Il 10 gennaio 2016 David Bowie ha lasciato questa terra, ma la sua musica vivrà per sempre. Non si contano in tutto il mondo le iniziative per ricordarlo, noi vogliamo dare il nostro piccolo contributo proponendovi alcuni dei numerosi libri che sono stati scritti su di lui.
“Mi chiamano camaleonte del rock. Ma il camaleonte si mimetizza per apparire il più possibile simile all’ambiente circostante. A me pare di avere fatto sempre l’opposto.”
David Bowie, 1993
David Bowie: l’enciclopedia
di Nicholas Pegg – ed. Arcana Libri, 2002 – seconda edizione 2012, aggiornato alla fine del 2010.
Monumentale opera enciclopedica che ripercorre la carriera di David Bowie in tutti i dettagli; un libro che non deve mancare sullo scaffale del fan di Bowie.
“Bowie” è la mappa definitiva per chi cerca il filo rosso che lega le costanti sperimentazioni del “pianeta-Bowie”: decine di singoli e album, tutti i tour e le apparizioni televisive, la fase americana e il periodo berlinese, fino agli exploit di videoarte, pittura e cinema completamente aggiornato e ampliato rispetto alle precedenti edizioni, questo imponente sforzo editoriale è il testo di riferimento privilegiato per gli esperti e per chiunque ami l’artista androgino piovuto sulla terra.
Per gli appassionati di Bowie, l’enciclopedia di Nicholas Pegg è assolutamente da avere. Dettagliatissima e precisa, offre un panorama completo sulla vita, la musica, le canzoni dalla A alla Z, tutti gli album pubblicati, i tour, le apparizioni televisive, i film e quant’altro si possa e si voglia sapere sul duca bianco. Una delle migliori pubblicazioni su Bowie mai realizzate.
Questo è “il libro” definitivo su David Bowie. Completo in tutto, si legge come un enciclopedia, basta aprire una pagina a caso e c’è la spiegazione completa di una canzone, di un disco, di un concerto e tanto altro ancora. Per veri estimatori.
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Ziggy’s papers
David Bowie: lettere ai fan 1973-1975
di Cherry Vanilla, Traduzione di Manuela Moretti, ed. No Reply 2007
I “Diari” inediti di David Bowie pubblicati per la prima volta in Italia.
Scritti tra il 1973 e il 1975 ci catapultano nell’universo pubblico e privato di una star che ha cambiato non solo le tendenze musicali ma anche quelle dello style life. Diari che sono stati raccolti dalla penna di Cherry Vanilla che in quel periodo era la road non solo manager di Bowie.
Un personaggio, Cherry Vanilla, altrettanto eclettico: dopo aver collaboravo con la rockstar inglese ha lavorato con Andy Warhol, Bruce Weber, Chet Baker, Tim Burton mentre oggi è tra le più strette collaboratrici del compositore greco Vangelis. Ed è proprio Cherry Vanilla a raccontarci il dietro le quinte di quegli anni: un Bowie nel backstage della vita, che sorprende non solo per gli eccessi, per vizi e stravizi, ma soprattutto per la sua tenerezza.
Bowie, attraverso il microfono d’inchiostro di Vanilla, si toglie il make up da rockstar e racconta del suo essere sempre ribelle, del suo essere controcorrente sino ai limiti del cortocircuito.
Al contempo, da una pagina all’altra, racconta di come passava il Natale in casa Bowie: non è da tutti trascorrerlo con i propri figli avendo come ospiti a tavola i Rolling Stones. E poi gli after show al Cafè Royal e le notti di Bowie passate con Mick Jagger, Lou Reed, Jeff Buck, Lulu, Spike Milligan, Dana Gillespie, Ryan O’ Neal, Ringo Starr e Barbra Straisand.
Il tutto raccontato con l’ironia e il distacco di chi ha visto molto e vissuto di più.
Cherry Vanilla, alias Kathy Dorritie, è stata vicino a Bowie in due anni cruciali della sua carriera, anni che lo hanno consacrato ad astro del glam-rock. Scrittrice, attrice, pubblicitaria, ha messo tutta la propria esperienza nello scrivere queste righe, calandosi in maniera perfetta nei panni del cantante.
