di Gabriele Pastrello
1. Canossa?
Grillo va a Canossa? Grillo spariglia? o ambedue?
Non è chiaro cosa significhi la mossa di Grillo di chiedere un incontro a Renzi sulle riforme. o meglio: solo una cosa è chiara. La mossa è l’effetto diretto del risultato elettorale, della perdita lorda di 4,5 milioni di voti (1 milione al PD e 2,5 in astensione; il resto spiccioli vari) e l’incasso di 1.5 milioni (vari spiccioli; tutte analisi SWG).
Quando si dice del risultato non vuol dire per la delusione del mancato sorpasso. Solo i gonzi, e sono stati tanti, ci hanno creduto. ma dopo le elezioni un importante sondaggista ha detto che il sorpasso di Grillo non è mai stato visto nei sondaggi pre-elettorali. e se non l’ha visto lui non l’ha visto neppure nessun altro. E se non l’hanno visto i sondaggisti, non l’hanno visto ne i direttori dei giornali ne i politici, neppure Grillo. Che evidentemente è stato al gioco sperando di guadagnarci. cioè una gigantesca bufala per convincere gli elettori a votare PD, anche se magari non entusiasti di Renzi, per paura di Attila alle porte.
Ma invece ha perso. Il risultato a favore di Renzi c’è stato. E Grillo ne uscito come il cattivo della storia, il razzista, il populista. Non ha aiutato neppure l’alleanza con Farage. l’isolamento a questo punto dev’essere pesato. solo quello? in fondo Grillo è stato un ariete contro il PD di Bersani. In quel ruolo ha avuto un enorme spazio giornalistico. e forse non solo.
Ma ormai quel partito è scomparso. Prima, c’è stato il risultato elettorale del 2013 in cui nelle ultime settimane un Grillo pompatissimo ha tolto a un Bersani senza appeal quei punti che l’hanno separato dalla vittoria. Poi le tragedie parlamentari. poi il volo di rondini nell’estate 2013 degli amministratori nelle zone ex-rosse. Poi le primarie, la caduta di Letta. E ora, gli ultimi residui hanno risalito le valli in perfetto ordine dietro Orfini, tranne pochi mohicani.
Grillo non serve più. In queste circostanze è meglio non chiudersi da soli in un isolamento, soprattutto se si capisce che chi ti guardava con un certo interesse ormai guarda ad altro. Soprattutto quando la sensazione è che le gerarchie in Italia si stiano riordinando intorno a Renzi. Quindi, la richiesta di confronto è una resa?
Bisognerà guardare oltre questo quadro ristretto.
2. La ‘consegna’
La percezione che le gerarchie si stiano riordinando è alla base di un giudizio positivo sulla situazione. Renzi il castigamatti sta riallineando tutti. Evviva. Se al vertice le lotte verranno frenate o estinte, con maggiore o minore gentilezza; se ai poteri di governo verrà data l’opportunità di non incontrare seri ostacoli nell’attuazione delle decisioni, il resto seguirà. Direi proprio che il presidente Napolitano condivida quest’approccio che chiamerei ‘politicista’. e probabilmente anche D’Alema. ma questo approccio non tiene conto che la vera radice profonda della nostra crisi politica è che i fili che legano l’alto e il basso sono logori o spezzati. E la lotta in alto ‘segue’ le rotture delle faglie in basso. Non si tratta di ‘ripartire dal basso’. ma di pensare che non basta l’armonia in alto. Bisogna anche fare le cose giuste. Bisogna avere la diagnosi giusta sulla crisi, altrimenti le misure proposte l’aggraveranno in basso.
E non ci sarà armonia in alto che tenga. E anche presto.
La domanda generale che va fatta è. Potrà il governo Renzi deliver come si dice in inglese? Cioè’ ‘consegnare’ ciò che in generale ha promesso? Cosa ha promesso? Sostanzialmente di far uscire l’Italia dalla ‘stagnazione’, o come diceva il movimento di Giannino dal ‘declino’. La questione è: c’è una diagnosi? Si vede in controluce dalle misure e dagli annunci? O forse magari dai ‘consiglieri’ economici. qualcuno dice che Renzi è spregiudicato, può dire e fare tutto e il contrario di tutto. È vero. Ma i consiglieri economici (Zingales, Davide Serra, Gutgeld, Taddei) sono compattamente liberisti estremi o legati all’ambiente dell’alta finanza anglosassone (Gutgeld e Serra) o addirittura alla destra americana anti-statalista (Zingales). Padoan era anti-keynesiano fin da piccolo (in nome della rivoluzione, allora); poi la rivoluzione è passata, ma l’approccio anti-domanda è rimasto. Difficile pensare che da questo ambiente vengano proposte ‘keynesiane’ o ‘industrialiste’.
