Democratici dell’Umbria per il No al referendum costituzionale

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Democratiche e democratici Umbria
Fonte: Umbrialeft.in
Url fonte: http://www.umbrialeft.it/notizie/democratiche-e-democratici-dellumbria-no-al-referendum-costituzionale

democratiche e democratici – 27/10/2016

Siamo democratiche e democratici, iscritti ed elettori del PD, collocati sulla lunga scia delle diverse culture politiche della sinistra e del centro-sinistra da cui il PD è nato, intese e intesi a prendere le distanze dalla Riforma Costituzionale oggetto del Referendum nell’autunno prossimo.

Non ci convince una riforma che rafforza il potere esecutivo a discapito di quello legislativo, che rafforza lo Stato centrale a discapito delle autonomie regionali e locali. Lo diciamo dall’Umbria, ovvero da una regione che si è sviluppata ed è progredita grazie alle riforme ed ai progetti resi possibili dal regionalismo, grazie alla capacità delle istituzioni locali, dai Comuni alla Regione, di accrescere e valorizzare le potenzialità sociali, civili ed economiche dei territori, facendo sistema, innovando politiche, economia, cultura, dal “basso”. Non si tratta di ragionare sulla bontà del superamento del bicameralismo perfetto, su cui in pochi hanno avanzato dubbi. Si tratta, piuttosto, di riaffermare, da un lato, equilibri e garanzie istituzionali proprie di un sistema parlamentare più democratico, e dall’altro, prerogative e capacità decisionali della Regione, nella chiarezza e nel rispetto dei compiti propri tra lo Stato e le autonomie locali.

Il No non è per noi traducibile come una resistenza al nuovo. Votando No al Referendum Costituzionale, vogliamo che il nuovo dia una soluzione positiva alla annosa crisi della rappresentanza, tanto nelle istituzioni regionali e locali, quanto in quelle nazionali. Ciò che intendiamo affermare, più precisamente, è il No al disegno centralistico che figura nella riforma; un disegno che frena e non sviluppa il cammino verso un assetto più democratico, partecipato e federalista dello Stato.

Non ci convince un Senato come quello delineato nella Riforma, composto da consiglieri regionali e sindaci. Una Camera alta del Parlamento concepita come un dopolavoro non serve né al Paese né ai territori; tanto più che oggi, a livello locale, c’è invece necessità di un impegno a tempo pieno di tutti i componenti. Inoltre i senatori così nominati saranno legati al proprio partito e all’istituzione di provenienza, ma slegati da un diretto rapporto di fiducia con i cittadini.

Non ci convince la vulgata che spiega la riforma alla luce della riduzione dei costi della politica. Quel risultato si sarebbe potuto ottenere con una semplice riduzione dei parlamentari, e non basta a giustificare una Riforma così ampia. Serve solo ad un approccio populista e demagogico, che lede e non aiuta un corretto confronto democratico.

Ecco, il nostro No si propone di tenere aperti gli spazi per far maturare in Umbria e nel paese un dialogo e un dibattito utili a definire presto una Nuova Riforma Costituzionale.

Un No a viso aperto, dunque, che non gioca su ambiguità politiche e retropensieri, che entra nel merito della sfida referendaria, separandola con nettezza dalle questioni che riguardano l’attuale governo, le cui politiche discutiamo in altre sedi e in altri momenti.

In conclusione, non riteniamo giusto avallare una riforma deficitaria solo perché introduce un cambiamento. Una politica seria valuta sempre “quale” cambiamento. Gli effetti che si delineerebbero con l’entrata in vigore della riforma sarebbero deleteri. Da qui il nostro No, che ha l’ambizione di porre le basi sì per cambiare, ma cambiare in meglio.

Nel contesto in cui si inserisce il referendum vi sono inoltre diversi altri elementi che, pur non essendo direttamente oggetto del voto, sono strettamente connessi con la riforma costituzionale, e rafforzano il nostro giudizio negativo. Quello più direttamente legato è la nuova legge elettorale (il cosiddetto Italicum) che combinata con la Riforma Costituzionale in atto, comporterà un vero e proprio stravolgimento della democrazia rappresentativa, concentrando il potere nelle mani del governo e di chi lo guida, attribuendo ad un unico partito (che tra l’altro, potrebbe essere espressione di una ristretta minoranza di elettori) sia il potere esecutivo che il potere legislativo, per di più con l’iniziativa legislativa che passa dal Parlamento al Governo, in evidente contraddizione con il carattere parlamentare della nostra Repubblica. Un secondo elemento che contribuisce al nostro NO è lo spostamento, che di fatto si determinerebbe, del tema fondante della Carta costituzionale: il passaggio dalla centralità del lavoro alla centralità della efficienza di governo e del rigore economico. Ciò risulta evidente se la proposta di riforma viene letta contestualmente alla riforma del Jobs Act con la modifica dello Statuto dei lavoratori, e all’introduzione in Costituzione del vincolo di pareggio di bilancio (sulla quale peraltro sarebbe necessaria un’analisi critica della nostra adesione).

Per queste ragioni ci impegneremo nella campagna referendaria per il No in autonomia e in collaborazione con i Comitati esistenti e creando occasioni per approfondire i merito della questione.

Siamo convinte e convinti che la nostra scelta, compiuta in coerenza con i nostri ideali e con lo spirito della Costituzione, dia linfa al PD, al suo costitutivo pluralismo e alla sua nativa connotazione di centrosinistra. Del resto, sulla Costituzione ciascuno e ciascuna di noi è chiamato a decidere nello spirito costituente, prima di tutto da cittadino e da cittadina

Babelezon bookstore leggi che ti passa

Articoli correlati

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.