Democrazia & Resistenza Referendaria

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Umberto Ranieri
Url fonte: https://www.facebook.com/umberto.ranieri.5/posts/1093636167370113

di Umberto Ranieri – 2 giugno 2016

Dalle sollecitazioni degli ultimi giorni emerge che dalla maggioranza parlamentare sarà impossibile ipotizzare ripensamenti e modifiche dell’Italikum. Si pensi, dunque, ad una ” Resistenza Referendaria”.

L’Italia aveva ed ha bisogno di rivedere il suo assetto istituzionale, certamente guardando alla velocità dei percorsi legislativi, stando al passo dei tempi che impongono dinamismo; ma quel che è sicuro, avremmo bisogno di ben altra proposta di Riforma Costituzionale, molto diversa da quella approvata, più equilibrata nei poteri e soprattutto che impedisca possibili o probabili derive autoritarie.
Volutamente con la scusa del “risparmio economico”, nel ddl Boschi, si nasconde una diminuizione di democrazia ed una possibile deriva autoritaria.

L’immagine del Parlamento semideserto, di intere forze politiche fuori dall’aula, con il voto di fiducia posto al momento dell’approvazione dell’Italikum e della revisione della Costituzione, dovrebbe farci riflettere profondamente. Siamo sicuri di essere in una Repubblica Democratica ? Siamo sicuri che i Parlamentari attuali siano democratici se hanno disatteso il principio costituzionale che pone un limite dei 2\3 dei parlamentari necessario per modificare la Carta Costituzionale? Gli stessi si sentono “costituenti” pur provenienti da una elezione la cui legge elettorale è stata dichiarata incostituzionale, è normale politicamente?

L’Italikum approvato, è una legge elettorale a sistema proporzionale a doppio turno a correzione maggioritaria, con premio di maggioranza, soglia di sbarramento al 3% e 100 collegi plurinominali con capilista “bloccati”.
Proviamo ad immaginare la proiezione dell’ ipotetico premio di maggioranza : l’ Italikum stabilisce che il “premio di maggioranza” alla sola Camera dei Deputati vada al partito che raggiunga il 40% al primo turno o al secondo turno al partito che prende più voti, senza quorum. Ipotizziamo che nessun partito raggiunga il 40% al primo turno e si vada al ballottaggio fra i primi due; al secondo turno, il premio di maggioranza andrà assegnato al partito che riceverà più voti rispetto al partito contendente, che equivale all’assegnazione di 340 Deputati pari al 54% dell’Assemblea Parlamentare. I partiti esclusi dal primo turno non avrebbero interesse a partecipare al secondo turno perché la legge non prevede associazione per coalizione, quindi il premio di maggioranza andrà probabilmente al partito che paradossalmente raggiunga il 25-30% dei voti validi. Nella realtà della fattispecie, sarebbe comunque una minoranza del paese che otterrebbe un premio “obbligatorio” per vincere.
Si premia di fatto la maggiore delle minoranze.

La democrazia ha da sempre indicato come parametro da raggiungere il 50+1 dei consensi per essere maggioranza, Renzi – Boschi- Verdini (deus ex machina della situazione) si sono inventati : “PREMIO OBBLIGATORIO PER VINCERE“ con conseguente assegnazione di un numero spropositato di parlamentari (come bonus) insieme ad una valanga di “Predestinati- Nominati” , paradossalmente “prendi un voto, te ne regalano due e te ne assegneranno tre”.
Stesso impianto della legge Acerbo del ’23, che ne determinò la nascita del “Listone della Nazione” e la dittatura fascista. Che ci ricorda le parole di Giacomo Matteotti : ” il mio discorso l’ho fatto. Ora voi preparate il discorso funebre per me….”.

Ebbene, immaginiamo di avere davanti la scheda elettorale e di osservarla : sulla scheda elettorale ci troveremo nei 100 collegi un simbolo di partito ed una scritta recante un ”nome e cognome già stampato” , non potremo votarlo, verrà eletto automaticamente, sol perché è stampato sulla scheda elettorale, sia che il cittadino lo voglia e sia che non lo voglia!!! Quel nome è già un “Predestinato” Parlamentare della Repubblica Italiana, prima che si voti. Si tratta del Capolista. Chi lo predestina ha poteri divini? (Certamente no, e sarà motivo di incostituzionalità, art.48….).

