Il Fondo Monetario ha decretato la sua diagnosi. L’economia del mondo nel 2020 subirà una contrazione del 3 per cento (nel famigerato 2009 la flessione fu “solo” dello 0,6). L’Italia vivrà la recessione peggiore della sua storia, meno 9,1 per cento del Pil. Peggio di noi solo la Grecia. I tedeschi subiranno un calo del 7 per cento e i francesi del 7,2. Tutti prevedono un effetto rimbalzo nel 2021, ma l’urto iniziale sarà (anzi, già è) dei più brutali.
Tradotto, per noi significa che ogni mese di chiusura ci fa perdere tra il 2 e il 3 per cento di Pil (da 35 a 50 miliardi). Confcommercio dettaglia come nel mese di marzo il calo dei consumi è stato pari al 31,7 per cento. Roberto Petrini spiega che il tiraggio di energia elettrica si è ridotto nello stesso mese del 20 per cento. Le ricadute sono quelle note, se parliamo dei dati sul lavoro sembriamo destinati a passare dal 10 al 12,7 per cento di disoccupati.
La reazione di governi e banche centrali (seppure nella diversità di tempi e cifre) c’è stata. Cioè a differenza di altre precedenti recessioni almeno questa volta ci si è mossi nell’immediato. In Germania, Francia, Giappone, Stati Uniti e da noi l’intervento si è accostato al 10 per cento del Pil. In altre parole l’impatto economico e sociale è violento, ma è esattamente quella forza che impone terapie shock adeguate al momento.
In queste settimane voci autorevoli, da Mario Draghi a Romano Prodi per citarne due italiane tra le più significative, hanno calcato l’accento sul punto. Muoversi nel nuovo mondo post-Covid usando le cautele e le categorie tipiche del vecchio mondo pre-Covid equivale a buscar el Levante por el Poniente, ma senza approdare a nessun Nuovo Mondo.
Anche per questo avremmo bisogno, mai come ora, di un governo compatto nelle scelte e capace di trasmettere al paese tutto (cittadini comuni, famiglie, imprese, sindacati, le stesse forze dell’opposizione) una tenuta salda delle redini in vista di quella ripartenza che decreterà il segno del nostro futuro prossimo.
Penso, tante volte l’ho scritto in queste settimane, che il governo abbia agito cercando sempre il meglio nelle condizioni date. Questo vuol dire che non vi sono stati limiti o errori nella fase iniziale? No, come ovunque quei limiti si sono manifestati, ma con la stessa volontà si è posto rimedio e gli indicatori della pandemia paiono confermare la giustezza delle strategie adottate. Con la stessa logica credo che ogni soggetto e istituzione deve misurare le proprie di responsabilità, nell’immediato per porvi rimedio e a regime per risponderne pubblicamente. La pagina delle RSA non può rimanere senza una risposta limpida sulle colpe cumulate perché sarebbe un danno irreparabile se la notte buia togliesse a ciascuno l’onere di rispondere delle azioni commesse. Lo dobbiamo, credo, ai tanti che quella stagione non potranno più viverla e ai loro affetti rimasti che giustamente chiedono di sapere cosa si è consumato in quelle settimane tragiche dietro e dentro alcune di quelle strutture.
Vorrei segnalarvi questa iniziativa (spiegarne il motivo è inutile). A Roma “Terra! e Zolle” ha lanciato una proposta che intende consentire a persone e famiglie in grave difficoltà economica di portare un pasto a tavola. Il riferimento è alla filiera corta di tanti piccoli e medi agricoltori locali. La formula è semplice: con una donazione di 15 euro si realizza una “spesa sospesa” con la certezza di recapitare a chi ne ha bisogno (l’area sono i Municipi III e VIII della capitale dove agiscono volontari appositamente coinvolti) un filone di pane casereccio prodotto da panificio artigianale, almeno 4 chilogrammi di frutta prodotti da agricoltori del territorio, due prodotti tra uova, formaggi, pasta, riso….per le procedure della donazione basta andare sul sito: www.terraonlus.it (e scendere al link dell’iniziativa). Grazie