Fonte: facebook
ANCORA GIANNI CUPERLO.
TORNO A RIPOSTARE GIANNI CUPERLO, PERCHE’ VEDO NELLE SUE PAROLE E RAGIONAMENTI UNA PREOCCUPAZIONE NUOVA PER COME SI STANNO METTENDO LE COSE, ANCHE E SOPRATTUTTO IN RAGIONE DELLE POLITICHE CHE IN ARROGANTE SOLITUDINE PORTA AVANTI IL SEGRETARIO/PRESIDENTE. E MI PAR DI CAPIRE CHE IL NOSTRO ‘FREDDO’ CAMPIONE STIA FINALMENTE COMPRENDENDO IN QUALE TRAPPOLA SI SONO CACCIATI LUI E TUTTI QUELLI COME LUI NELL’ILLUSIONE DI UNA RIPRESA, PRIMA O POI, DI UNA NORMALE DIALETTICA DI PARTITO.
COSI’ NON E’. COSI’ NON E’ STATO. E CHE SE NE PRENDA ATTO, IN UNA SITUAZIONE DI SEMPRE PIU’ INCOMBENTE CHIUSURA DELL’UNIVERSO POLITICO A QUELLO CHE BOLLE IN PENTOLA E CHE DILANIA LA VITA SOCIALE, BE’, SEBBENE ANCORA INSUFFICIENTE, E’, COMUNQUE, DA TENERE PRESENTE. ANCHE PERCHE’, NON SONO CERTO LE ARGOMENTAZIONI CHE DIFETTANO A QUESTA PRUDENZA CHE SCONFINA CON LA IRRESOLUTEZZA. (Antonio Napoletano)
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Stamane è uscita questa intervista su Repubblica. Grazie, come sempre, ad Alessandra Longo. Per chi non frequenti il confine orientale devo anticipare che “pastrocio” è dialetto triestino.
Buona giornata.
ROMA – Gianni Cuperlo, mi lasci iniziare con la battuta di Landini sulla mediazione in materia di Jobs Act dentro il Pd. Dice che chi ha scelto la linea trattativista l’ha fatto per conservare la poltrona.
“Landini parla di donne e uomini che meritano rispetto. Io penso che la riforma vada cambiata ancora ma proprio lui che parla giustamente di unità deve evitare toni sbagliati.”.
Quelli che vedono il bicchiere mezzo pieno dicono che Renzi ha fatto un passo indietro.
“Una retromarcia l’ha fatta. Riconosce che il Parlamento non è un passacarte. In questo anche le piazze hanno avuto un peso e lì non c’era gente col problema del ponte ma della spesa.”.
Ma lei lo voterà?
“Quando in gioco è il destino delle persone non c’è maggioranza o minoranza. Conta il merito e su quello giudicherò.”.
Mi faccia capire. Con gli emendamenti di giovedì sera il Job’s Act le sembra una buona o una cattiva riforma?
E’ positivo lo sfoltimento dei contratti e le risorse in più per gli ammortizzatori. Ma prevedere diritti differenti per lavoratori con lo stesso contratto porterebbe a una nuova discriminazione di dubbia costituzionalità. Aggiungo che liberalizzare i licenziamenti economici individuali quando manifestamente infondati apre il fianco a possibili frodi e violazione di diritti. Io dico, lavoriamo per altri passi avanti, anche sulla estensione delle tutele. Il punto è che il lavoro, almeno per la sinistra, non è una merce monetizzabile. E’ dignità, cittadinanza. E a questo principio non rinuncio.”.
Cuperlo lei evoca la parola “sinistra”. Ma francamente non si capisce quanti Pd ci sono. C’è chi dice tre o quattro. Di sicuro c’è il partito di Renzi, il partito della Nazione…
” Renzi sta attraendo una maggioranza degli elettori sulla base di un impianto moderato. Lui rassicura gli imprenditori, strapazza i sindacati, rimuove i conflitti sociali. Tutto sommato gli va bene che a destra Salvini faccia Le Pen e sull’altro fronte qualcuno strilli contro i “padroni”. In un quadro dove il cosiddetto “partito della Nazione” resterebbe la sola ancora.”.
Non è forse così alle condizioni date?
“Temo che questo disegno in realtà sia un “pastrocio””.
Pastrocio?
“Sì, come spalmare la nutella sul wurstel. Occulta una rappresentanza sociale della politica che invece esiste e vorrebbe ridurre la sinistra a conservazione o usciere nei palazzi del Potere.”.
Il profumo della pietanza sembra attirare masse trasversali.
“Beh siamo in Italia e il progetto, anche per le capacità indubbie del premier, induce qualche trasformismo.”.
Peccato non fare nomi, Cuperlo.
Ma no, i peccati sono altri.
A tempo debito, quando Renzi scadrà naturalmente da segretario, darete battaglia per riconquistare la leadership?
Conta come ci si arriva. Parliamo del 2017.
A questo vostro travaglio si aggiunge la crisi che morde e una legge di stabilità dai contorni ancora fumosi.
“Il Pil cala da 13 trimestri, è la recessione più grave della storia repubblicana. Il governo ha reagito con sussidi alle famiglie e sgravi alle imprese, ma sono misure insufficienti. E’ lo schema di Bruxelles che non va. L’ideologia per cui tagliando la spesa e svalutando il lavoro si riaggiusta l’economia. All’Europa andrebbe detto che una flessibilità di qualche miliardo è come stroncare la polmonite con l’aspirina. Una spinta più forte alla ripresa significa alcune decine di miliardi per investimenti fuori da vincoli pensati in un tempo storico completamente diverso”.
E la legge di stabilità?
“A mio parere non è abbastanza espansiva. Per uscire da una recessione così profonda servono una politica redistributiva radicale, un nuovo patto fiscale e una iniezione decisa di investimenti pubblici. Ne va della nostra sopravvivenza e se guardiamo a Genova o Carrara della nostra sicurezza.”.
Cuperlo queste battaglie si fanno dentro il Pd o avete la tentazione di andarvene?
“Una nuova sinistra è davanti a una scelta di vita. Può organizzare un campo di forze, idee, e parlare al Paese, oppure contentarsi di chiosare le scelte degli altri. Io vorrei la prima cosa e la vorrei in un PD più aperto, lasciandoci alle spalle divisioni e personalismi. Allora dico, costruiamo assieme, al più presto, un grande appuntamento. Mettiamo migliaia di persone diverse a ragionare sulla democrazia, su un’altra economia, sul mondo dopo la crisi. Il tempo è ora. Dopo potremmo voltare la testa e scoprire di averne lasciato troppi da soli, senza una bussola e spesso senza una tessera. Non servono nostalgia e rimpianti. Servono fantasia, umiltà e quella dose di indignazione che ti fa sempre alzare lo sguardo. Come direbbe la moderna Sibilla, hoc opus, hic labor”.