I Parlamentari della maggioranza, del Pd Renziano, dicono che si vorrà sapere la sera stessa delle elezioni chi sarà il vincitore, ed il suo seguito parlamentare; gli stessi, cercano di nascondere “l’incostituzionalità” dell’Italikum con false filippiche, false tesi, per supportare l’accordo Renzi-Boschi–Verdini, che si dicono opposti, hanno grande voglia riformatrice, hanno a cuore la modernizzazione della Costituzione, intanto hanno programmato lunga e fattiva collaborazione futura, per coltivare interessi ormai a tutti noti, magari tutti appassionatamente insieme nel “Listone della Nazione”.

Spero che la gran parte degli italiani si ravvederà della situazione e vi vorrà prendere rimedio.

Se pur si esalta la cancellazione delle Provincie, del CNEL, la modifica del titolo V e il cambio di funzionalità del Senato, che sono pure accettabili e condivisibili, nei meandri del combinato Italikum e Camera Unica si nasconde la strategia di costruire una oligarchia, con il potere concentrato nelle mani di un uomo solo al comando e con poteri di condizionamento altissimi; si passerebbe da un bicameralismo perfetto ad un bicameralismo imperfetto, pseudo presidenzialista, sempre bicameralismo in forza dell’art.70 che prevede comunque per una lunga serie di provvedimenti il doppio passaggio, esattamente come avviene adesso.

L’aspetto più pericoloso è la mancanza degli equilibri istituzionali di controllo, con il premio di maggioranza concepito secondo la visione Renzi-Boschi-Verdini, chi vince le elezioni possiederà le istituzioni, ne diventerà quasi proprietario, deciderà tutte le cariche più importanti dello Stato e dei Consigli di Amministrazione delle partecipate statali e via via a scendere in tutti i gangli del potere.

Alla luce di queste osservazioni, vi sembrerebbe una legge elettorale democratica? Tutte le forze politiche che l’hanno votata le possiamo considerare democratiche?

Si parli innanzi tutto di Democrazia, che è la questione prioritaria e centrale. Non si può pensare che si possa agire sulla Costituzione e sulla Legge Elettorale, intervenendo a proprio piacimento ed al fine di trarne dei vantaggi, scegliendo il modo perché torni più utile; né si può pensare che le minoranze possano essere considerate semplici testimonianze. La Legge elettorale non può essere della sola maggioranza, nè si può pensare che ogni nuova maggioranza si faccia la sua, né che si inneschino battaglie di costituzionalità, di legalità o referendarie.

Vi è una “incostituzionalità manifesta” nell’ Italikum, per l’esercizio del libero voto( art.48), per i capilista non votabili, per il premio di maggioranza senza quorum al secondo turno.

Aver pensato che potesse intervenire il Capo dello Stato, sarebbe stato ipotizzabile, ma Sergio non ha ritenuto farlo; i presupposti c’erano tutti, invece ha promulgato comunque la legge, non ha avuto il coraggio di rimandarla indietro alle Camere, forse non poteva farlo visto che la maggioranza era stata artefice della sua elezione. Sarà paradossale , se la Corte Costituzionale dovesse accettare le motivazioni dei ricorsi legali fatti in Corte di Appello e dichiarare anche l’ Italikum incostituzionale.

L’unica chance che rimane, per opporsi al ddl Boschi di “Revisione Costituzionale” , è la “ Resistenza Referendaria”.

L’occasione è propizia per ripartire da una democrazia referendaria, partecipativa, allargata, che rappresenti la maggioranza del paese e proponga un progetto nuovo di revisione costituzionale, equilibrato e sistematico, e sottoponga una discussione politica larga e periferica. La Costituzione è di tutti, nessuno di noi ha dato delega a questi parlamentari di cambiarla arbitrariamente, a loro piacimento. Che sia il popolo a discutere e proporre le nuove regole, se intenda votare o non votare direttamente ed eleggere il Senato….. se sia il caso di pensare ad una Repubblica Presidenziale, che forse sarebbe la miglior cosa.
Non sò quanti siano disposti ad abbattere il proprio steccato politico, mettersi in discussione, guardare politicamente ad un’area politica nuova ed aperta, sensibile alle domande della società ed all’innovazione dell’Italia, ma sarebbe necessario farlo.

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