Cherry Vanilla è stata agente di David Bowie dal 1973 al 1975, gli anni in cui il Duca Bianco sfondava sul mercato americano, trasformandosi in una superstar. In quel periodo, Bowie ha accettato di tenere una rubrica di lettere ai fan sulla rivista inglese Mirabelle, affidando proprio a Cherry Vanilla l’incarico di scriverla. I due hanno scelto un registro lieve e garbatamente frivolo, nascondendo eccessi e avventure fra le righe, nelle amicizie e… nelle tazze di tè.
Il risultato è un libro divertente, fresco, in cui malizia, affetto e ingenuità restituiscono appieno lo spirito ribelle di un’epoca e la vitalità di un artista poliedrico che del mistero e della finzione ha fatto le cifre del suo quarantennale successo.
Per capire la Londra negli anni Settanta, il modo migliore è immergersi nella lettura degli Ziggy’s papers (Edizione No Reply, 14 euro), i diari di David Bowie raccolti (anzi scritti) da Cherry Vanilla. Prodotto tipico di quel periodo esaltante della musica e del costume, Cherry è stata attrice, cantante, artista, showgirl, provocatrice e operatrice di una linea telefonica hard. E soprattutto è stata l’addetta stampa del Duca Bianco.
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Low. David Bowie
di Hugo Wilcken, ed. No Reply, 2009
Low è un caleidoscopio in cui le ossessioni di Bowie si frammentano e si rimodellano; un disco avventuroso, con sezioni ritmiche del R&B e i paesaggi sonori di Brian Eno. È il nuovo linguaggio musicale della fine degli anni Settanta. È il suono di artista che lotta per la propria salvezza, che fugge dalla follia. Un album dettato dalla schizofrenia di una generazione che aveva già provato di tutto. L’atmosfera decadente di Berlino, gli espressionisti, la guerra fredda, il cabaret della vecchia Europa, un senso di incombente cataclisma sono gli elementi che hanno ispirato questo album. Un disco che a distanza di trent’anni resta enigmatico e sorprendente, ancora tutto da scoprire, nato con la collaborazione di Brian Eno.
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Bowie. La trilogia berlinese
di Thomas Jerome Seabrook – Traduzione di Chiara Veltri, Pagine 320, ed. Arcana, Roma, 2009 – seconda edizione nel 2014
di Simone Buttazzi
Si tratta di un gran bel libro. E parla di Lui, dall’inizio alla fine, con cognizione di causa e informazioni come se piovesse. Il saggio è suddiviso in tre parti, inframmezzate da analisi track by track dei principali album trattati e da un inserto fotografico in bianco e nero. Da leccarsi le dita la ricca sezione appendici, con fior di note, discografia selezionata, le date dei tour 1977-1978 e una bibliografia magniloquente. Non manca un breve tour della “Berlino di Bowie” ricavato da un articolo del «Guardian» pubblicato nel 2008. Bowie in Berlin. A New Career in a New Town è un tomo corposo e ragionato, da infilare in libreria accanto a un altro tomo imprescindibile sempre edito da Arcana: The Complete Bowie (2005).
A dispetto del titolo, sorprende l’ampio raggio della disamina di Seabrook. Il focus è sì il famigerato periodo berlinese (grossomodo fine 1976 – primavera 1978), ma nel corso del testo l’autore cita tutti gli altri album di Bowie e narra, passo passo, i momenti cruciali della sua vita. Non abbiamo a mano il solito libretto che si straccia le vesti per il glam. Anzi, Seabrook prende le distanze dalle derive teatrali di Ziggy, e quando affronta il periodo più recente arriva a citare l’incisione del (mai pubblicato) Toy, nel 2000. Questo libro è per bowiani ululanti.
