Crisi del sistema politico italiano, marginalizzazione del Parlamento e dei diritti fondamentali della persona umana. Intervista al professor Vincenzo Musacchio.

per Vincenzo Musacchio
Fonte: Agenzia Stampa "Fai Informazione"
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Vincenzo Musacchio, giurista, criminologo e associato al Rutgers Institute on Anti-Corruption Studies (RIACS) di Newark (USA). Ricercatore dellAlta Scuola di Studi Strategici sulla Criminalità Organizzata del Royal United Services Institute di Londra. Nella sua carriera è stato allievo di Giuliano Vassalli, amico e collaboratore di Antonino Caponnetto, magistrato italiano conosciuto per aver guidato il Pool antimafia con Falcone e Borsellino nella seconda metà degli anni 80.  

Professore ma davvero, come dice Massimo Cacciari, il nostro sistema politico è morto?

Direi, come il solito, che l’analisi di Cacciari è lucidissima e coglie nel segno. Più che morto credo che questo sistema sia marcio. La credibilità delle istituzioni politiche è sotto lo zero. Il Parlamento è inesistente. Le diseguaglianze aumentano in maniera vertiginosa. La povertà aumenta sempre di più. Se non s’inverte la rotta, il naufragio è certo.

Che cosa pensa delle decisioni della Corte Costituzionale sui referendum? Risultato di questa crisi in atto?

Dobbiamo leggere ancora le motivazioni ma ritengo che i referendum rappresentino la massima espressione della democraticità e quando non sono ammessi, comunque non è mai un buon segno. La democrazia non può e non deve mai avere paura del Popolo.

Il referendum si dice sia l’espressione dell’inattività politica su determinate questioni cruciali, è realmente così?

Se la politica avesse affrontato in sede parlamentare questi temi, oggi questi referendum non ci sarebbero. La politica in questo momento storico purtroppo è inesistente. Sta affondando ma non intende usare le scialuppe di salvataggio. Serve un ripensamento completo dell’agire politico e un ripensamento delle istituzioni pubbliche. In questo momento occorrerebbe una legge elettorale con preferenza unica, il proporzionale e andare al voto facendo esprimere gli italiani.

Davvero ritiene sia possibile andare al voto con la pandemia e una guerra in atto?

Vogliamo continuare con governi che ideologicamente non condividono nulla, con continui stati di emergenza e con decisioni delegate a un solo individuo, marginalizzando completamente il Parlamento? Economia e finanza non possono mettere in secondo piano la politica. Non funziona così la democrazia.

Perché secondo lei c’è questa crisi così profonda?

Perché è netto il distacco tra politica e cittadino. I partiti sono chiusi in se stessi non esprimono più gli interessi dell’opinione pubblica ma spesso rispondono soprattutto a interessi economico-finanziari.

Mattarella, Draghi e i partiti di governo. C’è un filo unico che li tiene tutti uniti secondo lei?

Escludendo il presidente della Repubblica, nessuno vuole tornare al voto, quindi si tira a campare accettando tutto e il contrario di tutto. La politica attuale è terrorizzata dall’idea di andare a casa.

 

Due notevoli personalità che guidano il Paese con i partiti che stanno a guardare?

Due personalità legate a doppio filo. Li vedo come due ex democristiani in grado di trovarsi sempre al posto giusto al momento giusto.

Tra un anno comunque si voterà, cosa prevede accadrà?

Se tutto rimarrà fermo, allo status quo prevedo una catastrofe sociale ed economica. Se si arriva al voto senza una nuova legge elettorale che dia il potere realmente nelle mani dei cittadini, ci sarà ancora ingovernabilità e allora la crisi economica e sociale è certa.

Passiamo ai referendum. Partiamo da quello sulla cannabis. Lei come la vede?

Sono favorevole alla legalizzazione. Il proibizionismo alimenta la criminalità organizzata. Non comprendo davvero il no al referendum.

Sul fine vita?

Credo che di fronte alla sofferenza e in una situazione in cui la vita non è più tale, l’individuo debba poter scegliere liberamente il suo fine vita. Nessuno può prendere una decisione così importante al posto di un altro, neanche lo Stato.

Il prof. Flick ha spiegato che il referendum avrebbe sdoganato i giochi suicidi su Tik Tok. Lei è d’accordo con la sua autorevole tesi?

No. Non sono per nulla d’accordo. Il problema dell’eutanasia richiede una riflessione complessa e profonda. Essere senza speranza e soffrire atrocemente e trovare la compassione dell’altro che ti aiuti a risolvere il problema anche con la morte, questo è il vero fulcro della questione!

Mi scusi ma esiste anche chi crede in Dio e per lui la vita è un dono.

Non oserei mai mettere in dubbio la sua fede. Chi crede in Dio non attuerà mai l’eutanasia. Perché allora impedire a tutti gli altri di poterlo fare? La religione in uno Stato laico non può essere vincolante. L’imposizione non è compatibile con fede cristiana, o sbaglio?

Il Pd su questi temi preminentemente di sinistra ha tergiversato, secondo lei perché?

Perché secondo me il Pd non è un partito di sinistra.

Professore, lo ius soli prima, il ddl Zan dopo e l’eutanasia di recente, sui diritti individuali la sinistra non c’è più. Non è un vuoto preoccupante?

La mancanza di una sinistra dalla parte dei deboli non esiste più. Purtroppo è così. Quell’area in cui una volta c’era la sinistra ha votato provvedimenti davvero incompatibili con la natura e l’essenza dell’ideologia di sinistra. Molti diritti fondamentali della persona umana sono stati messi in secondo piano in tutti i campi (compresa la salute), partendo dall’idea che l’emergenza potesse giustificare ogni sacrificio, compresi quelli costituzionalmente garantiti. Non sono le idee che mancano, è assente proprio la sinistra e cioè quella politica che sosteneva l’uguaglianza sociale e l’egualitarismo. Quella nella quale i suoi esponenti tutelavano e rappresentavano gli svantaggiati rispetto ad altri, e ritenevano che vi fossero disuguaglianze ingiustificate che dovessero essere ridotte o abolite. Manca quella sinistra delle idee progressiste, internazionaliste e con una concezione dello Stato prevalentemente laica.

 

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