Da come viene annunciata la riforma della PA, e dai primi provvedimenti sul mercato del lavoro, sembra proprio che la diagnosi sia: la crescita si è fermata in Italia perché ci sono troppi ‘lacci e lacciuoli’ (Einaudi): sbaraccarli tutti (e i sindacati sono i primi della lista).
Allora, quanto c’è di vero? Domanda: le imprese Italiane hanno fatto pochi profitti negli ultimi 20 anni? No. La quota dei profitti sul reddito è cresciuta di dieci punti (dal 50 al 60%). secondo la Banca d’Italia il progresso tecnico in Italia è rallentato perché i salari sono bassi relativamente ai livelli europei (non c’è una forte pressione interna per sostituire il lavoro con macchine). Ma allora perché le misure e gli annunci puntano alla flessibilità degli occupati e dei salari?
C’è un battage pubblicitario su flessibilità e investimenti esteri. Ma il settore che esporta non è affatto mal messo, e riesce anche a produrre un attivo nell’interscambio merci escluso l’oil. Possono anche venire a comprarci imprese. Ma saranno quelle buone. E non siamo un paese del Terzo Mondo che ha bisogno di importare tutto, dai capitali all’organizzazione, al know how. Il FMI ci da una buona pagella e ci invita ad andare avanti sulle ‘riforme’. Ma quelle ‘riforme’ hanno un segno ben noto, tagli alla spesa pubbliche e riduzione dello Stato Sociale.
C’è solo un paese in Europa che tenga socialmente a queste terapie, ed è la Germania. Ha fatto già i suoi tagli, non molto, sia riguardo la flessibilità che al Welfare, che però è rimasto abbastanza comprensivo. Alla Germania basta esportare un po’ di più. Cosa che otterrà probabilmente con le misure Draghi. Per il resto socialmente tiene. Già la Francia è in grande difficoltà. E l’Italia ci può cadere. Anche le proposte di ‘assistenza minima’ (che in altri contesti hanno un ruolo progressivo; cioè dell’estensione della copertura) nel contesto italiano che si profila hanno un risvolto sgradevole: copertura del minimo a compensare l’impoverimento del medio e medio-basso.
Il quadro è di ripresa mondiale debole; di una leggera svalutazione dell’euro come pressoché unica misura di stimolo; di una maggiore, ma limitata tolleranza per il non raggiungimento degli obbiettivi di austerità (che molto probabilmente resteranno). Non è un quadro espansivo. e comunque ci chiederanno tagli di spesa. Il risultato molto probabile sarà un indebolimento ulteriore della domanda interna. O forse questo impoverimento relativo potrebbe essere compensato da una ripresa di euforia e spesa da parte dei redditi medio-alti. (Il recupero di fiducia, la guerra sociale vinta con la cancellazione dal quadro politico – o la sua subordinazione – dei residui dell’anomalia ‘socialista’ dalla politica del paese; il sequel italiano tanto atteso del 1989 a livello mondiale; peccato che è da quell’anomalia che sono venuti i maggiori impulsi alla modernizzazione e al progresso profondo del paese. Senza sarà meglio?).
Se ci sarà, questa sarà la ripresa Italiana. Naturalmente c’è la variabile europea. ma solo se ci dovesse essere una presidenza Schulz, potremmo pensare che l’alleggerimento della pressione dell’austerità potrebbe arrivare fino a togliere gli investimenti dal computo del deficit. e questo non dovrebbe essere che il primo passo. Quali investimenti? Grandi opere? Grandi profitti e magari grandi disastri? perché se ci sono stati troppi ‘lacci e lacciuoli’ la terapia è una de-regolazione massiccia. E questo è da aspettarsi da questa compagine governativa, tenuto anche conto delle forze che l’appoggiano direttamente (Alfano), e con cui far patti (Berlusconi).
cosa c’entra in questo quadro Grillo?
