Fonte: facebook
Salvatore Bonadonna – 25 agosto 2014
Un contributo per andare avanti.
Ho seguito in condizioni precarie la discussione in corso; quindi mi scuso se incorro in qualche fraintendimento. Avverto negli interventi due preoccupazioni legittime ma che possono risultare paralizzanti: quella di ripercorrere strade partitiste già conosciute e quella di cercare preventivamente il consenso generale rispetto ad un progetto auspicato ma da definire in quanto derivazione da una esperienza di lista unitaria che ha mobilitato intelligenze ed energie e ha colto un successo che apre nuove e impegnative sfide. Ho avanzato anche la mia candidatura per il Coordinamento esplicitando che era anche un modo per esprimere una critica alla autoreferenzialità tendenziale del coordinamento reiteratamente provvisorio e alla inconcludenza circa le scelte da fare e le strutture da darsi. Possibile che ci si sia ritrovati sulle iniziative e gli impegni e ci si paralizzi attorno a come strutturare una forza politica che nasce come necessità e opportunità alternativa in Europa e in Italia? Non è un caso e segnala un malessere se oltre il 90% degli invertentisi concentra su questo punto e vede contrapposizioni talvolta degne di miglior causa!
Insieme ad altre/i avevo depositato e illustrato un contributo con alcune proposte operative che avrebbero consentito un passo avanti già il 19 luglio; sono state praticamente ignorate e, opportunamente, in parte, sono state riproposte in questa sede. Nella sostanza si trattava e stratta di superare lo stato di felice eccezione legato all’appello e alla campagna elettorale gestita da un comitato auto promosso per cominciare a strutturare le forme nuove di un soggetto politico unitario di sinistra, capace di costruire e rappresentare una alternativa sociale e politica. Dicevamo che la democrazia liquida della rete liquida la democrazia! Si tratta di avviare un processo costituente al quale sono chiamate tutte le forze che hanno aderito all’appello, hanno partecipato alla campagna elettorale, sono consapevoli chine Europa e in Italia è in atto un processo di destrutturazione della democrazia, di svuotamento delle istituzioni della rappresentanza e della loro sostituzione con il potere che le oligarchie finanziarie e tecnocratiche esercitano in nome della efficacia dell’azione dei governi nel garantire i mercati finanziari attraverso la spoliazione progressiva, e oramai accelerata,dei diritti e delle condizioni sociali delle grandi masse popolari.
Quello che viene presentato, ormai da anni, come un oggettivo e necessitato intervento contro la crisi si palesa, come avevano indicato i migliori rappresentanti del pensiero critico e i movimenti di contestazione giovanili e popolari, come l’attacco risolutivo al modello di stato sociale edi diritti instaurato in Europa, ma non solo, con la vittoria su nazifascismo. Lo aveva dichiarato Warren Buffet, l’uomo più ricco d’America, lo scrive il rapporto della JP Morgan: è in atto una offensiva di classe e le strutture della democrazia politica costituiscono un ostacolo al suo pieno dispiegamento. Quindi bisogna fare le “riforme”!
I governi dei paesi europei e il governo Renzi sono concretamente impegnati ad eseguire questo mandato anche se possono manifestare qualche divergenza tattica assolutamente funzionale a dare credibilità alla loro azione di governanti guidati dalle indicazioni della BCE, della Commissione Europea, del Fondo Monetario Internazionale, come si vede anche in questi giorni. E operano, in Europa e in Italia, con le larghe intese, dentro un pensiero unico che non accetta critiche e interlocuzioni, una sorta di monopartitismo che contempla ruoli formalmente diversi e concordati al suo interno.
In Italia, diversamente da altri paesi europei, la sinistra politica non c’è più e quella sociale, che si manifesta con lotte di resistenzae di dignità, incontra la delegittimazione motivata dei sindacalismo confederale e la costante azione di divisione e contrapposizione operata dal populismo di chi governa e da quella stampa che interpreta da anni il“sovversivismo delle classi dirigenti”. Mentre si sviluppa l’attacco al lavoro e ai diritti dei lavoratori e dei pensionati, facendo a gara nel governo a chi vince il palio del perfetto liberista, la Lega svolge il compito di orientare la rabbia e la lotta degli sfruttati contro i migranti. L’importante è che i ceti proprietari che si sono arricchiti con la crisi e nella crisi possano continuare a farlo a riparo di ogni possibile contestazione sociale.
Penso sia chiaro a tutti noi che c’è una battaglia per la democrazia da sviluppare per impedire che, con un ulteriore colpo di mano,Renzi e Berlusconi, con la supervisione e lo stimolo del Quirinale, approvino una legge elettorale che impedisca il possibile costituirsi di una opposizione parlamentare e garantisca, attraverso liste bloccate e premio di maggioranza la nomina di un Parlamento fedele ratificatore. Cacciare nell’anomia dell’astensione la metà dei cittadini è coerente con il disegno di governo cheRenzi esprime. Anche per questo trovo poco costruttivi i ragionamenti attorno alle possibili alleanze e coalizioni per le prossime elezioni regionali e trovo gravissimo che ci si paralizzi per il timore che scelte diverse possano manifestarsi. Se si è convinti della necessità di dare l’avvio ad un processo costituente di una sinistra all’altezza della sfida, bisogna avere la consapevolezza che il percorso sarà lungo e difficile e non ci sono scorciatoie elettorali che possano supplire alla costruzione del “popolo dell’alternativa”,della coalizione sociale capace di unificare ciò che l’offensiva del capitale finanziario e l’azione del governo divide.
Ci sono forze intellettuali importanti a sostegno di un progetto costituente e ci sono quel milione e centomila elettori che lo hanno sostenuto nella battaglia per il Parlamento Europeo. Ci sono le residue formazioni politiche della sinistra che fu le quali credo debbano assumere la responsabilità di investire tutte le proprie forze residue in questo progetto necessario, ambizioso e difficile; agitare le bandierine di appartenenza identitaria o pensare di acquisire in qualche modo qualche rappresentanza istituzionale in qualche regione all’ombra del PD, mi sembrano atteggiamenti legittimi ma perdenti e, in ogni caso, contrari alla necessità di dare corpo al processo costituente della sinistra unitaria di alternativa.
Se si potesse arrivare all’assemblea di Sabato prossimo con una bozza di progetto programmatico di un nuovo soggetto politico, magari stesa dagli stessi garanti superstiti, sarebbe un passo avanti. Se poi, in un aperto rapporto di fiducia reciproca, eleggessimo, tra i 210 e anche oltre, organismi provvisori con il compito di guidare questo processo fino alla prima scadenza di una assemblea nazionale basata su rappresentanza effettiva di donne e uomini censiti e finanziatori del progetto, di passi ne avremmo fatto uno ulteriore. Abbiamo nella nostra articolata compagine forze intellettuali, esperienze, culture, entusiasmo e partecipazione, di donne e di uomini, di ragazzi e ragazze; sta a tutti noi fare di questa compagine una forza politica per l’alternativa.