Il “corpo elettorale”, protagonista conteso, ma ignorato e trascurato

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Paolo Barbieri

di Paolo Barbieri – 21 novembre 2017

Il C. E., 50 milioni di Cittadini che tra qualche mese dovrebbero diventare protagonisti assoluti nelle scelte che orienteranno il futuro del Paese… se la politica glelo consentisse.

Perchè parrebbe logico che chi si candida per avere consenso e voti, rivolgesse la massima attenzione a desideri, aspettative, bisogni di questa varia umanità, mentre si assiste al solito teatrino della mediocrità politica, sempre più freneticamente alla ricerca delle migliori combinazioni/accordicchi per prevalere sull’avversario del momento.

Pare proprio che esso debba essere spettatore di questi giochi e non il destinatario delle attenzioni dei gamblers, e che il suo consenso debba andare al miglior baro… e infatti l’astensionismo continua ad essere il partito di maggioranza relativa, localmente anche assoluta.

Eppure le elezioni passate e la demoscopia professionale, dicono tutto, e molto chiaramente, delle attese di questa Cittadinanza che arranca in una condizione di sofferenza materiale per le difficoltà economiche e dei servizi, e immateriale per la pessima quaità della democrazia, che la mediocrità parlamentare ci apparecchia quotidianamente.

Cittadinanza che cerca:
DISCONTINUITA’ – Nelle elezioni del 13, Grillo ottenne 8,5 milioni di voti solo per la frattura, la cesura verso la casta rappresentata dal suo Vaffa urlato e reiterato, unica voce conosciuta del programma 5S, e al di fuori di ogni assemblea democratica o teatrino del politicamente corretto.

FIDUCIA e CREDIBILITA’ – Le indagini della DEMOS e dell’ISTAT certificano da lustri che oltre il 90% della Cittadinanza, non ha più alcuna fiducia nell’offerta politica.

Ma nessuno pare voler offrire DISCONTINUITA’ verso la mediocrità del passato, e CREDIBILITA’ verso il futuro, che può avvenire solo con la candidatura di Persone di certo rigore morale e culturale, di competenze e, soprattutto, di chiaro orientamento al bene comune, il tutto garantito dalla storia personale e non da autopromozioni da campagna elettorale.

Con Persone che abbiano il programma scritto nel loro DNA, affermato e perseguito coerentemente giorno per giorno nel loro percorso, al punto che nessuno senta il bisogno di fare domande su cosa contenga, ma siano tutti entusiasti di votarli: chi, ad esempio, chiederebbe a Gino Strada quale programma per la sanità, chi a Carlin Petrini quello sull’agricoltura, o a Caselli sulla giustizia, o alla senatrice Cattaneo su scuola, università e ricerca, o a Luca Mercalli e Mario Tozzi sull’ambiente, o a Salvatore Settis su arte e cutura. Come nessuno avrebbe mai chiesto a Keynes quale programma sull’economia.

E Falcone e Montanari che parevano le persone giuste per raccogliere i desideri e le ansie della Società Diffusa, e soddisfarli offrendo una Lista Civica Nazionale per la Democrazia Costituzionale di Persone giuste per Discontinuità e Credibilità, insistono per mettersi al collo la macina della Sinistra, che ha dilapidato da tempo e nel tempo ogni capacità di attrarre nuovi consensi.

POSSIBILE CHE IL 90% DEL CORPO ELETTORALE, NEL GIORNO DELLA SUA FESTA, DEBBA DIVIDERSI TRA CHI SI ASTIENE e CHI VA MESTAMENTE AL SEGGIO SOLO PER IL MALE MINORE?

Paolo Barbieri

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3 commenti

Mario Tomasucci 21 Novembre 2017 - 23:05

Candidatevi, guadagnate la fiducia degli elettori e risolvete i loro problemi. Nessuno ve lo nega. Dov’è il problema? e’ così semplice. Non servono tante parole, basta dire noi siamo bravi e gli altri no.

