Crediti di guerra

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Raniero La Valle

di Raniero La Valle – 24 marzo 2018

Esclusa qualsiasi cosa in contrario (compresa la difficile fase italiana), la madre di tutte le notizie è oggi che l’ex Presidente della Repubblica Francese Nicolas Sarkozy, dopo 48 ore di interrogatorio nel commissariato di polizia di Nanterre, è stato incriminato dalla Giustizia francese e messo in libertà condizionata per il delitto di essersi fatto corrompere da Gheddafi con 5 milioni di euro mediante i quali carpire il voto dei francesi e farsi eleggere Presidente della Repubblica nel 2007 (se no avrebbero vinto i socialisti). Se questa è formalmente la materia dell’accusa, dietro si staglia lo spettro dell’ipotesi che quattro anni dopo il Capo dello Stato francese abbia fatto la guerra alla Libia e procurato l’uccisione di Gheddafi per coprire quel primo delitto, per distruggerne la prova, sopprimerne il coautore e, per inciso, per estinguere il debito. E dunque la notizia è questa: non che la politica possa essere corrotta e farsi finanziare illecitamente, questo già lo sappiamo. La notizia riguarda il motivo per cui si è fatta quella guerra, riguarda la qualità dei motivi per cui si fanno le guerre, riguarda la guerra come delitto per occultare altri delitti, come alibi per scagionarne gli autori, come foresta in cui nascondere una foglia, come tempesta in cui confondere un colpo di vento.
Però la guerra alla Libia non è stata solo della Francia. È stata di tutto l’Occidente. È stata la guerra degli Stati Uniti, ed è stata la guerra anche nostra. L’hanno fatta Cameron come Obama e Hillary Clinton, Sarkozy come Berlusconi e Napolitano, il Belgio come la Spagna, il Canada, la Danimarca e perfino il Qatar (non però la Germania), l’ha fatta la NATO ed è stata condotta da Napoli. E poiché nessuna guerra si improvvisa, ma deve essere preparata nei cuori, chi scrive ricorda che già negli anni 80 in una visita della Commissione Difesa della Camera alla base aerea di Trapani-Birgi, si trovò che gli uomini del 37° Stormo dell’Aeronautica militare lì dislocato, venivano eccitati all’odio contro Gheddafi che per di più, secondo gli americani, aveva sparato due missili (fantasma) verso il mare di Lampedusa.
Noi oggi sappiamo le devastanti conseguenze globali che ha avuto quella guerra al fiorente Stato libico e a quanti zeri è il numero delle vittime che essa ha prodotto e continua a suscitare.
Se questi sono i motivi delle guerre e l’involucro di bugie in cui sono servite (come quella di Colin Powell che per motivare all’ONU la guerra di Bush contro l’Iraq portò la prova che Saddam Hussein stesse per avvelenare il mondo con l’antrace, rendendosi così reo di morte), e se queste sono le esecuzioni capitali oggi in uso, si comprende meglio la portata delle due grandi rivoluzioni dottrinali fatte da due papi nella Chiesa cattolica nell’ultimo cinquantennio: la condanna della guerra come “cosa da pazzi”, checché si fosse detto fin lì della “guerra giusta”, fatta da Giovanni XXIII nella Pacem in Terris, e quella della pena di morte come “in se stessa contraria al Vangelo e disumana” fatta da papa Francesco l’11 ottobre scorso col mandato a cambiare in tal senso il Catechismo, benché essa fosse stata in auge anche nello Stato Pontificio (si faceva per mazzola e squarto in piazza del Popolo).
La futilità e la falsità dei motivi delle guerre fatte dall’Occidente negli ultimi decenni rivelano altresì la cecità e il dolo con cui le classi dirigenti atlantiche, con il concorso zelante di tutto il sistema di persuasione di massa, hanno voluto, dopo la fine dell’equilibrio tra i blocchi, ripristinare, restaurare e richiamare in servizio la guerra, che Nazioni Unite e Costituzione italiana, seguita da altre, avevano messo fuori legge e ripudiato. Più che tutti gli sforzi dei pacifisti, e digiuni e lotte, dovrebbe bastare il caso Sarkozy per mettere definitivamente la guerra fuori dell’umano.
Si potrà dire, però, che non è provato che la guerra alla Libia e l’uccisione di Gheddafi siano state promosse dalla Francia per questo, può darsi che la guerra avesse altre più confessabili ragioni, magari non solo il petrolio o gli investimenti ma, come si disse, i diritti umani e la democrazia. In tal caso la causalità si rovescerebbe: non la guerra per coprire i soldi, ma i soldi per fare la guerra. Sarkozy si prende i soldi da Gheddafi, e ci acquista il potere con cui distruggere Gheddafi. E qui la dimostrazione sarebbe ancora peggiore; si confermerebbe che i poteri e gli Imperi che opprimono i popoli lo fanno con i loro soldi, e che uccidono i poveri facendosi prima pagare da loro.

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