D’Alema: “non sto nella stanza dei bottoni, anche perché qualche volta lì c’è la guerra dei bottoni”

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Fabrizio d’Esposito
Fonte: Il Fatto quotidiano
Url fonte: https://www.ilfattoquotidiano.it/premium/articoli/la-lobby-pd-grandi-giornali-vuole-staccare-pisapia-da-mdp/

di Fabrizio d’Esposito – 30 settembre 2017

Stampa di regime. Colpisce sentire Massimo D’Alema, tra i pionieri della nuova sinistra alternativa al Pd, parlare di “stampa di regime”. Con chi ce l’ha? Il cronista del Fatto è con lui a Bologna. Ai confini del mitico Parco Nord, sede delle feste dell’Unità. Sullo sfondo, alcuni operai smontano stand. Dice Vladimiro: “Con loro noi non abbiamo nulla a che fare, non ci hanno invitato”. Noi, loro e Bologna la rossa. “Noi di Articolo 1”. “Loro del Pd”. L’Estragon è una grande discoteca. Ai confini con il Parco Nord, appunto. È qui che si tiene la prima festa di Articolo 1 – Mdp a Bologna. Apre Massimo D’Alema, che arriva direttamente da Bruxelles. “Il cuore dell’Europa? Ammesso che l’Europa abbia un cuore”. Prima risata a mo’ di ovazione. Applausi, tantissimi. “La sinistra emiliana è abituata a un certo conformismo, a stare dalla parte dei capi. Ho incontrato un compagno, mi dice: ‘Sono iscritto al partito dal 1956’. Gli ho spiegato che quel partito ha cessato di esistere da molti anni. Una parte importante del nostro popolo ormai se ne sta a casa, non va a votare. Qui alle ultime regionali abbiamo perso 600mila elettori. Quando posi questo problema e nessuno rispose mi resi contro che il Pd non era più il nostro mondo”.

Arriva, D’Alema, e il primo giro è nel solco della tradizione. Le cucine. Le volontarie e i volontari. Tagliatelle, tortelloni, salsiccia, costolette e pollo. Alcune centinaia di persone. Prima di salire sul palco, selfie e strette di mano. “Massimo, nel 1978 tu eri segretario nazionale della Fgci e sei stato a casa mia”. Almeno qui, il carisma dell’ex premier non è divisivo. Altra storia sui giornali. Meglio su certi giornali.

L’altro giorno, giovedì, i quotidiani erano pieni di sfoghi e retroscena su un’intervista dalemiana al Corriere della Sera. Il tormentone Pisapia – potenziale leader di questa sinistra – che a sua volta ne genera altri, come quello del rapporto con il Pd renziano e la conseguente formazione di un nuovo centrosinistra. Finanche il centrista Tabacci, sodale dell’ex sindaco di Milano nel Campo Progressista, ha voce in capitolo: “D’Alema deve stare a distanza di sicurezza”. Ricapitolando: il Pd, Campo Progressista, Articolo 1, l’ossessione per D’Alema di renziani e antirenziani. L’incipit è dalemismo puro. Il noto sarcasmo che fa partire altri applausi e altre risate: “Tabacci? Ma io non ho mai cercato di avvicinarmi a Tabacci”.

Il tono ritorna serio: “La verità è che si attribuiscono a Pisapia retroscena e virgolettati che lui regolarmente smentisce. Parliamoci chiaro, senza infingimenti. Il Pd conduce una campagna per creare una frattura tra noi e Pisapia. L’obiettivo è questo. E siccome il Pd ha il potere e ha un buon rapporto con diversi imprenditori cui ha fatto parecchi favori e questi imprenditori sono anche proprietari di giornali, diciamo, questa campagna per staccare Pisapia da noi è sostenuta da questi mezzi d’informazione per rendere un servizio a Renzi. Ma è una campagna politica”.

D’Alema non cita testate e non fa nomi. Ma il riferimento è chiarissimo. Il bersaglio della sua invettiva è il nuovo colosso di Stampubblica, Stampa più Repubblica, Agnelli/Elkann più Carlo De Benedetti. Ergo la versione dalemiana su Pisapia è questa: “Sono diventato buono e voglio parlare con le parole di una persona notoriamente buona come Pisapia”. Cosa dice, dunque, l’ex sindaco di Milano? “Pisapia ha detto che lui sta lavorando a una forza politica alternativa al Pd. Vuole ricostruire il centrosinistra in radicale discontinuità con questo Pd, in merito a contenuti e leadership. Questo è lo stato degli atti. Non sono parole di D’Alema il cattivo, ma di Pisapia il buono. Poi se questa legge demenziale del Rosatellum passerà, noi saremo costretti a presentare i nostri candidati in tutti i collegi”. Mentre D’Alema parla a Bologna, e parla di lavoro, immigrazione, tasse, del Pd “liberale” amico dei ricchi, giù al sud, a Napoli, c’è Pietro Grasso, alla festa nazionale di Articolo 1. Una sorta di investitura come nuovo leader? Finalmente è cominciato il post-Pisapia in questa parte del campo di sinistra? Può darsi, ma l’argomento sarà tabù ufficialmente ancora per un po’ di tempo.

In ogni caso, D’Alema precisa a modo suo: “Io sono solo un supporter di Articolo 1, non sto nella stanza dei bottoni, anche perché qualche volta in quella stanza avviene la guerra dei bottoni. Io sono un uomo politico e l’uomo politico deve cercare di prevedere la realtà futura con le sue diverse possibilità. E io, non avendo un compito operativo ma solo di supporto, ho più tempo per pensare”.

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