Rispondi
pietro 22 Novembre 2017 - 21:53

A me sembra un ottima idea invece, qui la fiducia queste persone l’hanno già… impostata sulla loro storia, sulla loro esperienza e moralità, e descritta come spiega bene l’articolo, fluirebbe in una vera e propria “investitura”.
Una investitura (venuta dal basso), però questa volta per eleggere Alti personaggi di cui tutti andiamo fieri ed orgogliosi.
Saremo in grado di raccogliere questa idea, sfruttando gli unici e forse ultimi articoli diretti della nostra Costituzione per imporre un vero, normale ed essenziale cambiamento?
Perchè non provarci?

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fausto 19 Dicembre 2017 - 15:05

La retorica è tradizionalmente intesa come l’arte del dire, del parlare, e più
specificatamente del persuadere con le parole. L’arte retorica già nella Magna
Grecia era così importante che al suo studio si dedicavano ben tredici anni.
Attenzione però, perché la retorica venne concepita come un’arte capace di sedurre ed indurre dalla propria parte vasti pubblici, non sempre sostenendo le proprie ragioni con fini ragionamenti, ma piuttosto con esempi clamorosi, frasi ad
effetto…tutti i mezzi erano leciti e la verità o la presunzione di verità del
proprio discorso era cosa del tutto trascurabile. Insomma, i retori sofisti
erano dei veri e propri “professionisti della parola”, nel V secolo a.C.
Oggi, cari amici, vi sembrano che le cose siano mutate? Ho timore di no e penso che, oggi,i professionisti della parola si chiamino politici.
E hanno imparato bene la lezione dei maestri greci: non il vero, né il giusto si deve
difendere con la propria parola, ma il verosimile o meglio ancora l’utile.
Capisco, vi passano davanti agli occhi, leggendo queste parole molti dei nostri politici,avrete pensato a quelli di oggi, a quelli del passato, a quelli che hanno usato
la retorica come scienza serva della verità e a quelli che hanno ingannato le
masse portando intere nazioni a buttarsi in guerre assurde…
Oggi, i politici hanno dei team di professionisti che ne studiano il look, la posizione
da tenere in pubblico, la pronuncia, danno loro gli strumenti per gestire la
forza dei loro discorsi, gli escamotage per renderli più credibili, più vicini
alla gente. Personale addetto alla formulazione stessa dei discorsi. E chi non
ha questi professionisti, chi non li può o non li vuole pagare, si riconosce.
Siamo così abituati al rispetto della forma, che la sostanza passa in secondo piano. Se un politico durante un discorso ha la cravatta storta è possibile che sia quel
particolare a catturare la nostra attenzione e a fare notizia, piuttosto che
quello che ha detto.
La retorica però, cela anche un altro grande aspetto. Il discorso retorico deve concludersi con un comando, un’azione, un gesto che viene richiesto. Per esempio: “votami”,oppure “iscriviti”…
Allora, se volete mantenere il vostro libero arbitrio in uno stadio da esseri umani, se
non vi piace che qualcuno che non sia un romanziere famoso o un bravo regista
possa portarvi a pensare o a fare cose di cui non sareste d’accordo, guardatevi
da coloro che: utilizzano frasi ad effetto, esempi eclatanti, aneddoti ai
limiti della realtà, battute o gag, ricorrono ad artifici dialettici quando gli
avversari chiedono loro di dare spiegazioni circa il loro operato, o sono
incapaci di riconoscere gli errori o ancora propongono un approccio troppo
emozionale alla politica…
E, soprattutto, valutate. Valutate e confrontate a mente fredda, a qualche giorno
di distanza dal discorso, alla luce dell’operato che ha condotto sin là quel
tal politico. Esercitate il vostro potere discrezionale. Che sia anche questo
un esercizio retorico?!
PAROLAI
di Fausto Corsetti

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