3. Riallineamento contro sponde
Prima di tutto chiediamoci chi lo vota. Sono molti giovani. Giovani che già da tempo sono convinti di essere tagliati fuori dalle normali prospettive di vita. che avevano molte ragioni di pensarlo già prima, e cui il Jobs Act promette precariato pressoché a vita (il trucco sta nell’aver portato da uno a tre anni il tempo della non- stabilizzazione: i cicli post-crisi sono brevi, in tre anni fanno a tempo a svilupparsi e finire. Il ciclo espansivo si estinguerà prima che l’impresa che ha assunto in forma precaria sia costretta ad assumerli in via permanente, a meno che non intervenga una ripresa mondiale generale e sostenuta, che proprio non è alle viste; solo gli imbecilli ci credono).
Questo dovrebbe dargli un certo fondo. C’è cioè una base sociale che gli può dare una sponda anche in un futuro prossimo (quello che per esempio non ha, e non aveva, SEL, oramai partito di opinioni, varie, sconclusionate e ‘deboli’, che si sta frantumando contro il riallineamento dei pianeti – dei poteri). Di questa base potrà far parte, e l’ha già votato, un certo voto di partite IVA, e simili, cui la lotta all’evasione ‘in basso’ di Renzi dichiarerà guerra, e non saranno felici. E poi ci sono partecipanti a movimenti vari (acqua, ecologia e altro) per i quali questo cambio di verso dubito sia quello che loro si auguravano, direi il contrario, se questa svolta finisce in deregulation, contrariamente alle dichiarazioni (un classico renziano, ormai).
D’altra parte, come già accennato nel primo post, sta avanzando una chiusura al vertice con notevole forza. Renzi procede come un caterpillar, come dimostra la spaccatura di SEL. (Che un partito di ‘sinistra’, per di più ‘radicale’ possa plaudire a una misura come quella degli 80 euro che – sebbene certo propagandisticamente efficace – però ‘redistribuisce tra poveri’, colpisce, e molto). Si può capire che Grillo, il cui ruolo di ‘guastatore’ delle maggioranze PD (a guida ex-DS bisogna aggiungere; il ‘vecchio’ PD) appaia esaurito con il ‘nuovo’ PD, e anzi possa essere di ostacolo al riallineamento politico, parlamentare e elettorale intorno a Renzi e al riassorbimento della frattura politica rappresentata dal suo movimento, possa essere messo sotto quella notevole pressione, cui probabilmente è fatto oggetto.
Ciononostante la sua base elettorale pare in grado di dargli ancora sponda, anzi di dargliene in prospettiva in crescita se, come è possibile, anzi probabile, Renzi non ‘consegnerà’ quel miglioramento delle condizioni di vita, visibili e abbastanza generalizzate che più o meno apertamente promette. E quindi Grillo può tentare di ripetere il giochino passato, cioè: questo scollamento a breve non rientrerà, avete ancora bisogna di me.
Per la sua sopravvivenza Grillo deve cioè riuscire a prendere tempo. Impedire che si chiuda una tenaglia di potere qui e adesso, per lasciare maturare le condizioni per un rilancio. Questo doppio binario appare già iscritto nella sua politica con la collaborazione con il gruppo di Farage, che potrebbe diventare il primo o secondo partito inglese, e comunque con una possibile crescita ulteriore degli euro-scettici se le forze politiche europee, come incomincia a sembrare, diciamo pure purtroppo, volessero minimizzare la crisi, ma soprattutto limitare le misure anti-austerità alle misure Draghi, e anzi dare segnali di continuità con l’elezione di Juncker, cui ovviamente si assocerebbero i liberali europei, e cui non escluderei che si associasse anche Renzi (per la gioia dei suoi elettori: voto PD per votare Schulz); vedi missione a roma di van Rompuy.
I margini d’azione a Grillo li può dare lo stesso Renzi. che chiaramente sta usando con lui la stessa tattica che ha usato con altri: portare all’estremo. A chi dice: non mi piace quello che mi proponi, vorrei quest’altro, si risponde, non ti do niente; e tu che fai? (“Mi cacci? Si”). Puoi affrontare una rottura? E sennò ti pieghi, e ti fai piacere quello che ti propongo. Vedi il caso di SEL (e prima ancora la sinistra PD; ce n’era un altro, forse due o tre massimo, con la stessa capacità).
