Fonte: PoliticaPrima
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di Mario Botteon -18 marzo 2015
Un tempo, quello della prima Repubblica, delegavamo col nostro voto i vari partiti a rappresentarci, e potevamo addirittura sceglierci il candidato che più ci piaceva.
C’era la Democrazia Cristiana, e c’erano il P.C.I., il P.S.I., il P.R.I.,il P.L.I, il P.S.D.I. e l’M.S.I. Erano i partiti che componevano il panorama politico, dal dopoguerra fino al tempo di tangentopoli. Quando la Prima Repubblica morì sotto il peso delle inchieste giudiziarie e il quadro politico cambiò radicalmente. Allora i partiti rappresentavano i cittadini dalle diverse tendenze ideologiche, politiche, religiose (Cattolici), oppure laiche. E non mi azzardo ad affermare che eravamo ben rappresentati, o, che i partiti facevano sempre gli interessi dei Cittadini e nemmeno che erano rose e fiori. Anzi.
Ma, è innegabile, che in quegli anni, ci si sentiva effettivamente più rappresentati, c’era molta più partecipazione, e anche tensione ideale. Oggi non è più così. Aggiungo una considerazione di non poco conto.
Durante la prima Repubblica, i Partiti facevano sicuramente una politica di parte, e cercavano con ogni mezzo di conquistare spazi politici ed elettorali, ma quando c’era di mezzo l’interesse del Paese, o si trattava di stabilire le regole che valevano per tutti, la litigiosità veniva messa da parte e si procedeva compatti (la scrittura della Costituzione lo sta a dimostrare). Oggi le norme che stabiliscono le regole del gioco, il sistema elettorale di elezione del Parlamento, e tante altre questioni di interesse generale, vengono decise da una maggioranza, che, di solito, è “coesa” attorno ad un capo, non più attorno, o “dentro” un partito. E questo, secondo me, ha cambiato in peggio il funzionamento della nostra democrazia. Dopo la fuga di Craxi, inseguito dalla gente che gli tirava le monetine, prese il potere Silvio Berlusconi.
La sua discesa in campo, non fu, come lui ha sempre sostenuto, una necessità per salvare il Paese dalle orde comuniste che avanzavano minacciose, ma bensì per salvaguardare i suoi interessi, in quel momento minacciati da vari fattori, oltreché dai creditori. È nota a tutti la protezione esercitata da Craxi nei confronti delle sue aziende che, altrimenti, sarebbero fallite. Tant’è.
Ma ciò che mi preme sottolineare riguarda il potere di persuasione di Berlusconi e del berlusconismo sul sistema politico italiano. Un fattore potentissimo capace di condizionare e trasformare i partiti che, gradualmente, hanno, prima, perso la loro funzione di rappresentanza dei Cittadini e, poi, sono diventati strutture per organizzare il consenso agli ordini di un capo.
In questa direzione, anche la sinistra ha avuto le sue gravi responsabilità, per non avere intuito per tempo i cambiamenti in atto, e per avere colpevolmente sottovalutato la presenza e la potenza elettorale dell’imprenditore Berlusconi. Al quale non interessava assolutamente creare le condizioni per una nuova e più partecipata democrazia, ma creare le condizioni sociali e politiche per la RAPPRESENTAZIONE di se stesso. Non solo, Berlusconi decideva anche chi erano i suoi amici, e coloro che erano suoi nemici (in genere definiti tutti comunisti, perfino l’ex Presidente Scalfaro fu definito tale).
È stato così finché non è arrivato Renzi. Con lui è finita anche la RAPPRESENTAZIONE, ed è iniziata L’AUTORAPPRESENTAZIONE. Infatti, se si analizzano bene le cose, si nota che è solo lui il decisore dei destini del nostro Paese. E date le gravi condizioni in cui versa l’Italia, la presenza di troppi politici pavidi e incapaci, e l’assenza di una vera forza politica d’opposizione, temo che Matteo Renzi possa continuare ad autorappresentarsi ancora per molto tempo. All’orizzonte c’è solo la scomposizione della destra (già avvenuta), e, tra poco, anche la sedicente sinistra imploderà, e Renzi rimarrà “l’unica certezza” di questa malapolitica.