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di Luca Billi, 1 dicembre 2018
Chissà cosa avevano in mente gli insegnanti di alcune scuole medie di Ascoli Piceno che hanno deciso di non portare i loro alunni alla rappresentazione aperta delle scuole di Così fan tutte di Mozart? Forse hanno controllato su Wikipedia e hanno incautamente letto che questa opera ha “ispirato” l’omonimo film di Tinto Brass, interpretato da una splendente Claudia Koll. Voglio rassicurare quegli insegnanti: il collegamento tra le due opere è assai labile. E comunque credo che i loro studenti abbiano già visto cose ben più osé rispetto a quel film del ’92, per non parlare dell’opera di Mozart.
Certo l’opera, scritta da Lorenzo Da Ponte, non è per educande. Si parla di infedeltà e di tradimenti, con esplicita e disinvolta allegria.
Le protagoniste sono due giovani sorelle, Dorabella e Fiordiligi, fidanzate con due ufficiali, rispettivamente Ferrando e Guglielmo. L’azione comincia per la provocazione di don Alfonso, un vecchio filosofo – fanno sempre danni questi filosofi – amico dei due giovani, che spiega loro che “è la fede delle femmine come l’Araba fenice: che vi sia ciascun lo dice, dove sia nessun lo sa!”
I giovani protestano: le loro fidanzate sono, e saranno sempre, fedeli. Don Alfonso, scettico, propone loro di verificarlo: fingeranno di doversi recare al fronte, lasciando quindi temporaneamente le loro giovani dame, e travestiti da ufficiali albanesi arriveranno in città e tenteranno di conquistare uno la fidanzata dell’altro. En passant, pare ci sia stato un tempo in cui farsi passare per albanesi in Italia fosse un titolo di merito. Don Alfonso trova un’alleata in Despina, la cameriera delle ragazze, che, cinica come lui sul tema dell’amore e della fedeltà, spiega che i loro fidanzati al fronte non saranno certo fedeli e quindi le esorta a “far all’amor come assassine”,
approfittando dell’assenza di Ferrando e Guglielmo.
Il piano di don Alfonso alla fine funziona. Le ragazze, dopo qualche iniziale tentennamento, cedono alla corte dei loro nuovi spasimanti, perché appunto “così fan tutte”.
E’ una favola – e le favole devono finire bene – e così, ancora su suggerimento di don Alfonso, i due giovani “tornano” e si riprendono le “legittime” fidanzate.
L’opera si chiude con tutti i personaggi che cantano “fortunato l’uom che prende / ogni cosa pel buon verso, / e tra i casi e le vicende / da ragion guidar si fa.”
Ecco la parola che è mancata fino a ora e che è la morale di questa storia. E che ci fa capire che non è una storia di corna, o un frivolo divertissiment. Siamo nel pieno dell’epoca dei Lumi: Così fan tutte viene rappresentata a Vienna il 26 gennaio 1790, non sono passati neppure sei mesi dalla presa della Bastiglia e l’imperatore Giuseppe II non immagina cosa succederà alla propria sorella andata in sposa a Luigi XVI.
Ma è davvero la ragione che domina questo gioco intellettuale, che Mozart accompagna con la sua musica scintillante e razionalmente misurata? L’illuminismo è qualcosa di più complesso e Mozart è testimone – come vediamo anche nel Flauto magico – di questa complessità.
Aleggia su questa storia di tradimenti veri e immaginati il ghigno di Voltaire, che guarda disilluso il mondo che crede di aver raggiunto la ragione. Perché le vere coppie, le coppie che potrebbero funzionare, non sono quelle della realtà, ma quelle della finzione. Dorabella, quando può scegliere uno dei due ufficiali albanesi, sceglie Guglielmo e Fiordiligi sente l’amore, forse per la prima volta, nelle parole di Ferrando. I quattro giovani sono stati veramente loro solo quando hanno finto di essere altri, ma la società non vuole che siano loro stessi, ma le maschere che qualcuno ha imposto loro.
I travestimenti sono l’altro elemento di questa opera. Sono ovviamente mascherati Guglielmo e Ferrando, ma basta davvero un turbante per cambiare aspetto? Succede ai due giovani quello che capita a Clark Kent, che diventa irriconoscibile solo perché indossa calzamaglia e mantello. Anche Despina si maschera, per ben due volte: prima si finge medico e “guarisce” i due ufficiali albanesi che hanno tentato il suicidio, dopo essere stati inizialmente respinti, e poi diventa il notaio davanti a cui redigere i contratti matrimoniali tra le giovani e i due “nuovi” pretendenti, in un gioco che sembra ormai scoperto. Tutto è finzione: forse l’unica vera è quel contratto notarile, quella transazione commerciale, che è la vera essenza del matrimonio. Anche Fiordiligi si traveste da ufficiale per raggiungere il fronte e vedere se davvero Guglielmo le è ancora fedele, si mette il cappello da uomo e non si riconosce più, ma è proprio così che la scopre Ferrando, dichiarandole il suo amore. Ferrando che non è più Ferrando si dichiara a Fiordiligi che non è più Fiordiligi.
Questo continuo cambiare di maschere ci dice che la vita è una convenzione, che non prevede la nostra felicità. Forse è qualcosa che non dobbiamo svelare alle ragazze e ai ragazzi che frequentano la scuola media.