D I P E N D E

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Emanuela Celauro 'manugea'
D I P E N D E
Ci hanno sempre chiesto di schierarci. Di scegliere il lato del Giusto e dello Sbagliato.
Spesso questo meccanismo, evita la comprensione vera. Evita l’ ascolto. Fa’ di uno slogan o di una bandiera, un’ appartenenza.
In realtà divide. Divide et impera.
Crea compartimenti stagni dentro ai quali non si costruisce nulla.
Si è andati avanti così, e sempre più forzatamente, dal dopoguerra in poi. Forse dal referendum monarchia/repubblica, cui ogni tanto penso siamo ancora fermi.
Abbiamo acquisito e trasmesso l’ essere Contro e non Con.
L’ identificazione si palesava dietro un’ aporia di se stessa: la contestazione a tutti i livelli.
Che oggi non si esprime più con un dissenso costruttivo, ma è svuotata della sua forza vitale, adolescenziale virgulto di una società che può evolvere ( in meglio, nel termine – ndr).
DIPENDE, mi ripetevo stamattina.
Le ragioni si comprendono dalle prospettive. Questo non costituisce scusante alcuna per gli evidenti crimini che non possono, non dovrebbero, avere bandiera.
Questo ‘ dipende’ appartiene al campo della tolleranza, al di là del giusto e dello sbagliato, come scrive il poeta persiano Rumi, nel XIII secolo.
Appartiene al macrocosmo che abbraccia tutti i microcosmi, alla capacità di vedere e ricondurre tutto all’ Uno.
Anche nelle ‘ lotte’, nelle prese di posizione, nelle direzioni di tutela e salvaguardia.
C’ è un senso olistico ( anche qui nel termine la risposta – ndr) dell’ agire
‘Con e Non Contro’, non mi stancherò mai di ripeterlo, come Permacultura insegna, come prima di qualsiasi disciplina, una legge universale indicherebbe.
DIPENDE dall’ INDIPENDENZA, aggiungo.
Che è la Libertà di non appartenere.
Una divisa, un’ egida, una parola, un colore, può farci sentire protetti, in una nicchia di sicurezza.
Spesso però diventa branco, elite, ghetto, clan, divisione, cartello. La linea è sottile e su di essa poteri che non oltrepassano mai le sponde, che stanno fuori, e sopra e sotto, come Mangiafuoco che governano burattini coi fili ben ancorati e apparentemente invisibili, lavorano incessantemente.
Ho letto di tutto in questi tempi. Le pluricitate maschere americane, che a breve saliranno sui carri allegorici di tutto il mondo, le loro gesta e i loro gesti, ripresi e indagati come se solo al male e alla provocazione si dovesse dar conto. Le frasi, da bar né più né meno, sulle quattro stagioni che non ci sono più, su come si debbano gestire gli argini dei fiumi, sul come si taglia la legna, sul fotovoltaico e l’ elettrico, su chi è titolato per parlare di vaccinazioni o quant’altro.
Abbiamo sdoganato la saccenza e la tuttologia, senza fatica, delegando a una domanda al dottor google l’ enciclopedico nostro sapere. Senza tagliare la legna, senza pulire gli argini, senza rinunciare a nulla ma parlando di Ambiente come fossimo Tarzan nella giungla che non consuma e non antropizza ( e mi fa’ ridere la pizza nel termine) lo spazio che vive.
Il primo ministro spagnolo Sanchez propone di porre fine all’ impunità sui social media.
Ecco, un problema di linguaggio sicuramente lo abbiamo.
È qui che dobbiamo, possiamo fare lo sforzo di capire. Informarci seriamente.
È il tempo della fatica. Ed è questo il gap maggiore. Ci hanno e ci siamo pasciuti a zuccheri e velocità. Tutto subito, senza impegno, senza fatica.
C’ è un salto da fare.
….. DIPENDE…….ecco il nostro ‘ dipende ‘.
Elogio del ‘dipende’.
E dell’ indipendenza.
Del porsi domande e non avere risposte.
Del poter dire ‘ non lo so’.
Non è il mio campo.
Della modestia e dell’ umiltà del ‘secondo il mio modesto parere ‘, del ‘mi interessa come puoi vederla tu’, del dialogo.
Con e non contro.
E se sono cert@ che davanti a me ho un@ stupid@, mi siederò e attenderò che abbia finito, perché potrei dall@ stess@ acquisire informazioni sul come non fare.
In fondo…..siamo tutti in cammino……… l’ indipendenza è riconoscerlo.
DIPENDE.
Elogio della tolleranza e del ‘ dipende ‘.
 Emanuela Celauro ‘manugea’
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