Fonte: controlacrisi.org
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di Fabio Sebastiani 04 aprile 2015
“I responsabili dell’agenzia interinale modenese che propone di azzerare i diritti dei lavoratori dovrebbero andare in carcere e Poletti dovrebbe dimettersi”, il consigliere regionale dell’Altra Emilia-Romagna, Piergiovanni Alleva, commentando il volantino con l’offerta del “contratto rumeno” denunciato in Procura a Modena dalla Cgil, mette anche in evidenza il ruolo del ministero del Lavoro. La cosa piu’ grave, scrive Alleva in una nota, “e’ la vantata autorizzazione ministeriale ad agire al di fuori delle leggi: se cosi’ fosse andrebbero chieste le immediate dimissioni del ministro Poletti”.
Dopo il Jobs Act, continua il consigliere regionale che è anche avvocato esperto di diritto del lavoro, “abbiamo infatti chiara la tendenza del ministro a vedere con favore lo sfruttamento cinico dei lavoratori, ma questa sarebbe una conferma eclatante ed ufficiale che non puo’ essere tollerata”.
Intanto, la Regione Emilia Romagna cerca di correre ai ripari chiedendo, per bocca dell’assessore regionale al Lavoro Patrizio Bianchi, “l’immediato intervento dell’Ispettorato del lavoro per verificare la presenza in Emilia-Romagna di situazioni di sfruttamento dei lavoratori”. “In Emilia-Romagna – continua Bianchi in una nota – le istituzioni non faranno passare sotto silenzio episodi del genere. Ci opporremo con tutte le nostre capacità perchè simili fenomeni non avvengano sul nostro territorio. La Regione è da sempre impegnata in questo senso, e anche nel nuovo Patto per il lavoro la legalità del mercato del lavoro, le regole e la sicurezza dei lavoratori saranno – promette l’assessore – punti qualificanti”, parole un po’ buttate al vento considerando che sia nel modenese che in aree come la logistica e nel turismo della riviera da anni non si contano più le situazioni di sfruttamento coatto e di “ingegneristica del diritto” da sempre conosciute e tollerate dalla istituzioni locali. M5S segnala che già due anni fa nel Bolognese ci furono denunce di alcune agenzie interinali che proponevano ad aziende partecipate della Regione di ingaggiare lavoratori direttamente in Bulgaria o in Romania, per effettuare pesanti risparmi sul fronte dei contributi e della previdenza sociale.
Giulia Gibertoni, capogruppo del M5S in Emilia Romagna, segnala un quadro preoccupante in regione: “Totale mancanza di regole, assenza delle istituzioni e carenza cronica dei controlli – accusa la consigliera regionale – hanno ormai definitivamente abbattuto l’immagine dell’Emilia-Romagna sempre attenta ai problemi e alle esigenze dei lavoratori. D’altronde se siamo la seconda regione in Italia per numero di vittime sul lavoro un motivo deve pur esserci”.
Il volantino della Work Support Agency, “agenzia interinale” con sede in Romania prefigurava una sorta di paese dei balocchi per le imprese con uno sconto del 40% sul costo del lavoro, niente Inail, niente Inps, niente malattia e infortuni, niente TFR, tanto meno 13° e 14° mensilità. In pratica un vero e proprio prezzo da saldo di fine stagione. “Cose purtroppo già viste e già avvenute e che periodicamente tornano a galla”, scrive il NIdiL CGIL in una nota in cui esprime tutto il suo sdegno per questa inaccettabile “campagna acquisti”, “fondata su pratiche commerciali estremamente aggressive che sconfinano nell’illegalità, in barba a leggi e contratti. Oltre ad essere scorretto nei confronti dei lavoratori rumeni coinvolti – si legge in una nota del Nidil – il dumping salariale e contributivo che queste pratiche determinano è infatti potenzialmente devastante sia rispetto ai lavoratori che operano in Italia nel rispetto dei CCNL e delle leggi sia nei confronti delle stesse Agenzie di somministrazione. Le Agenzie, obbligate all’iscrizione ad un Albo presso il Ministero del lavoro, devono infatti garantire per legge ai lavoratori somministrati (ex interinali) sia la parità di trattamento economico e normativo rispetto ai dipendenti delle imprese utilizzatrici presso cui vanno a lavorare sia quanto previsto dal CCNL dei lavoratori somministrati”. NIdiL pertanto chiede al Ministero del lavoro ed a tutte le autorità vigilanti in materia un tempestivo intervento per fare chiarezza su quanto denunciato, verificando in primo luogo la legittimità di Work Support Agency ad operare in Italia in assenza di autorizzazione ministeriale. Ciò anche al fine di impedire che altre imprese si nascondano dietro al principio di libertà di impresa e di movimento vigente nell’Unione Europea per attuare pratiche spregiudicate contro i diritti dei lavoratori.