Denis e Tommaso Verdini e il legame con Matteo Salvini: quei Cerchi Magici, una maledizione italiana

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Flavia Perina
Fonte: La Stampa

Denis e Tommaso Verdini e il legame con Matteo Salvini: quei Cerchi Magici, una maledizione italiana

Da Bossi a Renzi, i rapporti stretti dei leader italiani spesso si trasformano in una trappola. La storia che si ripete ora investe il Capitano: la lezione del familismo arriva sempre tardi

La chiameremo emergenza Cerchio Magico. È l’evenienza che prima fa prosperare le leadership italiane e poi le inchioda nel recinto di relazioni amicali e familiari ad alto rischio: gente che offre sostegno ma chiede pure tantissimo, che si prodiga ma poi pretende, che conosce segreti e quindi diventa ineludibile. Dopo l’ultima inchiesta su Denis Verdini e suo figlio Tommaso la domanda è ovvia: i due erano o no nel cerchio magico del loro quasi-genero e quasi-cognato Matteo Salvini? Millantavano le loro entrature col vertice leghista o ne avevano davvero? Possibili entrambe le versioni, ma non sarà certo la magistratura a dare risposte definitive a un interrogativo tutto politico.

Sta di fatto che l’emergenza Cerchio Magico evoca dolorosi déjà-vu a tutte le latitudini del Parlamento italiano ma soprattutto nella Lega. Il fondatore Umberto Bossi fu disarcionato proprio dagli impicci della sua corte, con massimo disonore, impotente davanti alle ramazze impugnate sul palco dai barbari di Roberto Maroni: un grande show simbolico contro il lordume affaristico di figli, figliocci, mogli, badanti e fedelissimi. Le cortesie di scambio di quella tavola rotonda, lauree facili pagate dal partito in Albania o spericolati acquisti di diamanti, inchiodarono il Senatùr all’imperdonabile accusa di aver ceduto alle lusinghe della romanità ladrona e di aver svenduto la celtica integrità degli esordi al familismo mediterraneo. Ci restò sotto, e di sicuro nel Carroccio nessuno ha dimenticato quelle orrende giornate.

Ma il «ti ricordi?» è pressante e velenoso pure sull’altro lato dell’affaire, quello dei Verdini, famiglia che risultò tangente a un altro potentissimo Cerchio Magico della nostra storia, il team Matteo Renzi, e anche lì: grandi onori ed enormi disavventure perché accordi politici e favori familiari diventarono scambi di informazioni strategiche, consulenze interessate, e alla fine qualcuno finì in galera, qualcuno no, tutti rimasero altamente screditati. Babbo Renzi, Luca Lotti, Maria Elena Boschi, babbo Boschi, una commissione d’inchiesta sulle Banche, una sequela di inchieste e titoloni. Verdini si era avvicinato al club ai tempi del Patto del Nazareno e aveva scommesso sui suoi soci in nome della comune toscanità. Nelle interviste si scherniva, faceva un po’ il finto tonto: «Renzi è molto più giovane di me, aveva rapporti più con i miei figli». Sì, proprio loro, Tommaso e Francesca. Ah, la famiglia.

Un bel guaio. Non lo dice solo l’opposizione ma lo dimostra la cautela del mondo leghista, che tra le molte linee difensive disponibili ha scelto quella di limitarsi al portato giudiziario dell’affaire e retrodatare la questione al 2022 (data a cui risale la denuncia che ha generato l’inchiesta) per dire: non ci riguarda, non dobbiamo spiegazioni. Tiepidi gli alleati. «Deciderà Salvini se riferire in Aula, noi restiamo garantisti» dice Forza Italia: il minimo sindacale. Da FdI silenzio fino a tarda sera. Solo prudenza? O un segnale di distanza da un vice-premier che da tredici mesi sembra giocare solo per se stesso?

In realtà, tutti nel Centrodestra sentono avvicinarsi una nuova emergenza Cerchio Magico. Se ne stanno alla larga perché hanno esperienza diretta del rischio che si corre quando padri, fratelli, mogli, compagne, amici del cuore, per i più diversi motivi finiscono sotto i riflettori. Di Bossi e Renzi si è detto. Silvio Berlusconi scontò le sue fidanzate usa-e-getta con l’inchiesta su Ruby (e una valanga di milioni). La vecchia destra ci rimise un leader importantissimo, Gianfranco Fini. E pure quella nuova ha dovuto pagare la sua libbra di dolore a un quasi-marito televisivamente intemperante. Le lezioni dovrebbero essere abbastanza e tuttavia i Cerchi Magici si disfano e si riproducono a ogni legislatura, nessuno ci rinuncia, tutti se li tengono stretti, fino al fatidico momento del «Chi me lo ha fatto fare?», che di solito arriva troppo tardi.

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