Il costituzionalismo edifica ponti, non divide il Paese

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Alfredo Morganti

di Alfredo Morganti 21 aprile 2016

La maggioranza del PD sta raccogliendo le firme per chiedere il referendum costituzionale. La minoranza ha deciso di non aderire. La motivazione è lineare: il PD ha approvato la riforma, non può chiedere un responso popolare sul medesimo argomento. Renzi minaccia: eravamo d’accordo assieme, avete cambiato idea. Non sta a me replicare a questa affermazione perentoria del premier, ma ai diretti interessati, come stanno già facendo peraltro. A me interessa un altro aspetto della vicenda, ossia la presunta motivazione con cui Renzi concretizza l’attacco alla minoranza interna: “Nel PD c’è una parte che fa opposizione ormai su tutto. Ne dobbiamo prendere atto e ce ne faremo una ragione”. E poi la perla: “Questo referendum toglie poltrone ai politici, è ovvio che ad alcuni di loro non piaccia”.

Il ragionamento renziano è semplice: il referendum cancella il Senato così com’è (e lo tramuta in una Camera delle Corporazioni locali), quindi a suo parere cancella poltrone, e perciò i poltronisti (nella fattispecie la sinistra PD) se ne lagnano. Appare evidente, dunque, come il premier consideri le istituzioni rappresentative non ‘istituzioni’ a tutti gli effetti, ma una sommatoria di poltrone (se è vero, come dice lui, che cancellare il Senato vuol dire sottrarre poltrone!). Ma se la considerazione è questa, se la filosofia che sta dietro alla revisione costituzionale è parificata a una specie di attacco alla kasta, mi dite voi quale vantaggio può trarre il Paese dalle scelte di fondo del governo in materia costituzionale? Quali vantaggi può trarre l’Italia da una filosofia da bar dello sport come questa, che non si distingue in nulla dalla considerazioni che taluni fanno mentre prendono il caffè? Dove sta il superiore raziocinio politico, dove la tempra da statista, dove la lungimiranza, dove la cognizione politica che non si riduca a spingere per diradare lo spazio attorno in vista dell’accrescimento del proprio?

E poi una questione di fondo. Lo stracitato Umberto Terracini avrebbe mai, dico mai, fatto dichiarazioni del tipo di quelle or ora discusse, in margine al suo lavoro di padre costituente? Mai e poi mai. La Costituzione non è affatto una sommatoria di norme (del pari all’idea balzana che le istituzioni siano una sommatoria di poltrone), ma possiede uno spirito, riflette un sentimento, rispecchia un’etica, delle convinzioni, una disposizione d’animo che fungono tutti da struttura, da collante e da orizzonte di senso. È la differenza che c’è tra mettere assieme pezzi alla rinfusa e trovare invece un disegno che tramuta nel profondo quelle singole parti per produrne una inedita e più grande. Il renzismo sta al costituzionalismo politico come il bambino che sfascia il lego rispetto all’architetto che edifica ponti. Badate: non ho detto la parola ‘ponti’ a caso.

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