Leggi l’articolo completo su http://www.indie-eye.it/recensore/letture/bowie-la-trilogia-berlinese-thomas-jerome-seabrook-arcana-2009.html
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David Bowie – Any Day Now Gli anni londinesi: 1947-1974
di Kevin Cann, Traduzione di Daniele Cianfriglia e Chiara Veltri, ed. Arcana, 2011 Pagine 336
di Simone Buttazzi
Kevin Cann si prende la briga di scavare nel passato e di imbastire uno di quegli oggetti “derivati”, per fan schiumanti e non, capaci di appagare qualsiasi malinconia. Cann è uno che conosce a menadito la vita di Mr Jones e che quando non riesce a ricostruire un viaggio all’estero del Nostro avvenuto nel 1965 alza il telefono e chiama manager incartapecoriti mangiandosi le unghie fino al polpastrello. Il volume di cui parliamo, un bel mostro in formato coffee-table (ma con la copertina floscia) intriso di tutti i colori di una Londra che non c’è più da un pezzo, ricostruisce vita e carriera di David Jones dalla nascita all’uscita di Diamond Dogs, album orwelliano cui seguì un trasferimento negli Stati Uniti divenuto, strano ma vero per Bowie, definitivo.
L’aspetto più sorprendente del lavoro certosino di Kevin Cann riguarda il David (anzi, “Davie” come si faceva chiamare) dei primi anni di carriera, dal 1962 al 1966, e gli anni bowiani pre-Space Oddity. Any Day Now è la cronistoria in forma di strenna di una stella nascente in cerca di classifica che brucia le band di accompagnamento come sigarette e ogni tanto si concede una parentesi non musicale.
Il volume di Kevin Cann dispensa questo e altro, complice la partecipazione di Kenneth Pitt, manager di Bowie dal 1967 al 1970. L’interno di copertina è occupato da una labirintica ricostruzione di tutte le line-up cui prese parte il futuro Duca Bianco dal 1962 al 1974, e il libro equivale a uno tsunami di informazioni testuali e visuali che vanno dalla famiglia di David al suo certificato di nascita, dal suo interesse per il buddhismo al dettaglio della cover art di Ziggy Stardust che strizza l’occhio al film Arancia meccanica.
Leggi l’articolo completo su http://www.indie-eye.it/recensore/letture/david-bowie-any-day-now-gli-anni-londinesi-1947-1974-di-kevin-cann-arcana-2011.html
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L’ Ultimo Dei Marziani. David Bowie Raccontato Dal Pop-Rock Italiano
di Leo Mansueto, ed. Caratteri Mobili, 2012
È stato l’uomo caduto sulla Terra, l’icona glam Ziggy Polvere di Stelle, l’etereo Duca Bianco; e poi, dopo aver attraversato indenne e mutante gli anni Ottanta e Novanta, si è trasformato nel Grande Assente.
Ma cosa ha significato sino ad oggi David Bowie per la musica e la cultura italiane? E di tutte le sue personae sonore e visive, quali si sono più a fondo innestate nelle nostre memorie? A rispondere – con riflessioni, ricordi, provocazioni, aneddoti e invenzioni letterarie – sono 25 nomi fra i più diversi, per età e background, del nostro panorama poprock. Ne scaturisce un’inedita e multiforme fuga di voci che accompagna e scandisce, contrappuntandoli con toni italici, i capitoli di una biografia aggiornata alle più recenti vicende della parabola bowiana, comprese quelle successive al dramma che lo colse, nell’estate del 2004, sul palco del Reality Tour.
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David Bowie è
di Broackes, G. Marsh, C. Ujka
ed. V&A Publishing, 2013
Realizzato in occasione della prima grande retrospettiva dedicata a David Bowie dal Victoria & Albert Museum di Londra. Imperdibile.
Questo volume è stato realizzato in occasione della prima grande retrospettiva dedicata a David Bowie dal Victoria & Albert Museum di Londra. Reso possibile dall’accesso ai leggendari archivi dell’artista, traboccanti di abiti e costumi di scena, dischi e video, stesure autografe di brani e memorabilia di ogni genere, ne ripercorre la carriera dagli inizi londinesi ai successi di “Space Oddity” e “Ziggy Stardust and the Spiders from Mars”, fino alle influenze sui massimi esponenti delle avanguardie artistiche contemporanee. Un libro-oggetto, impreziosito da una grafica all’avanguardia e da foto inedite, che passa in rassegna tutti i volti del poliedrico Bowie, con i contributi di studiosi di fama mondiale nel campo di cinema, moda, musica, letteratura, fra cui Camille Paglia, Cristopher Frayling, Howard Goddall, Jon Savage.
