D’Alema: “l’idea che un Presidente del Consiglio si auto elegga capo dello Stato e nomini un alto funzionario del Ministero del tesoro al suo posto, mi sembra una prospettiva inadeguata per un grande paese democratico come l’Italia”

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Giovanna Ponti
Buon 2022 con Articolo Uno
Trascrizione di Giovanna Ponti
Riporto due interventi, quello di Bersani e quello di D’Alema, e condivido per chi volesse ascoltare gli altri interventi comunque interessanti. (Video)
PIERLUIGI BERSANI:
Il ministro Speranza è ,insieme a non più di altri due o tre in Europa, fra i pochi ministri della sanità non sostituiti durante il periodo della pandemia, e questo vorrà dire qualcosa.
Abbiamo visto a furor di popolo , no anzi a furor di establishment, l’affossamento del governo Conte. Questo nostro impegno nel governo Draghi non è una cosa priva di problemi, ma con la certezza che qualsiasi altra soluzione di governo in questo stato di equilibri politici e parlamentari sarebbe ben peggiore di quella che abbiamo .
Abbiamo dato una mano alle elezioni amministrative ricavando le sparute soddisfazioni sul piano della nostra comunità, i sindaci di Cerignola e di Empoli ad esempio che sono nostra gente.
Noi abbiamo davanti un anno che sarà uno snodo politico rilevantissimo, a cominciare dalle scadenze di gennaio. L’elezione del Presidente della Repubblica potrà essere anche l’occasione di qualche operazione politica molto insidiosa.
Occorre che il campo progressista si dia una mossa su un percorso politico che aggreghi e con una piattaforma che riesca ad incrociare, con una novità, la grande questione sociale che si è aperta. Non facendo questo lasciamo disperso nel sonno una potenzialità che c’è, che noi sappiamo esserci.
Anche per la nostra comunità ci saranno dei passaggi politici delicati e l’unica cosa da augurarci è che non si riesca ad affrontarli in modo collettivo.
L’ obbiettivo è comunque di tenere vivo e di custodire la ragione politica ed ideale che ci ha portato fino a qui, cioè l’idea di una sinistra, che sia moderna finché si vuole, ma una sinistra dell’uguaglianza e del lavoro.
Se c’è una fase nella quale è moderno e giusto dirci “laburisti” è proprio questa perché i fatti globali, il salto tecnologico e secolare stanno mettendo un’impronta, un’arma forte sul tema del lavoro fino a degli esisti di rottura degli equilibri sociali in modo che potrebbe essere distruttivo. Quello che noi chiamavamo “mondo del lavoro” è un mondo nuovo che si affaccia, è un personaggio in cerca d’autore, ha bisogno di una rappresentanza con idee nuove e io mi auguro che noi ci dedicassimo in particolare a essere protagonisti, a capire, a studiare e a proporre una elaborazione nuova su questo grande tema del lavoro. Non ci può essere sinistra senza questo punto di vista che poi mette in ordine tutte le altre priorità.
MASSIMO D’ALEMA
Vorrei cogliere l’occasione di questo incontro da una posizione più distante rispetto all’impegno politico in prima linea cui ho dedicato tutta la mia vita. Esprimo a tutti voi il mio ringraziamento perché mi sono sentito rappresentato, mi sono sentito parte di una comunità seppure da una posizione defilata, cercando di dare ogni tanto un contributo di analisi e di pensiero sulle questioni internazionali, Sono stato comunque sempre partecipe alle scelte politiche, a volte non facili, e di un impegno che si è caratterizzato per coerenza ideale e spirito unitario. Insomma credo che art 1 si è comportato bene, si è conquistato un patrimonio di credibilità nel panorama politico.
Una delle idee fondamentali che noi abbiamo sostenuto, cioè la necessità che si aprisse un dialogo, una cooperazione tra il centrosinistra e il Movimento 5 Stesse, è diventato un punto fermo dello scenario attuale. Avevamo ragione, come avevamo ragione anche sulla deriva disastrosa del Partito Democratico. Fu la principale ragione per andarcene, era una malattia terribile che fortunatamente è guarita da sola, diciamo.
Credo che oggi pochi potrebbero negare la fondatezza del giudizio sul rischio che quel partito cambiasse completamente natura nell’epoca renziana.
Insomma direi che alcune delle nostre ragioni sono risultate tali e questo per un gruppo che è rimasto più piccolo di quello che noi abbiamo sperato è comunque un motivo di soddisfazione.
C’è un patrimonio di analisi, di esperienze, di cultura politica che noi rappresentiamo e che può essere ancora utile al nostro Paese, alla sinistra, alla ricostruzione di un campo politico.
Io penso che abbiamo di fronte un anno complicato, pieno di scelte difficili: il tema principale è quello della necessità del ritorno in campo della politica.
