Crisi Italia e flessibilità zero, per il governo Renzi

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Alfredo Morganti

di Alfredo Morganti  4 settembre 2016

Oggi Lorenzo Salvia sul Corsera spiega le ragioni della ‘crescita zero’ e perché al governo si attendessero invece un segno positivo. Pochi giorni fa l’Istat aveva diffuso dati sul fatturato dei servizi, con un bel segno positivo (+1%). Calcolando che gli stessi servizi pesano sul PIL del 67%, Padoan e Renzi avevano fatto 1+1 e ne avevano dedotto un segno positivo anche per l’intero valore del PIL (dove l’industria, che riduce fatturato, pesa ‘solo’ del 30%). I due non sapevano che, nel fatturato calcolato giorni prima, mancava un dato essenziale, quello delle banche e delle assicurazioni, in calo dello 0,6%. Di qui lo zero percentuale del PIL. Ora il governo dice che il dato è irrilevante, e che ‘di fatto’ siamo in ripresa. Ma così siamo alla divinazione. Agli aruspici. Alle scommesse on line. Se anche fosse, che tipo di ripresa sarebbe con industria, banche e assicurazioni in calo di fatturato? Ossia con il nerbo centrale di una moderna economia industriale che resta indietro e perde colpi? Renzi e Padoan non si perdono d’animo, tuttavia, e hanno già pronto il solito ‘pacchetto per la crescita e la produttività per le imprese’. Misure selettive e mirate (ossia non c’è una lira), sperando ancora nella flessibilità UE. Ma, come dice Dombrovskis, vice Presidente Commissione UE, l’Italia ha esaurito nel 2015 e nel 2016 tutta la flessibilità che era disponibile. È un’ariaccia insomma. Il cerchio si chiude.

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