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David Bowie “Heroes” by Masayoshi Sukita
Masayoshi Sukita, a cura di C. Chianura, ed. Auditorium, 2015
Le splendide foto del famoso fotografo giapponese che ha immortalato diversi momenti della carriera di Bowie.
Masayoshi Sukita ha fotografato David Bowie dal 1972 al 2009, in momenti molto diversi ma sempre memorabili nella carriera del musicista inglese, dall’epoca di Zlggy Stardust allo shooting ormai storico per la copertina di “Heroes” nel 1977, fino alla piena maturità degli anni più recenti. “C’è una relazione d’amicizia tra noi, anche se sfortunatamente non parlo inglese troppo bene e la nostra frequentazione non è stata molto assidua” – ha detto Sukita “Quando l’ho cercato all’inizio della nostra collaborazione non si è trattato per me di una semplice questione professionale, e dunque non è una relazione esclusivamente lavorativa. Penso che anche lui non mi veda solo come il suo fotografo. È certamente qualcosa di più.”
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Ziggy Stardust. La vera natura dei sogni
di Luca Scarlini, ADD editore, 2016 pagine 112
Libro dedicato a Ziggy Stardust, una delle creature di David Bowie. Ziggy è magrissimo, ha i capelli rosso fiamma, ha un cerchio d’oro dipinto sulla fronte come una divinità egizia, le unghie delle mani sono smaltate, un orecchino con una pietra luccicante, un braccialetto alla schiava, le zeppe d’oro con un disegno di palme; indossa un miniabito con un disegno di conigli volanti, dice di essere in comunicazione con lo spazio.
Ziggy Stardust è un personaggio immaginato da David Bowie e il titolo del concept album del 1972 vetta del glam rock, genere che mischiava musica e performance. Negli anni dello sbarco sulla luna e delle musiche di Space Oddity (1969), delle atmosfere di 2001 Odissea nello spazio (1968), l’idea di poter fuggire verso altre dimensioni è un sogno condiviso, una fissazione generale.
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“David Bowie: L’uomo delle stelle”
Tavole a fumetti di Veronica Carratello e Lorenzo Bianchi 128 pp. in b/n, ed. Nicola Pesce Editore, 2014 – seconda edizione 2016
Utilizzando la tecnica del flashback, gli autori del volume danno vita ad una storyline visionaria ed avvincente nella quale aneddoti, citazioni di testi ed abiti di scena legati alla vita di David Bowie si mescolano a spaccati onirici quasi da fantascienza, componendo una narrazione dal ritmo incalzante che esce dai normali sentieri del fumetto biografico. A completare il volume sono una serie di contributi critici sulla vita ed il percorso artistico di Bowie, la discografia, la filmografia e alcune riflessioni raccolte da artisti e musicisti. “L’uomo delle stelle” è, dunque, una splendida graphic novel che ha il pregio di appassionare tanto i fan di David Bowie, quanto gli appassionati di fumetti.
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Bowie: 1947-2016 la biografia
di Wendy Leigh, ed. Sperling & Kupfer, 2016
Il 10 gennaio 2016 Ziggy Stardust è tornato nello spazio da cui era venuto. Ha però lasciato un segno indelebile sul nostro pianeta, diventando una delle leggende del rock più amate di sempre.
In questa biografia, l’unica aggiornata agli avvenimenti più recenti, l’autrice ha raccolto 75 interviste con amici e persone vicine a Bowie, per farne un ritratto non solo musicale ma anche privato. Rivela quindi le caleidoscopiche avventure sessuali e sentimentali dell’artista, gli eccessi di droghe, le amicizie a volte vere, a volte controverse con gli altri musicisti, come Lennon e Jagger. Tra aneddoti ed episodi poco noti, scopriamo tutto su David Bowie.