Ciò grazie al fatto che alcune proposte di Renzi hanno caratteri con chiari profili di incostituzionalità (che e quando la Corte li riconosca è altro paio di maniche), o per dirla meno elegantemente, antidemocratici. Anche se i militanti PD se le fanno piacere con l’entusiasmo dei tifosi, e a molti altri, dopo il ventennio berlusconiano, figurati quanto glie ne importa. Però un parlamento di nominati, con sbarramenti che cancellano intere aree di opinione (addirittura con sbarramenti differenziati in modo da eliminare questa o non eliminare quell’altra lista, un Senato composto di inutili, ancora peggio di nessun Senato. Nessuno crede che non costeranno nulla) sono tutte misure contro le viscere di un paese naturalmente proporzionalista, perché anarchico: voglio contare per quello che tira a me. Pochi sono stati i partiti che sono riusciti con mezzi politici a ottenere in Italia disciplina convinta e non forzata (una volta si chiamava egemonia).
Come si è già visto dalla sua risposta, un po’ per tattica un po’ per necessità (gli accordi del Nazzareno, soprattutto quelli scritti, che non si sa, segreti), Renzi non sembra poter concedere nulla. È così davvero? (O invece il risultato delle Europee rende l’accordo del Nazzareno superabile?).
Ci sono le altre ragioni che Grillo può usare appellandosi alla sua base sociale: l’euro e l’Europa, su cui sarà difficile rispondere. Ci vorrebbe una solidità che Renzi non ha. A battute su questi temi si perde. Quindi ci sono temi su cui Grillo potrebbe avere spazi mediatici, nel confronto diretto, ma anche da rilanciare fuori. Qui c’è spazio per lui per giocare proprio in pubblico su tutte queste contraddizioni (Renzi deve attirare voti a destra, ma non perderli a sinistra; finora c’è riuscito solo in parte, ma sufficiente). La sinistra PD può tacere finché vuole, ma se qualcuno parla, il rischio dell’effetto ‘Re nudo’ è forte. E se anche Renzi ostenta sicurezza (lo streaming lo voglio io) il differenziale di capacità istrionica effettiva è reale, e se Grillo lo potrà usare, potrebbe essere devastante.
Ripeto, se potrà giocare le proprie capacità, che da ‘istrioniche’ sono diventate ‘politiche’. Anche il confronto Travaglio/Santoro contro Berlusconi sembrava scontato, a condizioni di estremo sfavore per Berlusconi. Invece i due si trasformarono inaspettatamente in agnellini, consentendo a Berlusconi qualsiasi intemperanza e rilanciandolo nella campagna elettorale (molto probabilmente c’erano ragioni che non sappiamo e Berlusconi sapeva, per cui accettò).
Certo il gioco giocato in questi mesi è di ridurre al silenzio chi si azzarda a dissentire. Ma è facile silenziare il ‘signore’ Cuperlo, o il greco Tsipras e la sua Lista, o i gruppuscoli: SEL, RC e i ragazzi (o post-ragazzi) dei ‘movimenti’. Molto più difficile mettere il silenziatore a quell’animale di spettacolo che è Grillo, capace sempre di creare dal nulla un evento tale da mandare in tilt il blocco mediatico, che tutti romperebbero per paura di ‘bucare’ la notizia. e che comunque ha a disposizione una rete comunicativa in grado di invadere il Web e di filtrare attraverso i blocchi come l’acqua, inarrestabile.
La questione che non sappiamo è se ci sono argomenti non pubblici che lo possano sconsigliare dal farlo (in tempi come questi ci sono voli di dossier come di rondini in arrivo), ma questo lo vedremo presto. Se non ci fossero o se comunque lui pensasse di poterli sfidare, beh, penso che ne vedremo delle belle.
Ma la ragione principale per cui Grillo potrebbe non uscire stritolato è il punto cruciale: il riallineamento di poteri è in grado di risolvere la crisi italiana? Sono tutti davvero sicuri che sia così? O l’esperimento ‘liberista’ di eliminazione drastica dei ‘lacci e lacciuoli’ potrebbe invece, per l’errore fondamentale del mancato riconoscimento delle cause interne e delle condizioni esterne del ‘declino’ (errore sicuro data la pochezza e il dogmatismo ‘liberista’ sia del think tank che della squadra di governo renziani), portare a un peggioramento a breve (e duraturo) delle condizioni economiche e sociali del paese? Una via d’uscita bisognerà lasciarla; e guarda caso potrebbe essere proprio Grillo.
A meno che tutta l’area dispersa a nome sinistra non trovi indipendentemente nelle sue parti, dovunque siano, l’istinto di sopravvivenza non solo per sè ma anche per il paese, e incominci seriamente a pensare, e ad agire (lasciando, come si dice, i morti seppellire i morti).