DAL CURRICOLO ALL’IO PASSANDO PER L’AUTOBIOGRAFIA

per Filoteo Nicolini

DAL CURRICOLO ALL’IO PASSANDO PER L’AUTOBIOGRAFIA

Il curricolo è divenuto una specie di carta di identità che elenca i fatti salienti della vita di studi, concorsi, incarichi e via dicendo. Poche paginette scritte in uno stile convenzionale. Immaginiamo però che la persona si senta insoddisfatta da una tale abbreviatura, insofferente a tale classificazione. Qualcosa non torna, dice a sé stesso; sono riducibile al curricolo, quando mi sento molto più ricco per tante esperienze vissute e tanti scambi? E allora, disponendo di tempo e animato di buona volontà, approfittando di un paio di fine settimane quella persona si siede a scrivere la propria autobiografia, e ci prende gusto, al punto di dedicarci parte delle vacanze, fino ad arrivare ad un centinaio di paginette. Ora la bozza autobiografica è pronta, piena di episodi salienti, arricchita dal lessico famigliare, attenta alle storie d’amore, ai viaggi, agli ostacoli del cammino, alle tristezze e le nostalgie.

Arrivato a questo punto, e rileggendo quanto da lui scritto, quella persona finirà per chiedersi: da tutto ciò continuo a non capire chi sono e cosa sono. Chi è questo Io che mi accompagna, che ho ricordato nella biografia, ma di cui ho una così vaga conoscenza? Nella coscienza normale ho una percezione quasi fisica del mio essere quando dico “Io ho urtato” e non dico “il corpo ha urtato”, oppure “Io ho fame” e non dico “i processi vitali hanno necessità di nutrimento”. Poi mi accorgo che dell’Io ho una forma di pensiero, ma essa è appunto solo un riflesso pensato, una debole immagine di una entità attiva che mi conferisce forma, crescita e forze vitali. Quel pensiero che mi formo dell’Io è tuttalpiù un pensiero, ma non afferra la mia vera identità. Procedendo, se medito senza pregiudizi, sono condotto a sentire il rapporto col mondo spirituale e con le forze che creano quel pensiero e quella immagine. Senza quelle forze, addio quel pensiero e quella immagine! Nella coscienza ordinaria esiste solo un debolissimo riflesso sentimentale di queste forze che accendono l’anima. Il passo ora è riconoscersi quale entità autonoma portatrice di quelle forze, e questa ultima forma dell’Io ha davanti a sé la manifestazione sensibile di quello che è in realtà.

A questo punto quella persona ha scoperto che l’Io compare in quattro forme, che sono sorte da tempi antichissimi al sorgere degli involucri umani uno dopo l’altro. In particolare, si intravede il ruolo del pensare, del sentire e del volere.

FILOTEO NICOLINI

IMMAGINE: Nancee Clark, Channel to the Universe.

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