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L’ultima maschera di David Bowie: Il racconto di Scary Monsters
di Alessandro Menabue, 84 pagine, ed. Youcanprint 2016
Scary Monsters: secondo alcuni il capolavoro di David Bowie, per molti il suo ultimo album imprescindibile. Senza alcun dubbio una scomoda pietra di paragone per ogni suo lavoro successivo. Eppure di questo disco, se confrontato con altri celebri lavori del cantante, si parla troppo poco: spesso nelle narrazioni dell’arte di Bowie viene citato frettolosamente, quando invece si tratta di un momento fondamentale della sua straordinaria carriera. L’intento di questo libro è quello di restituire a Scary Monsters l’attenzione che è giusto riservargli, raccontandone la nascita e analizzando ogni sua canzone. Siccome David Bowie non può essere imprigionato all’interno di un disco, tra le pagine sono presenti digressioni che raccontano episodi importanti della sua carriera, aneddoti, riflessioni sul suo percorso musicale. Ma più di ogni altra cosa, questo libro è un gesto di amore.
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David Bowie Fantastic Voyage. Testi commentati
di Francesco Donadio, ed. Arcana, 2016
Raccolta di testi commentati, incluso Blackstar.
La prima edizione è del 2013 aggiornata a The Next Day.
Simbolo di libertà e creatività, edonismo e decadenza. Creatura in apparenza aliena, attraversata tuttavia da umanissime angosce sulla vita e sulla morte, la religione, la fama e il sesso: David Robert Jones, in arte Bowie, è ritenuto un genio (dagli estimatori) o uno scaltro manipolatore (dai detrattori), non sono ammesse mezze misure.
Bowie è uno dei “grandi padri” del pop-rock. Sono ormai quarant’anni che calca le scene, ha attraversato (quasi) tutti i generi e alcuni ha contribuito a crearli: dal rhythm’n’blues degli inizi alla jungle-industrial degli anni Novanta, passando per il folk cantautorale, il glam rock en travesti, il plastic soul, la new wave in salsa kraut, l’elettronica sperimentale, l’heavy grunge alternativo e ancora molti altri.
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David Bowie, Sono l’ uomo delle stelle
traduzione C. Caira, ed. Il Saggiatore, 2016
Traduzione del libro a cura di Sean Egan “Bowie on Bowie”. Si tratta di una raccolta di 32 interviste concesse da David Bowie a partire da novembre 1969 fino a novembre 2003.
di Giulia Cavaliere
Il libro non vale per le intro di Egan in apertura dei pezzi, non solo inutili spiegazioni di ciò che stiamo per leggere ma spesso abbozzi di dietrologie che abbassano il livello delle conversazioni, ma assume invece notevole importanza per le miriadi di informazioni, dettagli, pensieri spirituali, non di rado filosofici e ancor più magicamente quotidiani, che Bowie offre, da sé di sé, al di là della struttura dei singoli incontri.
L’ultima intervista riportata risale al novembre 2003, è ripresa da The Word (UK) e la penna è quella del fido Paul Du Noyer.
