di Franco Bartolomei – 22 agosto 2015
Cari Compagni,
Molti sono rimasti delusi dalla scelta del compagno Tsipras di chiudere un accordo di grande entita’ con le autorita’ monetarie europee ed internazionali e conla comissione europea .
Tendono a considerarlo una sorta di “tradimento” che stroncherebbe definitivamente le speranze di rinascita a livello europeo , di una sinistra in grado di pensare ad un modello sociale alternativo al “neoliberismo”.
Io, al contrario, non sono cosi’ pessimista, e non credo affatto che la partita sia chiusa, poiche’ l’accordo della Grecia non risolve le debolezze strutturali, ed ormai irrisolvibili, di un modello economico, di rapporti finanziari e di regole monetarie, che continua a considerare i dati quantitativi della crescita come l’elemento centrale su cui provare a costruire un equilibrio sociale soddisfacente.
Inoltre l’accordo greco e’ stato stipulato, a condizioni migliori degli altri schemi di riferimento su cui sono stati definiti i diversi fiscal compact a cui sono stati rispettivamente sottoposti tutti gli altri paesi europei con disavanzi fuori dai parametri di Maastricht e di Lisbona, e soprattutto senza alcun trionfalismo a livello europeo essendo emersa con chiarezza evidente a tutta l’opinione pubblica mondiale la sua natura necessitata e forzata .
Su questo terreno Tsipras ha avuto un grande merito, che deve essergli attribuito, anche se poi e’ stato costretto a segnare il passo da rapporti di forza a livello internazionale troppo sfavorevoli ad una uscita della Grecia dal sistema euro.
Il suo lungo braccio di ferro con le autorita’ monetarie ha riportato la questione “economica, finanziaria e monetaria” all’interno del dibattito comune della pubblica opinione delle nazioni europee, svelando la materialita’ reale delle autorita’ finanziarie che condizionano le politiche economiche ed i modeli sociali degli stati, e riaprendo il dibattito popolare e democratico sul “merito” della soluzioni economiche da adottare, che prima si pretendeva, nella cultura politica neo-liberista consolidatasi in tutti i sistemi politici europei negli ultimi venticinque anni, dopo il crollo del muro di Berlino, e la conseguente riunificazione dei mercati mondiali che ha dato il via ai processi integrali di globalizazione finanziaria e commerciale , di considerare come dati “scientifici” indiscutibili e certi , naturalmente esclusi o posti al di sopra del naturale dibattito politico che contrappone opzioni differenti , ispirate a valori di riferimento diversi, tutte praticabili, legittime, e non scontate a priori .
Questa riappropiazione da parte della “Politica” del giudizio di merito sui sistemi economici e sulle regole finanziarie, che ha trovato nel referendum greco il suo punto di massima espansione, ha segnato comunque un grande momento di rottura di quella egemonia culturale del tecnicismo finanziario e monetarista che fa da supporto al sistema neo-liberista e finanziario moderno, che rimarra’, e continuera’ a dare frutti utili alla sinistra in futuro, anche se poi le successive scelte di Tsipras non hanno tradotto quel risultato elettorale in un compiuto disegno alternativo .
Si e’ prodotta una situazione storica analoga a quella dell’europa dell’ottocento dopo la repressione dei moti democratici del ’48 .
l’ordine ristabilito dopo di essi non si sarebbe mostrato piu’ in grado, fin dal futuro immediato, di ricostruire in modo definitivo e compiuto l’ordine autocratico internazionale che era scaturito dalla restaurazione, ed in futuro le spinte democratiche dei popoli d’europa avrebbero continuato in modo sempre piu’ forte a minare questo equilibrio che il ’48 aveva scosso dalle fondamenta pur venendone sconfitto nell’immediato.