E’ un tema che riguarda non soltanto la sinistra perchè noi rischiamo che la crisi politica si accompagni alla crescita di un potere tecnocratico che è il punto di arrivo della lunga stagione dell’antipolitica. La cosa che mi impressiona di più in queste settimane che abbiamo alle spalle non è il fatto che abbiamo il governo Draghi in una condizione di necessità, ma il tipo di campagna culturale che ha accompagnato questa operazione. Quello che scrivono i giornali sulla necessità di sospendere la democrazia e di affidarsi ad un potere alto che altro non è se non il potere della grande finanza internazionale.
Noi dobbiamo riguadagnare, con l’ intelligenza e senza velleità, il terreno della democrazia politica a partire dalla vicenda dell’elezione del capo dello stato.
Probabilmente non è plausibile che sia il centrosinistra a dare le carte, lo abbiamo fatto per molti anni, ma i rapporti di forza erano diversi. Bisogna però cercare di fare in modo che alla fine venga fuori una soluzione che riapra il vampo della politica, della sovranità della politica anche se dovrà essere una soluzione di compromesso, anche se inevitabilmente non potrà essere che una proposta che coinvolge un ampio spettro di forze politiche.
Sinceramente l’idea che un Presidente del Consiglio si auto elegga capo dello Stato e nomini un alto funzionario del Ministero del tesoro al suo posto, mi sembra una prospettiva inadeguata per un grande paese democratico come l’Italia.
Con tutto il rispetto delle persone , questo è il primo passaggio delicato.
Certo noi abbiamo la forza che abbiamo però possiamo muoverci con intelligenza perché l’intelligenza può sopperire la mancanza della forza.
Poi auguro a tutti noi che si faccia un passo avanti nella costruzione di una grande forza progressista. Probabilmente non sarà proprio il partito che volevamo noi, ma vale la pena di portare questo patrimonio che noi rappresentiamo, questo punto di vista, nel contesto di una forza più grande.
Un certo percorso volge al termine, il dibattito delle Agorà è il modo migliore per arrivare, attraverso il confronto, alla convergenza delle idee non in modo burocratico, ma ad una ricomposizione che appare necessaria.
La terza cosa che mi auguro è che si vada a una riforma della politica. Io credo che un governo di questo tipo grandi riforme non ne possa fare. Se andiamo a vedere sotto al titolo della Riforma fiscale o della Riforma del sistema giudiziario non troviamo grandi scelte, ci sono scelte di compromesso come è inevitabile che sia.
Io penso che c’è una riforma che non è in agenda ma che è fondamentale: la riforma della legge elettorale e quindi del sistema politico. La democrazia italiana vive una grande crisi di rappresentanza.
Se negli anni novanta il problema principale era il ricambio della classe dirigente e andava benissimo il maggioritario, oggi il problema principale è che le istituzioni tornino a rappresentare i cittadini altrimenti si apre una frattura insanabile. Quindi ci vuole una legge proporzionale che darebbe anche un senso maggiore alla necessità di ricostruire una grande forza progressista.
Questi sono punti di un programma politico fondamentale di questo fine legislatura che vorrei fosse sostenuto nella misura delle nostre forze da noi e che diventasse l’agenda di uno schieramento più ampio.
La crisi che abbiamo vissuto ha reso particolarmente evidente quanto siano profonde le linee di frattura fra sinistra e destra. Pensate a quanto pesa nel mondo la disuguaglianza, tra noi che ci prepariamo al quarto vaccino e miliardi di esseri umani che non hanno avuto il primo. Ci sono momenti in cui la disuguaglianza è così visibile e così lacerante da dare il senso alla necessità della istituzione di una forza della sinistra moderna. Io vedo che c’è un campo largo di persone che possono condividere le stesse posizioni, noi possiamo portare il nostro punto di vista dentro un campo più largo.
Lo voglio dire anche a Pierluigi perché noi più vecchi sentiamo la responsabilità di non avere contribuito quanto sarebbe stato giusto alla formazione di una nuova generazione.
Io mi sono sentito orgoglioso di Speranza per il modo in cui lui ha fatto il suo lavoro al servizio del Paese, perché lui ha fatto la cosa più di sinistra che si potesse fare e cioè difendere la vita delle persone contro magari le ragioni del profitto, di quelli che pensavano che per fare funzionare l’economia contasse poco se qualcuno poi rimaneva ai margini della strada. Speranza ha difeso la vita delle persone con coerenza, senza iattanza, con un senso della misura anche attraverso le apparizioni televisive e con uno stile che mi
ha ricordato lo stile di quella che è stata l’esperienza della mia vita, cioè del Partito Comunista Italiano, del PCI, il modo in cui ti insegnavano a fare politica e a servire il Paese nel PCI.
Si vede che qualcosina siamo riusciti a trasmettere e questa è una soddisfazione per chi è più vecchio.
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1 commento

Angelo Cifatte 7 Gennaio 2022 - 12:53

“Si parva licet componere magnis”, rileggendo gli auguri di D’Alema mi è tornato in mente l’ultimo Discorso di Moro ai Gruppi parlamentari dc.

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