Non di rado accade nel libro che, come in questo caso, il giornalista sia anche un fan di vecchia data. Du Noyer rievoca la sua storia di fan di Bowie e approda alla contemporaneità in modo appassionato, donando un senso d’appartenenza allo scambio non semplice da ritrovare nel libro, un tratto che strutturalmente fa davvero la differenza. Scopriamo l’ultimo Bowie pubblico, con una piccola secondogenita, innamorato della New York silenziosa delle prime ore del mattino, nuovamente appassionato di dischi in vinile, intento a raccontare del suo amore per Mos Def e i The Last Poets, delle teorie sulle responsabilità dell’attentato dell’11 settembre e del suo romanzo infinito e incompiuto: “Si tratta di un progetto grandioso, non so se riuscirò mai a portarlo a termine. Forse le note verranno pubblicate dopo la mia morte”. Rileggiamo, e siamo lieti di poterlo fare perché non c’è davvero modo in cui non sia importante farlo, una vicenda artistica e umana del tutto fuori dall’ordinario, condotta da un genio per natura straordinario, uno che nel 1976, a Robert Hilburn di Melody Maker alla domanda “Cosa vorrebbe venisse scritto sulla sua lapide, sotto il suo nome? Cantante? Performer? Songwriter? Attore?”, rispondeva: “Lapide? Io voglio un monumento. Una lapide mi lascerebbe insoddisfatto”. Tanto insoddisfatto e tanto superiore che il monumento, alla fine, se l’è fatto da sé: ★
Leggi l’articolo completo su http://www.rollingstone.it/cultura/news-cultura/35-anni-di-bowie-su-bowie/2016-10-13/#Part1
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Bowie
Simon Critchley, trad. M. Baldini
ed. Il Mulino, 2016
«Comincerò con una considerazione piuttosto imbarazzante: nessuno in tutta la mia vita mi ha dato più piacere di Bowie», in molti si ritroveranno appieno nella confessione del filosofo-bowieofilo autore della recente pubblicazione di Il Mulino.
di Giulia Cavaliere
Quando in una delle prime sere di gennaio 2016, in una libreria di Alte Schönhauser Strasse a Berlino, mi sono imbattutta per la prima volta nel volume di Simon Critchley Bowie non ho faticato in alcun modo a credere alle parole con cui il filosofo-bowieofilo inglese, autore di saggi, tra gli altri, su Heidegger e Deridda, introduceva il suo legame con David Bowie nel primo capitolo intitolato “Esperienza sessuale”: «Comincerò con una considerazione piuttosto imbarazzante: nessuno in tutta la mia vita mi ha dato più piacere di David Bowie. Può darsi, naturalmente, che questo la dica lunga sulla qualità nella mia vita. Non fraintendetemi: ho avuto dei bei momenti, qualcuno addirittura insieme ad altre persone. Ma se parliamo di felicità continua e duratura nel corso dei decenni, nulla può competere con il piacere che mi ha dato Bowie».
Uscita originariamente nel 2014 per “Or Books”, questa piccola opera ora ampliata a fronte dell’ultimo album e della morte del protagonista, esce in italiano per la collana Intersezioni della casa editrice Il Mulino.
Ciò che Critchley mette in atto, nel suo volume, è una commistione magica e piuttosto inedita di saggio filosofico e pura autofiction: un’analisi impulsiva e insieme scientifica di cosa significhi trascorrere tutta la propria vita con David Bowie.
A partire dall’analisi delle fragili questioni identitarie attraverso i cumuli di percezioni disordinate che, secondo David Hume, costruiscono la nostra vita interiore come fossero parte di un cut up – il metodo di scrittura che Bowie aveva appreso da William Borroughs, Critchley tenta di analizzare testi di canzoni, album e interi periodi artistici scucendoli e mettendoli al microscopio, avvalendosi anche del suo Heidegger, filtrando il concetto di falso da quello di fasullo entrando nel merito di voce (Stimme) e stato d’animo (Stimmung), soffermandosi sulla capacità di Bowie di espandere l’esperienza autobiografica mettendola in consonanza con il mondo esterno, cioè con l’esperienza dell’ascoltatore creando però non l’armonia del singolo con il mondo quanto una sorta di allontanamento, scoperta emotiva del distacco dal resto, una demondizzazione integrata, attraverso la quale scoprirsi nella propria più profonda identità.
Questo e molti altri attenti sguardi approfonditi sull’opera e sulle miriadi di approcci all’arte dell’autore, sono contenuti in questo volume che però risulta organizzato in modo quasi disordinato, a spot, diviso tra puri momenti diaristici animati dall’entusiasmo del fan e la riconduzione del Bowie-mondo nelle griglie filosofiche e di pensiero che Critchley maneggia con naturale sapienza.
Se dovessimo definire quest’opera la diremmo una dissertazione filosofica autobiografica: senz’altro si tratta di unicum nella bibliografia a tema Bowie, un unicum che è assai prezioso poter incontrare anche da queste parti, in italiano.
