di Luigi Altea – 20 giugno 2018
Sono arrivati a Valencia suonando, ballando e cantando.
L’Aquarius, da luogo di sofferenza e di disperazione, si è improvvisamente trasformato in una gioiosa balera.
Festeggiavano l’accoglienza degli spagnoli?
Non credo.
Ad attenderli c’erano anche gruppi di fascisti che rumoreggiavano, innalzando cartelli e urlando slogan ostili.
Credo, invece, che gioissero avvertendo, più o meno consapevolmente, che quella terra, l’Europa, sarà un giorno tutta loro.
Vedendo quelle immagini io ho gioito con loro…
Per la loro vittoria, per la nostra sconfitta.
L’Europa che non riesce a garantire il primario diritto di “non emigrare”, ai popoli che ha sfruttato da sempre, merita di essere occupata e sconfitta.
L’Africa è così, perché l’Europa l’ha ridotta e abbandonata così!
A nulla serviranno gli sforzi dei ministri di pelle bianca e di fede nera e triste.
Nessuno fermerà l’avanzata, costante e impetuosa, dei popoli di pelle nera e di fede luminosa…
Come gli occhi dei bambini che, dopo un viaggio allucinante in mezzo agli stenti, riuscivano ancora a sorridere e a cantare.
Ecco perché l’Europa, e forse il mondo intero, sarà tutta loro.
Perché trovano sempre mille buone ragioni per continuare a vivere, quando noi fatichiamo a trovarne anche una soltanto.
Perché riescono a trovare qualche ragione per la quale valga la pena di morire, mentre noi non ne troviamo neppure una, per la quale correre il rischio di farci la bua…
Hanno vinto, perché nascono sempre di più e noi sempre di meno.
La demografia, arma micidiale e silenziosa, ha emesso il suo verdetto: loro sono i nascituri, noi siamo i morituri.
Ed è inutile che Salvini e Minniti facciano gli scongiuri, toccandosi la testa…
Tra i governanti di ieri e quelli di oggi è cominciata la guerra dei distinguo.
Veniamo continuamente sollecitati a trovare le differenze.
A parte qualche diversità lessicale, a me sembrano tutti ugualmente spalmati con lo stesso burro del cinismo e dell’indifferenza.
Nessuno ha mai ringraziato gli immigrati.
Nessuno ci ha fatto notare che non sono arrivati a mani vuote.
Dall’Asia hanno portato in dono la loro capacità di osservazione attenta, di meditazione profonda, a noi che viviamo spesso in superficie, sull’isola dei famosi…
Dall’Africa hanno portato in dono l’arte di cantare e di danzare l’unità del cosmo, a noi costruttori di frontiere, di recinti e di gabbie.
Dall’America latina ci hanno portato in dono il senso acuto della giustizia sociale, a noi inventori di di precariato e di caporalato.
I governanti di ieri e di oggi, vedendo i barconi in arrivo, si sono divisi tra chi voleva impedire il diritto di approdare e chi quello di salpare…
Nessuno ci ha “avvertito” che eravamo tutti sulla stessa Umanità.