Crisanti annuncia: “Il Governo mi ha chiesto un piano tamponi”

per Gian Franco Ferraris
Fonte: Globalist

Prevede di quadruplicare i test, fino a 300.000 al giorno

Uno studio per un ‘piano nazionale di sorveglianza’ sul Coronavirus, per quadruplicare il numero di tamponi, da 75-90.000 a 300.000 al giorno, è stato chiesto dal ministero della Salute al microbiologo Andrea Crisanti, considerato il ‘padre’ del progetto dei tamponi di massa realizzato dalla Regione in Veneto.

 

Lo rende noto lo stesso Crisanti, sul ‘Corriere del Veneto’. Il progetto, viene riportato, sarebbe al vaglio del ministero e del Cts da alcuni giorni. Prevede una spesa iniziale di 40 mln, più 1,5 mln al giorno per la gestione. “Tutto è nato da un colloquio informale con il ministro D’Incà e il sottosegretario Sileri – spiega Crisanti – che mi hanno chiesto cosa fare per affrontare la nuova ondata di contagi. Ho dato il mio contributo di idee e loro mi hanno sollecitato a mettere tutto nero su bianco”.

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Galli con Crisanti: “Servono 300 mila tamponi al giorno per controllare il Covid”

Loro vanno d’accordo anche perché sono tra quelli che non sottovalutano i rischi di Covid e esprimono una posizione diametralmente opposta a quella di Zangrillo.

Per l’emergenza coronavirus il direttore della Microbiologia dell’Università di Padova, Andrea Crisanti, “ha parlato della necessità di 300mila tamponi al giorno” e (…) credo che “i conti li abbia fatti giusti”. Lo sottolinea, in un’intervista al Fatto Quotidiano, Massimo Galli, direttore delle Malattie infettive all’ospedale Sacco di Milano e ordinario alla Statale.
“Adesso stiamo trovando più asintomatici perché li stiamo cercando, specie in chi torna dalle ferie”, spiega Galli, “Ma non ci sono solo Grecia, Spagna, Malta e Croazia più la Sardegna. Di movide e di discoteche aperte ce ne sono state in tutta Italia. E probabilmente ci siamo portati a casa problemi non trascurabili”.
È importante scovare gli asintomatici in quanto rappresentano “il serbatoio di distribuzione del virus verso i più fragili. Se non li cercassimo, potremmo trovarci di nuovo con l’infezione dispersa in tutti gli strati della popolazione e rischieremmo di ripopolare le rianimazioni”, aggiunge al Fatto Quotidiano, “Crisanti ha parlato della necessità di 300mila tamponi al giorno. Ora siamo entusiasti quando arriviamo a 80-90mila”.
Per arrivare a questo numero di test, servono secondo Crisanti 20 laboratori, uno per Regione, più altre 20 unità mobili per raggiungere i focolai sui territori. È fattibile questa spesa, di circa 40 milioni? “È una spesa che dovrebbe essere sostenuta”, replica il responsabile dell’ospedale Sacco, “Credo che al momento un potenziamento di questo genere non sia evitabile. Dobbiamo adeguare la nostra capacità diagnostica a quella di Paesi vicini per cultura e composizione sociale come Francia e Spagna. Il mestiere di Crisanti è quello di garantire questo servizio per un’intera Regione e credo che i conti li abbia fatti giusti”.
“Evidentemente non si risolve tutto con i laboratori”, ammette poi Galli nella sua intervista al Fatto Quotidiano, “Serve la ricostituzione e il potenziamento di una medicina territoriale che è stata trascurata e dimenticata, ha organici del tutto insufficienti e non vede un reale coordinamento dei medici e dei pediatri finalizzato anche al tracciamento dei contatti”.
C`è apprensione per i nuovi focolai nelle Rsa in Lombardia. “Qualcuno ha subito detto `tutto bene, perchè queste persone sono del tutto asintomatiche`. Non è così, alcune sono ricoverate da me e proprio asintomatiche non sono”, avverte il professore del Sacco, “Il virus è entrato probabilmente come aveva fatto in altre Rsa all`inizio della pandemia, cioè portato al loro interno da qualcuno del personale, visto che i contatti tra gli ospiti e i parenti sono molto contingentati. Non si vuole colpevolizzare nessuno, ma secondo logica il meccanismo è stato probabilmente questo”.
“Servono controlli periodici sul personale. Non è semplice, ma è necessario”, prosegue, “E questo vale per le Rsa e per i reparti non Covid degli ospedali. E’ il motivo per cui stiamo proponendo il test sierologico per il personale della scuola”.

 

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