Leggi l’articolo completo su http://www.rollingstone.it/cultura/news-cultura/bowie-il-particolare-legame-di-simon-critchley-con-il-duca-bianco/2016-12-08/
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La Filosofia di David Bowie. Wilde, Kemp e la musica come teatro
di Pierpaolo Martino, ed. Mimesis, 2016
Piccolo saggio filosofico che partendo da Oscar Wilde e il mimo Lindsay Kemp, analizza come nella filosofia di David Bowie la musica in quanto teatro sia in grado di rivolgersi direttamente alle emozioni degli ascoltatori. Interessante.
Parlare della musica di Bowie come teatro significa tradurre il suo discorso artistico in una sorta di dialogo tra dialoghi in cui la musica interroga altri linguaggi artistici e in cui l’immagine, la parola letteraria e il suono si ridefiniscono a vicenda. Partendo dallo stretto rapporto che lega Oscar Wilde all’emergere della cultura glam nella seconda metà del ventesimo secolo e dalla dialogica che lega Bowie e uno dei suoi maestri, il mimo Lindsay Kemp – la cui poetica dissonante e contraddittoria influenzerà profondamente il cantante – il libro si pone come spazio di accesso da un lato all’affascinante officina dell’immagine bowiana, dall’altro alla profonda teatralità dei testi delle sue canzoni abitati da una molteplicità di maschere create dall’artista, ma anche da parole altrui. L’aspetto forse meno indagato nel discorso bowiano, al quale questo volume rivolge particolare attenzione, è dato dall’innovazione musicale e dalla ricerca sonora che sono alla base della sua filosofia artistica; come si vedrà, la finalità di queste pagine è il far comprendere al lettore come nella filosofia di Bowie la musica in quanto teatro sia in grado di rivolgersi direttamente alle emozioni degli ascoltatori coinvolgendoli in quanto veri e propri attori nel processo di produzione di senso.
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Bowie by Duffy
di Chris Duffy e Kevin Cann, ed. LullaBit, 2016
Monografia fotografica su David Bowie immortalato nel decennio più importante e iconico della sua carriera, da Ziggy Stardust a Scary Monsters nei ritratti di scena e dei backstage del suo fotografo ufficiale Brian Duffy. Le immagini più famose di David Bowie e molti scatti inediti ‘rubati” nei backstage, il dietro le quinte di creazioni poi diventate di culto, riuniti in un libro rigorosamente ufficiale e corredati da testimonianze che narrano momenti della vita e della carriera dell’artista, con curiosità e retroscena sorprendenti.
In collaborazione con Ono Arte Contemporanea.
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Rebels
David Bowie in 6 ritratti d’autore
Un ragazzino che crede a tutto e Ziggy Stardust, Halloween Jack, il Duca Bianco. E poi rockstar, compositore, dandy, pittore, attore. È impossibile riassumere le vite di David Bowie, scegliere un volto fra gli altri, un punto di vista, una canzone o un disco su tutti. Così come è molto difficile che uno qualsiasi dei frammenti della sua scia stellare non abbia colpito le nostre vite, lasciandoci l’urgenza di inseguirla.
Perché David Bowie è, come nessun altro artista, solo nella somma di tutte le cose che è stato, e molto più di questo.
Sei grandi autori che l’hanno conosciuto, incrociato, amato, lo raccontano in Rebels in altrettanti testi, scritti appositamente per questo libro: dal musical progettato con Michael Cunningham alla meticolosa conoscenza da fan di James Grady, dall’influenza sui capelli e lo spirito di Franco Battiato alla canzone che lega Michel Faber e l’amore per sua moglie Eva, dalla curiosa intervista a diagramma di Rick Moody alla struggente malinconia di Carlo Verdone.
Sei autori – e la dedica di un cantautore – per un artista che ha rivoluzionato il modo di pensare e sentire la musica e, forse, il nostro modo di pensare e sentire ogni cosa.
Un alieno del rock, che ci ha insegnato il desiderio e la nostalgia delle stelle.