Fonte: esseresinistra
Url fonte: https://esseresinistra.wordpress.com/2015/03/25/i-dem-inoritari/
di Vincenzo G. Paliotti 25 marzo 2015
Sono trascorsi alcuni giorni dalla riunione della minoranza del PD del 21 marzo, ed io ho aspettato prima di esprimere una mia opinione. A caldo quasi sempre si rischia di far prevalere l’istinto, o il cuore se volete, il sentimento per qualcosa che avete seguito per anni e che vi è scappato di mano lasciandovi come quel bambino che a nasino in su guarda il palloncino sfuggitogli nel cielo.
In queste cose invece bisogna essere logici, quasi cinici nel valutare quanto è stato detto, quanto si è deciso ed io ho cercato di farlo, anche se un po’ di sentimento è schizzato fuori. Non sto a riepilogarvi gli interventi dei vari componenti la minoranza: li avete letti, ascoltati anche tante volte come ho fatto io per capire bene cosa volevano dirci. Io mi limito solo a fare qualche considerazione.
In effetti niente di nuovo: c’è stato il solito D’Alema che da buon “fine dicitore” si è tolto lo “sfizio” di dare dell’arrogante al segretario/premier ed al suo degno seguito. Ha parlato di associazione per restaurare la sinistra: ma allora perché non si è rivolto a chi ha criticato Landini che sta cercando di fare proprio questo? Nessun accenno, eppure Speranza era lì. Poteva essere sbugiardato ed irriso. Civati al solito dichiara cose in linea con il suo comportamento, coerente con quanto dice da mesi, però anche il suo discorso non è che una replica dei tanti: decisioni da prendere o prese, non pervenute. Abbiamo ascoltato poi Bersani che la mena ancora con la “sua” casa.
Perdonami Pierluigi, ti ho seguito fino a che ho potuto poi sei stato tu che ti sei distaccato da me. Io sono rimasto quello di sempre con le idee che anche tu hai sempre ribadito, ma che ormai fanno a pugni con le tue azioni.
Ed anche il suo discorso non mi ha sorpreso, una lamentela sulla trasformazione da proprietario della casa ad affittuario, qualche suggerimento sull’economia, qualche appello, ma poi tutto si è incanalato nella dialettica odierna e consueta, e rimangono purtroppo i voti alle fiducie che Renzi ha messo perfino sulle riforme di alcuni articoli della Costituzione. Qualche riferimento alla situazione della nazione che non sta bene, insomma il “solito” Bersani.
Poi Cuperlo, quando mai ci si aspettava che fosse in dissenso, seppure “garbato”, con D’Alema, e poi nient’altro. Anche lui tante belle parole, ma di azione non se ne vede ombra. Stefano Fassina che dice cose sensate, annullate da una risibile richiesta di passi indietro dei “vecchi” per creare quella discontinuità che gioverebbe al PD. Ma scusa Fassina, guarda che la discontinuità c’è già stata ed è oggi al governo. Vi è passata sotto il naso, vi ha portato via il partito ed i voti delle politiche del 2013 che prevedevano un altro programma, non certo quello liberista e destrorso di Renzi. Ditemi quindi che è vero che vi siete fatti un bel sonnellino tutti e Renzi vi è passato davanti come quel centravanti che, approfittando della distrazione dello stopper, entra in area e fulmina il portiere scaraventando il pallone in rete.
E no, caro Fassina ti invito a ripensare completamente l’ultima parte del tuo intervento.
Infine, dulcis in fundo è il caso di dirlo, la Bindi. Un intervento che ci fa capire perché la sinistra oggi è così debole. La Rosy, la “pasionaria” che arriva dalla vecchia DC e dice cose di sinistra, cose reali. Spiega a tutti dove vuole arrivare Renzi, il presidenzialismo, mettendo in guardia chi non l’ha capito. Accusa tutti di non fare opposizione, o di farla in modo troppo soft. Annuncia la sua partecipazione alla manifestazione del 28 Marzo, quella di Landini mentre già reduce da quella di Don Ciotti a Bologna che l’ha fatta arrivare in ritardo. Ma l’avranno ascoltata? Ma avranno capito cosa intendeva con il suo essere “felice di essere una minoranza, l’opposizione”?
Io non credo proprio altrimenti quelle cose che ha detto una ex DC le doveva dire, e con enfasi, un ex DS. La Bindi dimostra con il suo modo di fare, con le sue idee, di aver capito il senso per il quale è nato il PD considerato invece dai tanti un contenitore, un cassonetto, e/o un veicolo per la scalata al potere. Tirando le somme è venuta fuori la solita verità, quella che è diventata una costante, la sinistra del PD è più frazionata e divisa della sinistra che alberga tra gli elttori sfiduciati e delusi. Che vorrebbero riconoscersi, unirsi. Quella che ognuno degli intervneuti, a parole, vorrebbe ricostruire: peccato però, ognuno con la sua idea, con i suoi principi e magari senza nessuno degli altri che sono intervenuti.
Questo mi fa capire che è vero che la salvezza della sinistra sta al di fuori dei partiti e va ricercata nella riscossa civica, nelle associazioni, anche nel sindacato se questo rimane nel solco tracciato da Landini che parla di partecipazione e non di leadership per quanto lo riguarda, ma anche come sindacato che non sfocerà in partito. Parlando sempre di squadra e mai di uomo solo al comando.
E quindi trovo giusto dare a Landini, ma anche al movimento di Don Ciotti, quel credito che non mi sento più di dare al PD che appare sempre più lontano dai principi che mi hanno spinto in passato ad esserne tesserato. Peccato perché oltre tutto, a parte la Bindi, e forse D’Alema, nessuno ha capito l’importanza dell’iniziativa di Landini, forse perché temono di dover essere ancora una volta sorpassati e surclassati. C’è chi si gira dall’altra parte per non perdere il posto in “ditta”, o per non perdere neppure il domicilio in affitto, e chi per non doversi sentire che l’ultimo arrivato in politica ha trovato la chiave per ricostruire quello che loro hanno distrutto in pochi anni: cosa che poi è la triste realtà.