto dei muri, per impedire e contrastare l’ingresso dei tanti immigrati e profughi, in fuga da guerre e miseria.
O alle recenti elezioni politiche in Polonia, dove ha vinto l’ultra destra, e per la prima volta nell’era post comunista, nessuna forza di sinistra ha ottenuto abbastanza voti da poter essere rappresentata in parlamento. Non è una bella prospettiva per l’Europa perché la destra polacca è decisamente antieuropeista.
Ed è notizia di questi giorni, in Turchia, alle elezioni politiche ha vinto l’anima islamica più intollerante, contro quella repubblicana, più aperta. In quella Turchia, porta ad est dell’UE e terra di confine con il mondo orientale, che aspira da tempo ad entrare a far parte dell’Unione.
Da tempo, sembra che i gruppi più populisti ed integralisti di destra, abbiano un più ampio consenso. Forti del loro pensiero anti immigrati e anti europeo, hanno navigato l’onda della paura, fomentando ed innescando tra i cittadini una sorta di rifiuto, complici la difficoltà di gestione dell’enorme flusso migratorio e le rigide regole in materia di politica economica della comunità europea.
Non solo in Polonia, anche in altri paesi, come l’Austria, anche se non agli stessi livelli, la destra è in crescita. Persino in Svizzera, paese neutrale, il tema più affrontato riguarda immigrati e profughi, e ciò ha portato consenso ai partiti più nazionalisti e sempre più a destra. E così la Danimarca come l’Olanda, dove il Partito delle Libertà, il cui programma prevede contrasto all’immigrazione ed euroscetticismo, è il terzo gruppo politico del paese.
In Francia il Front National di Marine Le Pen, nazionalista, che vorrebbe il blocco alla libera circolazione e misure contro l’immigrazione oltre all’uscita dall’euro, ha il 25% dei consensi, anche se al governo c’è la sinistra di Hollande. In Germania, pur non rappresentato nel parlamento, ma presente nelle zone rurali a livello locale, cresce il sentimento nazionalista.
E che dire dell’Italia, dove, oltre alla Lega coi suoi deliranti messaggi antimmigrazione ed antieuropeisti, esistono altri partiti e movimenti, come Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni, estremamente a destra, e Casapuond, un movimento dichiaratamente fascista,
È spaventoso e destabilizzante ciò che sta avvenendo, questo sentimento anti solidale, che sta crescendo, a volte fomentato solo per ottenere consenso elettorale, a volte per convinzione. Da la misura del fallimento degli Stati Uniti d’Europa, di cui siamo colpevoli tutti.
Un’Europa formata da un insieme di paesi mai uniti realmente, ognuno col suo governo centrale, con rigidi trattati penalizzanti in un modo o nell’altro le economie delle singole realtà nazionali. Svantaggi all’uno o all’altro paese, nessuna valutazione sulle conseguenze, vedasi ad esempio le quote latte, che hanno portato all’Italia multe salatissime. È fuori dal mondo pensare che un paese debba buttare il proprio prodotto per importare lo stesso da un altro paese della comunità cui appartiene. Non è questo il modo migliore, per nessuno, bisognerebbe valorizzare i prodotti di ogni paese, non svalutarli, le culture non dovrebbero avere un mero valore economico.
Per troppo tempo si è dato spazio all’economia, allo spread, alla moneta, al debito pubblico, che ha portato quasi alla catastrofe paesi come la Grecia in tempi nemmeno troppo lontani. La regola del più forte contro il più debole, senza una politica per l’eguaglianza, aiuti e vere regole di salvataggio, che non fossero solo per le banche, ma per la gente e per le varie eccellenze di ogni paese membro.
Il sogno europeo è cosa diversa da questo. Unione monetaria ed economica non basta, serve una vera Unione, che sia politica, militare, un solo governo, un vero federalismo che attui politiche più giuste e solidali applicabili in ogni paese che ne faccia parte, altrimenti il sogno… EUROPA… è destinato a morire.